17. Januar 2016 · Kommentare deaktiviert für Medici in mare Senza Frontiere · Kategorien: Italien, Mittelmeer · Tags: ,

Quelle: La Repubblica

„Salvati più di ventimila profughi“

Il presidente Loris De Filippi: „Ma non possiamo sostituirci allo Stato“

di BETTINA BUSH

Da metà aprile la vita di Loris De Filippi, Presidente di Medici senza Frontiere Italia , è cambiata radicalmente. Dopo anni passati a terra per dare assistenza ai migranti, la decisione di spostarsi in mare, alla luce di quello che stava succedendo nel Mar Mediterraneo:

«Nel dicembre del 2014 è terminata la missione di salvataggio in mare per i migranti in viaggio dalle coste libiche seguita dalla nostra Marina Militare, chiamata Mare Nostrum – spiega De Filippi – abbiamo inutilmente incontrato Renzi per prorogare l’attività che solo in un anno ha permesso di salvare 160 mila persone; lui ci ha risposto che in futuro ci avrebbe pensato l’Europa con l’operazione Triton, nata per il controllo delle frontiere. Una delusione, nei primi cinque mesi l’Europa non ha fatto nulla: in aprile ci sono stati due naufragi e sono morte 1.500 persone sempre al largo delle coste libiche.Queste tragedie ci hanno fatto rompere gli indugi e abbiamo deciso di intervenire noi direttamente in mare, cominciando da zero, imparando appunto nei corsi di ricerca e soccorso in mare, fatti in Bretagna».

Com’è cominciata la vostra avventura in mare?

«In aprile abbiamo noleggiato a Lussemburgo una nave di 77 metri con tre container al suo interno per pronto soccorso, rianimazione per i pazienti critici, e un’area di accoglienza per ospitare le persone. Adesso abbiamo due navi, Argos, e Dignity di 40 metri. Abbiamo cominciato in maggio e in 8 mesi abbiamo già salvato più di ventimila persone, quasi sempre tra le 25 e le 30 miglia dalle coste libiche».

Un flusso enorme in grande aumento che sta cambiando e raggiungendo dimensioni incredibili. Ce ne vuole parlare?

«Un esodo immenso, 60 milioni di persone in fuga, somma algebrica di casi gravi derivati dall’esplosione di più guerre. Dal 2000 come Medici senza Frontiere abbiamo assistito i migranti, ma allora erano soprattutto persone alla ricerca di un lavoro, prevalentemente uomini dai 30 ai 40 anni, un buon 50% subsahariani. Adesso vediamo intere famiglie in fuga da numerosi conflitti, ai quali si aggiungono Mali, Yemen, Eritrea, per non parlare della Siria e dell’Isis. Un fenomeno in aumento, prevedo un 2016 simile se non più drammatico del 2015».

Con voi sempre in prima linea?

«No, noi adesso abbiamo sospeso quasi completamente la nostra attività, siamo attivi solo nel Mar Egeo, dove c’è una crisi quasi inosservata, con sempre più vittime, ben 300 negli ultimi mesi, e molti bambini come Aylan, ormai dimenticato. Non vogliamo comunque sostituirci al governo, alla Marina Militare, il privato sociale non deve prendere il posto di un impegno europeo. Per questo come MSF vogliamo fare delle richieste precise: la prima di dare aiuti sufficienti per fare ricerca e soccorso in mare in modo adeguato; la seconda, perchè l’Europa crei delle vie legali sicure, via terra o via aerea, escludendo il mare».

Lei verrà a Genova settimana prossima per una serata organizzata da due armatori, Andrea Cosulich e Bruno Musso, per incontrare realtà genovesi dello shipping e sensibilizzarle a questo problema. Cosa si aspetta?

«Siamo stati invitati per parlare della nostra attività in mare forse proprio perchè chi ha anche fare con il mare capisce meglio i problemi di questo tipo di soccorso, poi se qualcuno vorrà aiutarci, potrà nascere qualche nuova occasione di ‘shipping solidale‘, un altro aiuto privato per una tragedia che richiede interventi immediati».

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