02. Juli 2017 · Kommentare deaktiviert für „L’invasione non c’è: a giugno stessi sbarchi degli ultimi anni“ · Kategorien: Deutschland, Frankreich, Italien · Tags: , , ,

Il Manifesto | 02.07.2017

Arrestiamo umani. Oggi vertice a Parigi tra Minniti e i colleghi francese e tedesco sui porti e la crisi in Libia

Rachele Gonnelli

Il vento forte e il mare agitato scoraggiano le partenze sulla rotta del Mediterraneo centrale e si contano così solo due sbarchi nelle ultime quarantotto ore, a Brindisi e Catania, in tutto poco più di mille migranti recuperati a largo della Libia dalla Guardia costiera italiana e da una nave militare svedese. A Catania sono sbarcate anche nove salme, i corpi di quattro uomini e cinque donne recuperati dagli svedesi.

È RISACCA SUI NUMERI però: dopo una settimana di bufera e spuma politica sull’emergenza «insostenibile», «l’invasione», sono stati diffusi i dati veri sugli sbarchi di giugno e dei primi sei mesi del 2017 dal Viminale e dall’Organizzazione mondiale delle migrazioni. Dall’inizio dell’anno sono 83.360 i migranti arrivati sulle nostre coste, mentre nei primi sei mesi del 2016 erano 70.222, quindi si segnala un aumento del 18,71 per cento che però in numeri assoluti significa poco più di diecimila persone in un paese di 60 milioni di abitanti.

L’Oim fa notare che rispetto all’anno scorso in Europa gli arrivi complessivi di migranti e profughi sono diminuiti (95.768 contro i 230.230 del primo semestre 2016), quando erano ancora in maggioranza i siriani in fuga dalla guerra ad arrivare prima dell’accordo del 18 marzo 2016 che ha sigillato la frontiera tra Turchia e Grecia. A giugno poi gli ingressi sono praticamente identici: 22.907 quest’anno, 22.371 nel 2016, 22.877 nel 2015. Ora però l’85 per cento di queste persone sono destinate a restare in Italia, dove gli ultimi due governi renziani – come fa notare il giurista palermitano Fulvio Vassallo Paleologo – sono caduti in una «trappola repressiva» europea.

LA TRAPPOLA per l’Italia è forgiata da una manovra a tenaglia: da un lato c’è stato il rifiuto da parte dei paesi del Nord Europa di modificare il regolamento di Dublino in modo da consentire la circolazione dei rifugiati che vogliono raggiungere Paesi diversi da quello di arrivo, dall’altra l’aumento del rilevamento delle impronte al momento dello sbarco tramite il sistema Hotspot, con le agenzie europee Frontex e Easo a supervisionare l’inserimento dei parametri biometrici d’identità nel sistema Eurodac con percentuali di rilevamento del 99%, più la chiusura sostanziale delle frontiere di Francia, Svizzera, Germania, Austria e Slovenia, e il fallimento delle quote di relocation, hanno bloccato i migranti in Italia.

IL BLOCCO DEI PORTI alle navi delle ong battenti bandiera diversa dal tricolore, che ora il ministro dell’Interno Marco Minniti agita verso l’Europa come ultima carta coperta, visto che di minaccia ancora si tratta e probabilmente inattuabile nel rispetto delle convenzioni internazionali, verrà giocata stasera a Parigi, dove lo stesso Minniti si vedrà con i suoi omologhi franco-tedeschi, Gérard Collomb e Thomas de Maizière. Ma c’è poco da aspettarsi, quanto a soluzioni e «approccio coordinato», dal tavolo dello chemin de fer al quale parteciperà anche il commissario europeo per le migrazioni Dimitri Avramopoulos. Ascoltare le lamentele di Minniti a Parigi appare come un contentino rispetto al pesante niet già dichiarato dall’Estonia quanto a maggiori sostegni che l’Italia sperava di strappare sul tema dei flussi migratori al vertice europeo di Tallin in programma per giovedì e venerdì della prossima settimana.

Al tavolo di Parigi forse verrà affrontato anche il tema del supporto dell’Italia alla Guardia costiera libica ma non è detto che anche su questo punto gli entusiasmi del Pd renziano saranno premiati.

LA CORTE DELL’AJA, su ricorso dell’ong tedesca SeaWatch, ha aperto un’indagine sulla Guardia costiera libica, finanziata dalla Ue e dall’Italia, per aver ostacolato i soccorsi a mare e sparato contro i gommoni. In più il sito libico al Wasat rivela che la missione Ue «Sophia» sta indagando sui traffici di un peschereccio di proprietà di un ufficiale della Guardia costiera di Misurata (governo Serraj) fortemente sospettato di trasportare mortai e armi anticarro, oltre a miliziani di Ansar al Sharia, coprendo l’attività a vantaggio dell’Isis con «scopi umanitari».

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Il Fatto Quotidiano | 01.07.2017

Immigrazione ‘ingestibile’, Ong e tanta ipocrisia

Daniela Gaudenzi

All’improvviso, da giovedì 29 giugno sotto la pressione di 20mila sbarcati in 4 giorni sulle nostre coste, salvati da 22 imbarcazioni di organizzazioni non governative “la maggior parte delle quali battenti bandiera straniera” come hanno precisato dal Viminale, le resistenze sempre maggiori da parte di sindaci e residenti all’accoglienza diffusa sul territorio, la ventilata ipotesi di mega-tendopoli, l’Italia ha scoperto ai massimi livelli istituzionali che “esiste un problema“.

Nell’arco di 72 ore il Presidente della Repubblica si rende conto che “l’immigrazione non è più gestibile“, Minniti prende in considerazione l’iniziativa non agevole, dopo aver accettato da sempre che le navi private che imbarcano i profughi anche in acque libiche li sbarchino in Sicilia e non altrove,  di “chiudere i porti alle navi non battenti bandiera italiana”, Gentiloni chiede con tardiva perentorietà e “non per soffiare sul fuoco” che “l’Europa la smetta di girarsi dall’altra parte”.

E finalmente in queste ultime ore dopo “la virata” di Pd (cioè di Renzi) e Governo cominciano a circolare diffusamente anche sulle reti Rai, che con le migliori o peggiori intenzioni hanno fatto una campagna penetrante e unidirezionale in difesa delle Ong e dell’accoglienza a prescindere e di demonizzazione di qualsiasi voce critica, i nudi numeri che sono chiari e inoppugnabili e sarebbe forse stato saggio e consigliabile non lasciare appannaggio di Salvini.

Dall’inizio dell’anno i migranti sbarcati sono il 14% in più rispetto al 2016; in pochissimo tempo si devono aggiungere 20.000 posti in un sistema di accoglienza già saturo; i comuni italiani che hanno risposto positivamente al piano di accoglienza diffusa sono 2.800 su 8.000 e anche le situazioni più “aperte” stanno incontrando difficoltà e opposizioni crescenti da parte dei residenti.

Ognuno avrà una sua opinione in merito alla repentina inversione a U sull’immigrazione di cui per la prima volta viene riconosciuto anche il lato “problematico”, tanto più per un Paese in perenne emergenza e tuttora annaspante in una crisi da cui non si è rialzato nonostante i salvifici rimedi economici rivendicati costantemente da Renzi.

Entro breve tempo, quando dalle parole, dagli intenti dichiarati, dagli “ultimatum” all’Europa, dove siamo rappresentati all’apice delle istituzioni da personalità come Tajani e la Mogherini si dovrà passare ai fatti constateremo se l’improvvisa presa d’atto della realtà sia da attribuire a una tardiva presa di coscienza da parte del partito di governo dopo un’irresponsabile sottovalutazione durata troppo a lungo o a un calcolo elettorale sulla base dei sondaggi e del disastro parzialmente annunciato del voto amministrativo.

E’ passato relativamente poco tempo da quando “il caso Ong” è stato strumentalizzato nel “caso Zuccaro” e come avviene puntualmente in Italia spesso con ampia convergenza da destra a sinistra chi segnala o denuncia un problema e/o una pratica poco trasparente, tanto più se ha la (s)ventura di essere un magistrato, diventa lui stesso il problema da rimuovere o neutralizzare.

Invece di domandarsi perché in Italia finisce tutto o quasi allo stesso modo e cioè nella corruzione, nei traffici, nel business al riparo di un’opacità pervasiva che avviluppa sempre più spesso qualsiasi segmento del “sociale”, l’attenzione politica e mediatica si è focalizzata sull’attivismo sospetto di un nuovo presunto magistrato “mediatico” e i titoli di troppi giornali si sono trasformati in slogan contro la procura di Catania o i Ghostbusters del M5s.

E l’occasione per porsi domande stringenti in merito alle condizioni di legalità in cui operano associazioni private e all’esistenza o meno di un controllo doveroso da parte dello Stato nella fase dei salvataggi e dell’accoglienza si è ridotta alla triste rappresentazione di contrapposte tifoserie pro e anti-migranti.

Così il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro che aveva ipotizzato, insieme agli inquirenti di altre procure siciliane, finanziamenti da parte dei trafficanti a favore di alcune Ong, sulla base di intercettazioni dal contenuto inequivocabile e legittime ma inutilizzabili processualmente perché disposte al di fuori del controllo di un magistrato, è diventato la pietra dello scandalo, l’agitatore di sospetti gratuiti, il grande delegittimatore delle organizzazioni non governative.

Ora a distanza di quasi due mesi appare più che mai legittima e fondata quell’esigenza di trasparenza e di presenza dello Stato se si vuole che la situazione non diventi fuori controllo oltre il punto di non ritorno.

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