Il Fatto Quotidiano | 27.07.2017
Su Libia e cantieri Stx il presidente francese tratta l’Italia da subalterna, come i capitani delle squadre ciclistiche coi loro gregari, che nel gergo del pedale d’oltralpe non a caso sono chiamati „doméstiques“. Domestici. I transalpini hanno scalato i nostri settori strategici, i loro sono santuari intoccabili. E ora, mentre sta per annunciare tagli alla spesa pubblica, il capo dell’Eliseo ha bisogno di una compensazione che distragga l’opinione pubblica
di Leonardo Coen
Macron l’Hypocrite, altro che Macron il Liberista. Dice di essere fermamente europeista, ma lo è a senso unico: quello della Francia. Parla di diritti di tutti, e soprattutto degli altri, poi si contraddice, difende innanzitutto i diritti suoi: applica cioè allegramente la vecchia pratica politica dei due pesi, due misure. Ovviamente, la misura francese conta più delle altre. Anzi: il giovane presidente francese sostiene di avere la ricetta per guarire l’Unione Europea. Promette di volerla “ridisegnare e riprogettare” per rinnovarla e riequilibrarla – i prefissi “ri” si sprecano nel lessico macroniano, ad uso e consumo degli elettori: a settembre si vota per il Senato e lì la partita non è in discesa come per le recenti amministrative, visto il brusco calo di popolarità. Al massimo, considera paritetico il rapporto con la Germania, mentre tratta l’Italia da subalterna, come i capitani delle squadre ciclistiche coi loro gregari, che nel gergo transalpino del pedale non a caso sono chiamati doméstiques. Domestici. Che stiano al loro posto e rispettino le gerarchie.
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