27. November 2017 · Kommentare deaktiviert für Dramatische Woche im Mittelmeer: SOS MEDITERRANEE wird erneut Zeuge wie libysche Küstenwache Flüchtende abfängt · Kategorien: Italien, Libyen · Tags: , ,

Pressemitteilung SOS Mediterranée | 26.11.17

In weniger als einer Woche hat die europäische Seenotrettungsorganisation SOS MEDITERRANEE im Mittelmeer mehr als 800 Menschen vor dem Ertrinken bewahrt. Bereits am Mittwoch und Donnerstag konnten 387 Menschen an Bord des von SOS MEDITERRANEE und Ärzte ohne Grenzen betriebenen Rettungsschiffes gebracht werden. Gestern wurden weitere 421 Menschen von einem einzigen Holzboot gerettet.

“Das Holzboot war so überladen, dass es extrem instabil war. Ein einziger Moment der Panik hätte ausgereicht, um es zum Kentern zu bringen – das wäre für die Menschen im Innern des Holzboots der sichere Tod gewesen, ” erklärte Nicola Stalla, Rettungseinsatzleiter an Bord der Aquarius.

Die Mehrheit der 421 Geretteten stammt aus Eritrea. Unter ihnen 99 Minderjährige – das jüngste erst drei Wochen alt – und 171 Frauen. Viele der Menschen wiesen laut Ärzte ohne Grenzen Spuren von schwerer Gewalt auf, waren extrem entkräftet, unterernährt und laut allgemein in schlechter körperlicher Verfassung. Eine Eritreerin, die bereits bei Ankunft der Aquarius in den Wehen lag, wurde schnellstmöglich vom Holzboot evakuiert und von der Hebamme betreut.

Während diese Menschen nun in einen sicheren Hafen gebracht werden, berichteten die Teams der Aquarius, dass sie beobachten mussten, wie am Donnerstag, den 23. November weitere Boote in internationalen Gewässern von der sogenannten libyschen Küstenwache aufgegriffen und nach Libyen zurückgebracht wurden. Auf Anweisung der italienischen Seenotleitstelle MRCC und aus Sicherheitsgründen blieb die Aquarius in sicherem Abstand auf Standby, jederzeit bereit, den Menschen zu Hilfe zu kommen.

Nicola Stalla kommentierte: “Wir erspähten ein Schlauchboot, dass aufgrund des Wetters und dem schlechten Zustand des Boots jeden Moment auseinanderzubrechen drohte. Während der vier Stunden, die wir auf Standby verbringen mussten, verschlechterte sich das Wetter und das Risiko für ein Schiffsunglück stieg mit jeder Minute. Unsere Crew musste mit ansehen, wie die libysche Küstenwache sie zurückschleppte.“

Gerettete berichteten den Freiwilligen Helfer*innen von SOS MEDITERRANEE von der willkürlichen Gewalt gegen Flüchtende in Libyen: “In den Gefängnissen wurden wir mit elektrischen Kabeln geschlagen. Sie zeigten keine Spur von Menschlichkeit.“

Die körperliche und seelische Verfassung der Geretteten an Bord der Aquarius machen erneut klar, dass den Menschen, die nach Libyen zurückgebracht werden, unmenschliche Bedingungen und ein unkontrollierbarer Gewalt-Kreislauf drohen.

„Dieses dramatische Ereignis ist für unsere Teams extrem schwer zu ertragen. Sie sind in solchen Situationen gezwungen, hilflos zuzusehen, wie Flüchtende nach Libyen zurückgebracht werden – an jenen Ort, den die Überlebenden immer wieder als Hölle bezeichnen. Es ist unsere Pflicht an der Seite derjenigen zu bleiben, die versuchen, dem Horror der libyschen Internierungslager zu entfliehen, sie zu beschützen und die Erlebnisse dieser Männer, Frauen und Kinder zu bezeugen,” sagte Sophie Beau, Mitbegründerin und Vize-Präsidentin von SOS MEDITERRANEE International.

Mit der Bitte um Veröffentlichung.

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Il Fatto Quotidiano | 27.11.2017

Migranti, la denuncia della ong Sos Méditerranée: “Costretti da Guardia costiera italiana a vedere i libici che li riportano indietro”

All’alba di venerdì l’Aquarius ha individuato due imbarcazioni cariche di migranti, ma ricevuto l’ordine di restare in “stand-by” poiché il coordinamento di queste due operazioni di soccorso era stato assunto dalla guardia costiera e dalla marina libiche

Erano arrivati vicino alle imbarcazioni cariche di migranti per soccorrerli. Ma i membri dell’equipaggio della ong Aquarius di Sos Méditerranée, riporta Repubblica, sono stati “costretti dalla Guardia costiera italiana ad osservare impotenti le operazioni dei libici che riportano indietro le persone”. Un’altra denuncia delle ong impegnate in mare per salvare i migranti in balia del Mediterraneo, costretti ad attendere per ore tentativi di salvataggio perché le operazioni devono essere condotte proprio dai libici. Nelle scorse settimane il video girato da Sea Watch mostrava i migranti presi a calci, frustate e rigettati in mare, e alcuni suoi volontari hanno parlato di “bastonate dei miliziani ai superstiti” e di “guardacoste libici” che impedivano “di intervenire e filmavano con i loro cellulari la gente che moriva”.

Venerdì la nave di Sos Méditerranée, dopo aver soccorso 387 persone il 22 e 23 novembre ed aver rinvenuto giovedì il corpo senza vita di una giovane donna a bordo di un gommone, è stata testimone inerme dell’intercettazione di diverse imbarcazioni in acque internazionali da parte della Guardia costiera libica. Ha individuato una prima barca in pericolo in acque internazionali a 25 miglia nautiche dalla costa, est di Tripoli, e poi una seconda ma ha ricevuto l’ordine di restare in ‘stand-by’ poiché il coordinamento di queste due operazioni di soccorso era stato assunto dalla Guardia costiera e dalla Marina libiche. “L’equipaggio dell’Aquarius rimasto a distanza, rispettando le istruzioni ricevute dalle autorità italiane e per motivi di sicurezza vista la presenza di unità libiche, è stato così testimone in acque internazionali dell’intercettazione di queste due imbarcazioni in pericolo, mentre la sua proposta di assistenza veniva declinata dalla Guardia costiera libica“.

“Abbiamo individuato un gommone che sapevamo, considerate le condizioni meteo e le condizioni dell’imbarcazione stessa, poteva rompersi e affondare da un momento all’altro. Siamo rimasi pronti ad intervenire con il nostro team di soccorritori e il nostro equipaggiamento professionale. Durante le quattro ore di stand-by le condizioni meteo sono peggiorate aumentando così il rischio di naufragio. Eravamo pronti a lanciare le operazioni di soccorso in ogni momento”, ha spiegato Nicola Stalla. “Questo drammatico avvenimento è stato estremamente duro per i nostri team, costretti ad osservare impotenti operazioni che conducono a rimandare in Libia persone che fuggono quello che i sopravvissuti descrivono come un vero inferno e che noi non abbiamo mai cessato di denunciare dall’inizio della nostra missione nel Mediterraneo.

“Sos Méditerranée, organizzazione europea di salvataggio in mare della società civile, non può accettare di vedere essere umani morire in mare né di vederli ripartire verso la Libia quando la loro imbarcazione è intercettata dalla guardia costiera libica”, ha dichiarato Sophie Beau, cofondatrice e vice presidente di Sos Méditerranée International. “Nonostante le condizioni attuali particolarmente difficili in alto mare – ha concluso – il nostro dovere è di restare presenti per soccorrere coloro che cercano di fuggire l’orrore dei campi libici, per proteggerli e per continuare a testimoniare la realtà vissuta da questi uomini, donne e bambini in cerca di protezione”.

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