La Repubblica | 20.06.2017
Nella Giornata Mondiale del Rifugiato, l’agenzia Onu chiede il „potenziamento delle operazioni di soccorso“ e percorsi „più sicuri per chi necessita di protezione internazionale“. Gentiloni: „Italia generosa e rispettosa dei propri valori civili. Non tutti lo sono stati in Europa. Impegnati con l’Unhcr per vincere la sfida della protezione“
ROMA – Nella Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebra in questo 20 giugno, i tragici numeri dei morti nel Mediterraneo sono assoluti protagonisti. Gli ultimi li dà l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, partendo dai più recenti casi di barconi affondati in mare lungo la rotta che dalla Libia avrebbe dovuto condurli in Europa. Per arrivare a un bilancio che, dall’inizio dell’anno, parla di circa 2mila vite umane perdute sulle 77mila che hanno sfidato „una delle rotte più pericolose del mondo“. E di queste ultime, oltre 60mila sono arrivate in Italia.
Tre storie dallo stesso drammatico epilogo. La prima, e più grave, è quella di cui si appreso ieri sera dai pochissimi superstiti trovati aggrappati a quel che rimaneva ancora a galla di un vecchio gommone affondato con tutto il suo carico umano.