25. August 2015 · Kommentare deaktiviert für Der ‚Un-Journalismus‘ gegen Migranten und Unterstützer · Kategorien: Alarm Phone · Tags: ,

Quelle: Diritti e Frontiere

Documento ricevuto da Mai Piu Cie e dalla Campagna Lasciateci Entrare

Il “de-giornalismo” contro migranti e solidali

Il 14 Agosto su “il Giornale” è uscito un articolo a firma di Fausto Biloslavo, che esprime considerazioni che farebbero ridere se non mirassero ancora una volta ad alimentare la pericolosa deriva xenofoba che sta attraversando il nostro paese e l’intera Europa, andando ad attaccare persone e realtà che stanno combattendo una lotta durissima in difesa delle persone migranti e dei Diritti Umani. Un “de-giornalismo” che mira a vilipendere e diffamare, portando questioni gravi e serie a livello di pettegolezzi, se non calunnie vere e proprie. Deridere o insultare per distorcere le azioni e i loro significati distogliendo l’attenzione dell’opinione pubblica dai fatti reali, usando linguaggi da palinsesti di serie B o rotocalchi scandalistici.

La realtà dei fatti ci consegna storie di abusi e, in qualche caso vere e proprie persecuzioni, subiti dai migranti sia da parte di organizzazioni criminali che da forze di Polizia, più volte raccolte e rilanciate da quelle stesse persone che si pretende di poter attaccare. Storie che si continua a voler nascondere perché frutto di politiche europee che continuano ad impedire canali di ingresso protetto in Europa e che costruiscono nuovi spaventosi muri, favorendo quindi il proliferare del traffico e della tratta di esseri umani che arricchisce quelle stesse organizzazioni criminali che si pretende di voler contrastare. Persone vittime di tratta che il sistema Italia addirittura “sbatte” nei CIE, come il caso delle 66 donne rinchiuse a Ponte Galeria, che dopo abusi di ogni genere subiti per sfuggire a Boko Haram, si ritrovano a rischiare di essere rispedite indietro direttamente nelle mani dei loro carnefici. Ed è per questo che gli operatori umanitari indipendenti, che non rinunciano alle loro denunce in cambio di qualche convenzione, danno tanto fastidio.

La realtà conferma come proprio grazie a reti e persone come Abba Mussa Zerai, Nawal Soufi e Watchthemed sia stato possibile salvare migliaia di vite umane in pericolo nelle acque del Mediterraneo. L’articolo suddetto scrive “organizzano gli sbarchi” per l’invasione, come se salvare vite umane fosse un crimine e non un dovere morale e giuridico. Dovere che dovrebbe essere la base delle azioni delle politiche in Europa, la quale invece costruisce un sistema di pattugliamento delle acque del Mediterraneo finalizzato al controllo, spendendo centinaia di migliaia di euro con Triton –Frontex. Soldi per stare a guardare anziché salvare chi chiede aiuto.

La realtà racconta di migranti in fuga da paesi dilaniati da guerre, che i nostri Paesi “civili” alimentano e finanziano. Persone che qui in Europa sempre più spesso, incontrano mala-accoglienza e nuove aggressioni, come dimostrano i fatti accaduti nell’isola greca di Kos, dove i migranti sono stati rinchiusi in uno stadio e poi in una nave per procedure d’identificazione, che proprio i racconti e le testimonianze dei migranti ci hanno detto violente ed inumane.

L’articolista del Giornale parla di “star dell’accoglienza” riducendo ad una miseria morale che forse appartiene alle persone che è solito frequentare, l’azione di centinaia di persone che sui territori portano sostegno volontario a chi ha perso tutto ed è travolto da un sistema di prima accoglienza, e da una informazione embedded, che mira solo a dimostrare quanto siano crudeli gli scafisti, piuttosto che a garantire che le competenti autorità offrano informazione legale e rispetto della dignità umana ai sopravvissuti. Rispondere alle chiamate di soccorso costituisce oggetto di un preciso obbligo giuridico, chiunque sia a chiamare, e in passato colpevoli ritardi nell’attivazione delle operazioni di ricerca e salvataggio sono costati centinaia di morti e divenendo anche oggetto di procedimenti penali ancora in corso. La rete di solidarietà che si sta creando in tutto il Mediterraneo, da ultimo con l’intervento diretto di organizzazioni umanitarie nelle operazioni di ricerca e salvataggio costituisce un sussulto di dignità che sta contribuendo al salvataggio di migliaia di vite. Migliaia di vite che qualcuno vorrebbe fossero abbandonate al loro destino, in modo da potere sbandierare un maggiore effetto dissuasivo delle operazioni militari già in atto (come Frontex/Triton ed EunavFor Med) che mirano più alla difesa dei confini europei che alla salvaguardia della vita umana in mare.

Quando i diritti dei profughi vengono negati da leggi e regolamenti iniqui, come il Regolamento Dublino III che ingabbia nel primo paese europeo di ingresso tutti i potenziali richiedenti asilo occorre fornire la massima assistenza possibile ovunque e comunque, per sottrarre persone che sono già duramente provate all’ennesima speculazione che si gioca sulla loro pelle da parte di trafficanti senza scrupoli, i cd. scafisti di terra, che lucrano a loro volta sulla necessità di mobilità e di ricongiungimento familiare con le comunità di origine.

L’assistenza ad immigrati giunti nel nostro paese su mezzi della Marina o raccolti da navi commerciali sotto il monitoraggio dei responsabili delle operazioni di salvataggio, non può essere confusa con l’agevolazione dell’ingresso di “clandestini”, termine che è ritornato tristemente in auge, anche quando è a tutti evidente che l’ingresso di queste persone nel territorio nazionale non ha nulla di clandestino e che anzi, nella maggior parte dei casi, è conseguenza di operazioni di salvataggio in mare. E’ del resto noto che l’art. 12 del Testo Unico sull’immigrazione 286/1998 esclude qualsiasi forma di punibilità per coloro che prestano assistenza volontaria ai migranti che giungono in Italia, quale che sia il loro stato giuridico.

Le persone che arrivano sulle nostre coste sono portatori dell’inviolabile diritto all’asilo (Art. 10 comma 3 Cost) e non clandestini

L’articolo pubblicato dal Giornale cumula una serie di falsità che mirano a diffondere una immagine distorta oltre che degli operatori umanitari, dei conflitti in corso e delle persone che ne fuggono. Ancora una volta ci si riferisce, senza alcuna conoscenza diretta e documentata, a “ribelli siriani” come se il conflitto in Siria si potesse ridurre ad un accenno malevolo ed anch’esso strumentale. Si tace ad esempio che i cd. “ribelli”, sono sempre più frammentati e sotto attacco, anche da parte delle componenti islamiste più estreme, che si pretende di combattere considerando Assad un alleato nella lotta al terrorismo internazionale.

Noi, come cittadini, attivisti e anche semplici lettori siamo offesi basiti. Sebbene non ci aspettiamo un’analisi dei fatti documentata e obiettiva da parte de Il Giornale, ricordiamo – e purtroppo tocca alla società civile doverlo fare – l’esistenza di un codice deontologico per i giornalisti chiamato Carta di Roma, che sottolinea l’importanza dell’utilizzo di un linguaggio adeguato (…)“. Siamo offesi, ancora una volta, per la cecità che esiste dietro al de-giornalismo che usa il linguaggio dell’odio e del disprezzo nei confronti dei più deboli e di chi spende la propria vita per difendere persone cui non viene riconosciuto neanche il diritto di esistere.

Pretendiamo un giornalismo serio ed indipendente che faccia informazione basandosi su analisi obiettive di fatti e avvenimenti e usando un linguaggio adeguato e non discriminatorio e fuorviante, soprattutto per quei lettori che non sono informati dei fatti, e sono facili prede delle strumentalizzazioni politiche.

Non ci faremo intimidire. Non ci faremo ridurre al silenzio né taceremo mai di fronte a queste operazioni di pseudo informazione populista che trasudano ignoranza geo-politica che sono evidenti operazioni di strumentalizzazione di una politica nella quale non ci riconosciamo.

Proseguiremo ad operare come abbiamo sempre fatto stringendoci attorno alle persone che arrivano nel nostro paese ed hanno bisogno di tutto, in un momento in cui il sistema di accoglienza è allo sbando e le politiche europee sono di una violenza che ci riporta ai tempi bui dei rastrellamenti fascisti.

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