Il Fatto Quotidiano | 06.05.2017
Pauline Schmidt, portavoce di Jugend Rettet: „Mai avuto contatti con i trafficanti“. Ruben Neugebauer, di Sea Watch: „La Guardia costiera italiana fa tutto il possibile per salvare le persone, le missioni dell’Ue no“. E sui finanziatori: „La legge sulla protezione dei dati impedisce di pubblicare i nomi dei donatori senza il loro consenso, ma se un’autorità giudiziaria dovesse richiederli li otterrebbe facilmente“
“Non abbiamo mai avuto contatti con i trafficanti e piuttosto che indagare su di noi bisognerebbe chiedersi perché Frontex e la missione Sophia non svolgono il proprio lavoro”. È questa la risposta delle Ong tedesche che operano nel mediterraneo, See Watch, Sea Eye e Jugend Rettet, alle accuse che gli sono state rivolte in merito ai presunti contatti con gli scafisti e ai finanziamenti ricevuti. “È assurdo pensare che i trafficanti possano finanziare le Ong se addirittura non caricano i barconi con abbastanza carburante”, dice a IlFattoQuotidiano.it Hans Peter Buschheur, portavoce della piccola associazione Sea Eye, che lavora in acque internazionali tra l’isola di Malta, la Sicilia e la Libia e ha sede a Ratisbona.