La Repubblica | 02.05.2017
Il giornalista si è spento all’età di 86 anni. Espulso dal comitato centrale del Pci nel 1969, insieme a Luigi Pintor e Rossana Rossanda diede vita al quotidiano comunista
di CONCETTO VECCHIO
Gentile e ironico, Valentino Parlato fumava ottanta sigarette Pueblo al giorno e beveva vino bianco anche di buon mattino. Straordinaria figura di comunista eretico è morto all’età di 86 anni. Dal 1969, anno della scissione dal Pci, la sua biografia si era interamente identificata con quella del manifesto, il giornale di cui fu fondatore e quattro volte direttore. Non fosse stato per lui, per la sua incessante ricerca di finanziamenti, a tutti i livelli – perfino dal Psi di Craxi una volta ottenne un prestito di 60 milioni di lire, poi restituito – il quotidiano, un pezzo di storia della nostra editoria, probabilmente non sarebbe sopravvissuto..
Era nato a Tripoli, dove il padre lavorava come funzionario del fisco. Valentino Parlato venne espulso dal Protettorato inglese nel ’51. Raccontò così quegli anni lontani: „Ero studente in Legge: se fossi sfuggito a questa prima ondata sarei diventato un avvocato tripolino e quando Gheddafi m’avrebbe cacciato, nel 1979, insieme a tutti gli altri, mi sarei ritrovato in Italia, a quasi cinquant’anni, senz’arte né parte. Sarei finito a fare l’avvocaticchio per una compagnia d’assicurazione ad Agrigento, a Catania. Un incubo. L’ho veramente scampata bella“. Invece, finisce per fare il funzionario nel Pci, collaboratore di Giorgio Amendola („ogni mattina mi chiedeva: che succede in città?, come si fa con un ragazzino“). Lo spediscono per un breve periodo alla federazione di Agrigento, quindi si ritrova giornalista economico a Rinascita.
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