20. März 2018 · Kommentare deaktiviert für Tausende von Schwimmwesten aus Lesbos vor dem niederländischen Parlament – Video · Kategorien: Alarm Phone, Video · Tags: , ,

Vimeo | 19.03.2018

Thousand of life-vests in the pond next to the Dutch parliament

  • Vrijheid van migratie voor allen
  • Freedom of movement for all
20. März 2018 · Kommentare deaktiviert für Libysche Küstenwache wurde von Italien mit Pushback beauftragt · Kategorien: Italien, Libyen, Spanien · Tags: , , ,

ADIF | 17.03.2018

Minniti con la Guardia costiera “libica” affonda il diritto internazionale. Ancora fango sulle ONG

di Fulvio Vassallo Paleologo

Ancora una volta durante una operazione di soccorso in acque internazionali, ben lontano dalle acque territoriali, una motovedetta libica ha cercato di sequestrare persone che erano state già soccorse da un gommone di servizio alla nave umanitaria della ONG spagnola Open Arms, intimando la “restituzione” di donne e minori per ricondurli in un centro di detenzione a Tripoli.

Già lo scorso anno, pochi giorni dopo l’entrata in vigore del “Codice di condotta” imposto da Minniti, ad agosto, i libici avevano aperto il fuoco su un mezzo di soccorso di Open Arms. La vicenda di oggi ha riconfermato l’isolamento delle navi umanitarie che ancora si ostinano a soccorrere vite umane in acque internazionali sulla rotta del Mediterraneo centrale, mentre le navi di Frontex sono state ritirate e gli assetti navali dell’operazione Eunavfor Med, rinforzati anche da unità della Marina militare italiana, stanno a guardare la caccia dei libici alle imbarcazioni ,che malgrado la intensificazione della lotta contro i trafficanti, continuano a partire dalla Libia non appena le condizioni meteo migliorano.

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20. März 2018 · Kommentare deaktiviert für Open Arms Chronik auf ara.cat · Kategorien: Italien, Spanien · Tags: , ,

ara.cat | 20.03.2018

Viatge al Mediterrani, la frontera més perillosa

Un equip de l’ARA s’embarca a l’Open Arms, un vaixell de rescat de refugiats al Mediterrani Central. Volem explicar les històries dels nàufrags i com és la feina quotidiana dels voluntaris de l’ONG badalonina a la frontera més letal del planeta.

CRISTINA MAS i XAVIER BERTRAL
A bord de l’Open Arms

DIA 9: 20/03/2018
Esperant la decisió del jutge al port de Pozzallo
Pozzalo (Sicília)


21:01 Els moments més dramàtics de l’última expedició del vaixell de rescat ‚Open Arms‘


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20. März 2018 · Kommentare deaktiviert für Libysche Küstenwache: „Gebt uns die Migranten oder wir bringen euch um“ · Kategorien: Italien, Libyen, Spanien, Video · Tags: , ,

La Repubblica | 20.032.2018

Drei Mal fordert das Patrouillenschiff der libyschen Küstenwache auf Englisch die LebensretterInnen des NGO-Schiffs „Open Arms“ auf, die Migranten zu übergeben, „sonst werden wir euch umbringen“.

Hier die Video Dokumentation mit unten stehendem Bericht.

„Dateci i migranti o vi uccidiamo“. La minaccia dei libici alla Open arms

Sono le fasi concitate del soccorso di giovedì scorso, quando le lance della ong Open arms si incrociano con una motovedetta libica, dopo aver imbarcato bambini e mamme e aver dato i giubbotti di salvataggio agli uomini sul gommone. „Dateci i migranti o vi uccidiamo“, ripete tre volte un libico con un megafono. Lo documentano le immagini della giornalista di Ara.cat Cristina Mas, che ha realizzato un diario di bordo nella Open arms. Poi si vede il tentativo di contatto via radio tra la nave ong e la motovedetta. Alla fine i libici non riescono a prendere i migranti.

a cura di Giorgio Ruta

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Il Manifesto | 21.03.2018

«Dateci i migranti o vi uccido». Ecco come la Libia fa i soccorsi

Di mare in peggio. L’Italia e l’Europa fingono di non vedere come lavora la Guardia costiera di Tripoli

Marina Della Croce

Ci sono le mail che dimostrerebbero come a ordinare alla ong spagnola Open Arms di sbarcare a Pozzallo i migranti che aveva tratto in salvo sarebbe stata la Guardia costiera di Roma, che coordinava i soccorsi. Così come ci sono le registrazioni sempre tra il centro di controllo marittimo di Roma e la nave Open Arms che dimostrano la richiesta di intervenire in soccorso di un gommone in difficoltà in acque internazionali. E infine c’è un video, che definire eloquente è dir poco, che testimonia senza ombra di dubbio le minacce rivolte dall’equipaggio di una motovedetta libica ai volontari della Open Arms. «Si fatica a trovare un fondamento per la contestazione del reato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina» ha spiegato ieri l’avvocato Gaetano Mario Pasqualino, uno dei legali che assistono la Proactiva Open Arms dal momento in cui la nave della ong, dopo essere approdata a Pozzallo, è stata posta sotto sequestro dalla procura di Catania che ha anche indagato il comandante, Marc Reig e la capomissione Anabel Montes. «Quello del sequestro della nave è forse il caso più inquietante dall’inizio delle operazioni di discredito contro le ong che compiono salvataggi in mare sopperendo alle carenze degli Stati», ha proseguito il legale.

Come operano, le pressioni e le continue minacce che i volontari impegnati nel Mediterraneo sono costretti a subire è ben documentato nel video fatto circolare dalla ong spagnola. Pochi minuti nei quali si vedono le lance della Open Arms con già a bordo le donne e i bambini avvicinate dalla motovedetta libica che pretende che gli vengano consegnati i migranti tratti in salvo. Momenti concitati durante i quali dall’imbarcazione di Tripoli vengono rivolte pesanti minacce ai volontari: «Avete tre minuti per darci i migranti o vi uccido», urla un militare. E ancora: «Avete trenta secondi o vi uccido». A bordo delle lance donne e bambini seguono quanto accade con sguardi pieni di paura mentre i volontari cercano di prendere tempo e si rifiutano di obbedire agli ordine della Guardia costiera di Tripoli.

E’ il modello libico di ricerca e soccorso dei migranti, quello che l’Italia e l’Europa preferiscono far finta di non vedere. Con in più il fatto, non secondario, che la Libia non possiede una propria area Sar (ricerca e salvataggio) né può considerarsi un porto sicuro dove trasferire in migranti tratti in salvo come impone invece il diritto internazionale. Come non ha mancato di sottolineare l’avvocato Pasqualino nel contestare le accuse mosse alla ong dalla procura di Catania. ««Una zona Sar libica non risulta negli atti ufficiali delle organizzazioni internazionali», ha spiegato il legale. Per quanto riguarda poi un’altra delle accuse rivolte dai magistrati siciliani alla Proactiva, ovvero quella di non aver fatto sbarcare i migranti a Malta, porto più vicino al punto dell’avvenuto soccorso, il legale per il legale sarebbero mancate le condizioni per farlo: «I maltesi dopo aver aiutato l’equipaggio della Open Arms nelle complicatissime operazioni di soccorso della bambina di appena tre mesi che versava in pericolo di vita, non avevano dichiarato la propria disponibilità né avevano ricevuto la richiesta della Spagna» ad aprire un proprio porto. Richiesta che in seguito è stata invece accettata dall’Italia.

La scorsa estate la procura di Catania ha reso nota di aver avviato una clamorosa inchiesta sulle ong attive nel Mediterraneo centrale ipotizzando presunti contatti tra i volontari che salvavano i migranti e i trafficanti di uomini. Inchiesta che finora però sembra di fatto essersi arenata. Adesso le nuove, pesantissime contestazioni alla ong spagnola.

Sulla vicenda della Open Arms il neo deputato di +Europa e segretario di Radicali italiani Riccardo Magi ha annunciato di voler presentare un’interrogazione parlamentare ai ministri degli Interni e degli Esteri nella prima seduta della Camera. Nel frattempo le accuse alla ong spagnola, e il sequestro di una delle sue navi, riduce al minimo il numero delle ong impegnate nei salvataggi. L’allarme arriva da Sos Mediterranee, ormai rimasta sola a operare nel Mediterraneo: «Dopo un inverno in mare, la Aquarius torna nelle acque internazionali. Sarà l’unica nave di una ong ancora nella zona. Compromettere le operazioni di soccorso – conclude la ong – equivale a mettere in pericolo le vite dei migranti».

20. März 2018 · Kommentare deaktiviert für „Flüchtlingspakt im permanenten Stresstest“ · Kategorien: Europa, Griechenland, Syrien, Türkei

NZZ | 20.03.2018

Zwei Jahre nach Inkrafttreten des EU-Abkommens mit der Türkei hapert es bei der Umsetzung. Die über drei Millionen syrischen Flüchtlinge im Land werden für Erdogan zu einem politischen Problem.

Marco Kauffmann Bossart, Istanbul

Wirklich zufrieden ist niemand mit der Umsetzung des sogenannten EU-Türkei-Statements vom März 2016. Die EU nicht, weil in den vergangenen zwei Jahren deutlich mehr Flüchtlinge die Ägäisinseln erreichten, als von dort in die Türkei zurückgeführt werden konnten. Griechenland fühlt sich von den anderen EU-Staaten im Stich gelassen, weil die Verteilung von Flüchtlingen stockt. Umgekehrt bezichtigt der türkische Staatschef Erdogan die Europäer des Wortbruchs, weil nichts aus der Visa-Liberalisierung für seine Bürger wurde.

Dass der von Beginn weg höchst umstrittene Pakt nicht zerbrochen ist, liegt an den ebenso unbestreitbaren Erfolgen: Der Flüchtlingsstrom aus der Türkei nach Griechenland hat sich verringert, die Zahl der tödlichen Unfälle in der Ägäis ist zurückgegangen. Als Gegenleistung für striktere Grenzkontrollen erhielt Ankara für die Betreuung der inzwischen 3,5 Millionen Syrer zunächst 3 Milliarden Euro. Rechtzeitig zum zweiten Jahrestag des Abkommens gab die Europäische Kommission die zweite Tranche in derselben Höhe frei. Die Vereinbarung war am 18. März 2016 unterzeichnet worden und zwei Tage danach in Kraft getreten.

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20. März 2018 · Kommentare deaktiviert für „Britische Flüchtlingsaktivisten vor Gericht: Lebenslang für Abschiebeblockade?“ · Kategorien: Großbritannien · Tags: , , ,

taz | 19.03.2018

Mehrere AktivistInnen hatten durch Aneinanderketten eine Sammelabschiebung aus Großbritannien verhindert. Ihnen droht eine lebenslange Haftstrafe.

Daniel Zylberstajn

CHELMSFORD taz | Vor dem Gerichtsgebäude in Chelmsford, Hauptstadt der Grafschaft Essex nordöstlich von London, demonstrieren an die 200 Personen an diesem kalten Montagmorgen. Viele tragen Kleidung und lackierte Fingernägel in Pink, aus Solidarität mit den 15 Aktivisten, die hier vor Gericht stehen.

Drinnen, im vollgepackten Saal, bestätigen die Mitglieder der Gruppen „End Deportations“, „Lesbians and Gays Support the Migrants“ und „Plane Stupid“ zum Prozessauftakt ihre Personalien. Sie sind alle um die 30 Jahre alt und sitzen eng beieinander.

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19. März 2018 · Kommentare deaktiviert für Kriminalisierung Seenotrettung – Proactiva Open Arms – aktuell · Kategorien: Italien, Libyen, Spanien · Tags: , ,

Oscar Camps, Gründer der NGO „Proactiva Open Arms“, deren Schiff gestern von der Staatsanwaltschaft Catania beschlagnahmt wurde, kritisiert scharf die Aufforderung, dass sie die in internationalen Gewässern geretteten Boat-people der libyschen Küstenwache hätten übergeben sollen. Dazu hatte sie die italienische Seenotrettungsstelle per Funk sowie die Besatzung eines libyschen Patrouillenschiffs aufgefordert – unter Drohung zu schießen! Oscar Camps wies diese Aufforderung der Beteiligung an einer Pull-Back-Aktion auf einer Pressekonferenz heute prinzipiell zurück.

Nach der Weigerung, die Flüchtlinge nach Libyen zu übergeben, hatte Italien die Anlandung der 216 geretteten Boat-people verweigert. Die Bürgermeisterin von Barcelona, Ada Colau, erreichte als Vermittlerin, dass das Schiff in Sizilien anlegen konnte. Daraufhin ließ die Staatsanwaltschaft Catania das Schiff beschlagnahmen und leitete gegen die „Verbrecher der Solidarität“ ein schwerwiegendes Strafverfahren ein. Dem Anwalt wurde bislang die Akteneinsicht verweigert. Es zeichnet sich ab, dass die Frage der engagierten, bürgerrechtlichen Seenotrettung direkt auf See entschieden werden wird, als Rettung auch gegenüber dem Push-Back in die libyschen Konzentrationslager, und in einer Protestmobilisierung an Land.

La Vanguardia | 19.03.2018

216 Immigrantes Rescatados: El barco de Proactiva Open Arms sigue retenido en Sicilia a la espera de una acusación

El fundador de la ONG, Oscar Camps, critica que se les tache de grupo criminal por rescatar a inmigrantes y afirma que entregar a los rescatados a Libia “equivale a llevar una devolución en caliente”

El fundador de Proactiva Open Arms, Oscar Camps, ha explicado este lunes que el barco de la ONG sigue retenido en un puerto de la isla italiana de Sicilia , donde llegó el fin de semana tras rescatar a 218 inmigrantes que se encontraban a la deriva en el Mar Mediterráneo.

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19. März 2018 · Kommentare deaktiviert für Population Target: Youth Bulge · Kategorien: Afrika, FFM-Texte, Hintergrund

Ausgangspunkt dieser Bemerkungen ist eine Broschüre, die im Februar 2018 im Auftrag der DSW (Deutsche Stiftung Weltbevölkerung) vom Berlin-Institut für Bevölkerung und Entwicklung herausgegeben wurde. Sie trägt den Titel „Youth Can! Warum sich Deutschland für eine aufgeklärte und gesunde Jugend in Afrika engagieren sollte“. Allerdings werden wir bald sehen, dass die zentralen Argumente der Broschüre sich um zwei große Projektionen drehen, die mit Aufklärung und Gesundheit der Jugend nur indirekt zu tun haben: es geht im Kern nämlich um einen „Demografischen Bonus“ und um eine „Bevölkerungsdividende“.

Die DSW ist eine private Stiftung, die allen Jugendlichen auf der Welt zur Verhütung verhelfen und auf diese Weise 74 Millionen Geburten pro Jahr verhindern möchte. Die Stiftung wurde 1991 von zwei Unternehmern aus Hannover gegründet, um „einen Beitrag zur Umsetzung des Menschenrechts auf Familienplanung und zur Verlangsamung des Bevölkerungswachstums zu leisten“. Auf ihrer Homepage erscheint als erstes ein tickender Zähler, der derzeit bei gut 7,6 Milliarden steht. Das Berlin-Institut wurde 2001 als gemeinnützige Stiftung in Berlin gegründet und hat sich zur Aufgabe gesetzt, „das Bewusstsein für den demografischen Wandel zu schärfen, nachhaltige Entwicklung zu fördern, neue Ideen in die Politik einzubringen und Konzepte zur Lösung demografischer und entwicklungspolitischer Probleme zu erarbeiten“. Allein schon die Unterstellung „demografischer Probleme“ macht die prinzipiell neomalthusianische Einstellung der beiden Stiftungen deutlich: Eine angebliche Überzahl von Menschen wird als „Problem“ definiert.
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18. März 2018 · Kommentare deaktiviert für Berlin: „Zur Kriminalisierung von Fluchthelfer*innen am Beispiel von Salam Aldeen“ · Kategorien: Deutschland, Griechenland, Termine [alt] · Tags:

Vortrag und Diskussion am 10. April 2018

Veranstaltungsort

Bildungswerk Berlin der Heinrich-Böll-Stiftung,
Sebastianstr. 21
10179 Berlin

Termin

Dienstag, den 10. April 2018, 18 – 20.30 Uhr
(Anmeldeschluss: 09.04.2018)

Thema

Salam Aldeen kam nach Lesbos, um als freiwilliger Rettungsschwimmer Leben zu retten – jetzt benötigt er selbst Hilfe. Weil er Geflüchtete vor dem Ertrinken rettete, drohen ihm zehn Jahre Haft. Am 7. Mai wird sein Prozess wegen „Menschenschmuggels“ auf Lesbos stattfinden.

Salam Aldeens Fall steht beispielhaft für die zunehmende Kriminalisierung von Fluchthelfer*innen an den Außengrenzen Europas. Gemeinsam mit ihm und weiteren Gästen werden wir diskutieren, welchen Einfluss die europäische Politik, Medien und das allgemeine soziale Klima auf die öffentliche Meinung dazu nehmen (können). Wie lassen sich grundlegende humanitäre Werte verteidigen? Und wie kann den Kriminalisierten geholfen werden?

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18. März 2018 · Kommentare deaktiviert für „Im Schmelztiegel zwischen Iran und Israel – So leben Flüchtlinge im Südlibanon“ · Kategorien: Libanon

Handelsblatt | 18.03.2018

Zahlreiche Religionsgruppen leben im Südlibanon. Ausgerechnet hier durchbrechen Menschen die religiösen Grenzen, um sunnitischen Kindern zu helfen.

TebninAcht quietschfidele Kinder sitzen auf bunten Plastikstühlen an niedrigen Holztischen. Ihr improvisiertes Klassenzimmer ist mit Regalen zur großen Halle hin abgetrennt, in der es liegt. Die Erzieherin hält einen großen Farbfächer hoch: „Where is my orange, who gives me my orange?“ Ein Junge zeigt auf eine gelbe Fläche und wird gleich von einem Mädchen korrigiert: „No, that’s wrong, that’s yellow!“ Sie steht auf und tippt mit dem Finger auf das Spektrum: „That is Orange!“

Die Kinder sind erst vier Jahre alt, dafür sprechen sie überraschend gut Englisch. Noch frappierender: Wir sind nicht in einem Wohlstandsviertel, sondern im Süden des Libanons, in Tebnin. Die Kinder stammen alle aus syrischen Flüchtlingsfamilien, die hier leben. Den Unterricht organisiert eine libanesische NGO namens Alpha (Association Libanaise pour la Promotion Humaine et l’Alphabétisation)  die in dieser Region von UNICEF, Caritas und der Stiftung Sœur Emmanuelle unterstützt wird.

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