29. August 2015 · Kommentare deaktiviert für Migranti, la strage infinita · Kategorien: Europa, Medien · Tags:

Quelle: Huffington Post

200 morti al largo della Libia. Il NYT attacca l’Ue, Juncker convoca una riunione ma Merkel frena

Le decine di migranti morti nel cuore dell’Europa, al confine tra Austria e Ungheria, sembrano aver segnato un punto di rottura nel dibattito europeo – ed internazionale – sull’immigrazione. Dopo mesi di stragi che hanno suscitato indignazione e poco più, qualcosa di più concreto appare muoversi. Per ora nulla di più di prese di posizione politiche. Dalla Casa Bianca a Ban Ki Moon, dal New York Times all’Unhcr. Ma per la prima volta, nell’insieme, sembra allargarsi la presa d’atto che quello di migranti e profughi è un problema che non si può più ignorare. Il primo atto di quella che potrebbe essere una nuova fase è un vertice europeo, da tenersi già la prossima settimana.

Il fatto è che era facile considerare i corpi ripescati nel Mediterraneo una faccenda dei soli paesi rivieraschi. Italia e Grecia in testa. L’orrore a due passi dalle principali capitali europee ha accelerato il dibattito sul come affrontare l’interminabile esodo. Si è mossa la Casa Bianca. “Ci aspettiamo dall’Unione europea una stretta sui trafficanti di esseri umani”, ha spiegato il portavoce di Barack Obama, Josh Earnest. Negli Stati Uniti la tragedia che coinvolge l’Europa sta diventando oggetto del dibattito sui media. Anche con toni sferzanti. L’Europa finora „ha fatto poco per aiutare Italia e Grecia, i Paesi dove approdano molti dei rifugiati“, e “le politiche dell’Ue hanno sostanzialmente fallito”, ha sottolineato un artico del New York Times. Che ha puntato il dito contro “quei Paesi europei sciocchi che fino ad ora si sono rifiutati di intraprendere quelle azioni concertate” di cui c’è indifferibile bisogno.

I termini della crisi sono d’altronde lampanti. Melissa Fleming, portavoce dell’Unhcr, l’agenzia dell’Onu che si occupa del problema dei rifugiati, ha snocciolato cifre impressionanti. Che parlano di oltre 330mila persone che hanno attraversato il Mediterraneo, 110mila dirette verso le coste italiane, gli altri per la maggior parte in Grecia, in cerca di fortuna su quella rotta balcanica interrotta dal filo spinato di Orban. E 2500 hanno perso la vita asfissiati nelle stive o annegati in fondo al mare. Ed è arrivato chiaro l’appello di Ban Ki Moon, segretario generale delle Nazioni Unite: “Bisogna fare molto di più per l’emergenza europea”.

Dopo la tragedia austriaca qualcosa si muove. L’Europa, nelle settimane scorse, ha deciso la redistribuzione di una quota di poco inferiore alle 40mila unità. Lasciando, ancora una volta, sostanzialmente sole Roma e Atene. Il salto di qualità nel dibattito potrebbe segnare un cambio di tendenza nelle politiche comunitarie. Angela Merkel ha deciso di rompere le regole del trattato di Dublino, decidendo di dare asilo a tutti i profughi siriani. Ma oltre alla decisione – unilaterale – della Germania, poco altro si vede.

Jean-Claude Juncker ha annunciato l’intenzione di convocare un nuovo vertice a Bruxelles, già la settimana prossima. Frans Timmermans, vicepresidente dell’Ue, e Dimitris Avramopoulos, Commissario per le migrazioni, saranno prima a Calais, poi a Kos, infine in un centro di accoglienza austriaco. Passi che rischiano di rimanere simbolici. Perché tanti, troppi, fra i paesi dell’Unione, anche davanti all’ecatombe, continuano a rimanere intransigenti sulle politiche dell’accoglienza, inchiodati al vecchio mantra “se mettono piede per prima da voi, ve li dovete tenere”. Una posizione espressa senza mezzi termini più volte sia dalla Gran Bretagna, sia dalla quasi totalità dei paesi dell’Est, dalla Polonia fino agli stati del Baltico. E che ancora oggi pesa sui tentativi di sbloccare la situazione. “Il vertice dovrebbe essere in grado di prendere decisioni, e per questo una preparazione è necessaria”, ha spiegato la stessa Merkel. Come a dire che fin quando tanti fra i partner europei continueranno a considerare il problema nei termini attuali, altri inconcludenti ed esasperanti summit sono da evitare. La cronaca parla intanto di altri duecento cadaveri ritrovati a nemmeno un chilometro dalle coste libiche. Il sogno di una vita migliore spezzato sul nascere. Altri numeri che si aggiungono alla macabra conta di migliaia di vite spezzate. Serviranno a qualcosa?

Serviranno a qualcosa le immagini dei cadaveri trascinati a riva dalla corrente che condannano senza appello l’Europa alle sue responsabilità, lontane dall’essere assunte dopo mesi di annunci e di vertici? Circa 200 corpi sono stati trovati al largo di una dei principali centri del traffico di esseri umani sulla costa libica, ma le vittime del doppio naufragio nel Mediterraneo potrebbero essere molte di più. Una nave della guardia costiera libica ha trovato i corpi a circa un chilometro da Zuwara, porto della Libia occidentale da cui parte un gran numero di barconi di migranti diretti in Italia. Una fonte della sicurezza di Zuwara, riporta il quotidiano britannico Guardian, ha detto che a bordo di un barcone c’erano circa 400 persone molte delle quali sono rimaste intrappolate nello scafo quando si è capovolto. Secondo un rappresentante di medici senza frontiere, che partecipa ai soccorsi, circa 40 corpi sono stati trovati in un peschereccio semiaffondato, trascinato verso al costa dalla marea. Altri 160 corpi galleggiavano nei pressi e circa 201 sopravvissuti sono stari soccorsi. Alcuni corpi sono stati portati a riva, altri sono stati lasciati in acqua tutta la notte perché la guardia costiera non ha luci a bordo della sue imbarcazioni. Tra le vittime, cittadini di paesi dell’Africa sub sahariana, pakistani, siriani, marocchini e bangladeshi, ha detto al fonte della sicurezza.

Solo ieri sono stati rinvenuti 71 cadaveri stipati in un tir in Austria, tra questi quattro bambini. Migranti morti per asfissia. Oggi in Ungheria un furgone carico di persone si è ribaltato causando il ferimento di 10 siriani mentre nel Regno Unito 27 migranti sono stati trovati all’interno di un camion parcheggiato nella stazione di servizio di Cobham sull’autostrada M25 in Surrey con targa italiana, e sono stati arrestati. Per l’autista italiano sono scattate le manette per favoreggiamento.

La strage infinita mette ancora una volta in luce l’incapacità dell’Unione Europea nella gestione dei flussi migratori. E le critiche arrivano questa volta da oltre Oceano. Il New York Times certifica il fallimento dell’Ue, additandola per aver lasciato sole la Grecia e l’Italia. Bruxelles non è stata in grado di mettere a punto un sistema per la condivisione di quote di persone che scappano dalle guerre, scrive il NYT. Ma mette nero su bianco anche i nomi dei Paesi che più degli altri hanno osteggiato l’ingresso e la circolazione dei migranti sul territorio europeo: Francia e Germania, in particolare, hanno fatto di tutto per fermare gente alle frontiere.

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