Il Fatto Quotidiano | 12.06.2018
Libia, ora i gommoni salpano a est di Tripoli: per fermare le partenze all’Italia serve un nuovo accordo con tre milizie
I barconi non partono più da Sabrata, Zuwara e Zawiya. “Per controllare la capitale bisogna stringere nuove intese con le Rada (salafiti, vicini al ministero dell’Interno), con gli uomini guidati da Hitham al-Tajouri e con i gruppi di Hashem Bishar, leader di una formazione più moderata“, spiega Jalel Harchaoui, ricercatore di Geopolitica dell’Università di Parigi VIII
di Lorenzo Bagnoli
In Libia ci sono circa 700mila migranti, secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim). Un dato costante ormai da qualche anno (all’epoca di Gheddafi erano 1,2 milioni) e che vede, in maggioranza, la presenza di lavoratori transfrontalieri egiziani e nigerini, che attraversano i confini della Libia ogni giorno. “Non si può dire quanti siano pronti a partire: molti non vogliono farlo, molti si ritrovano costretti all’ultimo minuto. La situazione è molto fluida”, spiega Flavio Di Giacomo, portavoce Oim. “Tendiamo sempre a vedere la Libia come un Paese di transito, in realtà è soprattutto un Paese di destinazione”, aggiunge. Il numero di sbarcati in Italia si è poi mediamente attestato tra i 120 e i 180 mila, quindi è improbabile che i partenti possano essere molti più di questi.
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