06. Juni 2018 · Kommentare deaktiviert für Wohin steuert die italienische Regierung? · Kategorien: FFM-Texte, IT, Italien, Libyen, Malta, Tunesien · Tags: , ,

Wird die neue italienische Regierung die extralegale Arbeit der italienischen Geheimdienste und des Militärs an der libyschen Küste beerben und die Kontrolle über die italienisch-libyschen Push-Back-Dispositive gewinnen? Auch mehrere Tage nach der italienischen Regierungsbildung halten die regierungsinternen Kämpfe um die Kontrolle des Geheimdienstes an, wie die Huffington Post meldet. Die Geheimdienste unterstehen nur temporär dem Regierungschef Conte. Würde ihre Kontrolle auch dem Innenminister Salvini (Lega) zugeschlagen werden, entstünde ein Ungleichgewicht in der Machtverteilung zwischen Lega und Cinque Stelle. Die italienischen Geheimdienste und Militärs haben im vergangenen Jahr Teile der libyschen Küstenmilizen in eine sogenannte Küstenwache verwandelt, die faktisch dem italienischen Kommando untersteht. Innenminister Salvini hat dementsprechend als erstes die Arbeit seines Vorgängers Minniti (Partito Democratico) gelobt, der die berüchtigten Geheimdienst- und Rollback-Operationen an der westlibyschen Küste eingefädelt und gesteuert hat. Aber Minniti hat sich bislang, wie die Huffington Post schreibt, nicht bei Salvini zurückgemeldet, so dass eine reibungslose Übergabe der migrationsfeindlichen Innenministeriumsabteilungen nicht gesichert ist.

Neben der libyschen Küstenwachen-Milizen gibt es mindestens zwei weitere zwischenstaatliche Aufgaben im zentralen Mittelmeer, die in Zukunft unklar sind: Das Verhältnis zu Tunesien – einem der neu-alten Abfahrtsländer von Boat-people – hat Salvini sofort nach Regierungsantritt mit einem diplomatischen Affront zerrüttet. Und einen seiner ersten migrationsfeindlichen Auftritte machte Salvini ausgerechnet in Catania, wo die Staatsanwaltschaft an dem guten Verhältnis zu Malta sägt. Malta übernimmt seit Jahren keine Boat-people, aber wickelt anscheinend im Verbund mit der sizilianischen Mafia die finanziellen Seiten des libyschen Dieselschmuggels auf dem internationalen Markt ab.

Rechtsberater sagen laut der Huffington Post der neuen italienischen Regierung, dass sie die italienischen „sicheren Häfen“ auch in Zukunft nicht schließen dürfen.

Während die Lega in der letzten Woche bei einer Abstimmung im Europaparlament zusammen mit allen rechten Parteien und den allermeisten Mitgliedern des Partito Democratico (Prodi) – wie auch mehrheitlich mit der SPD – für die Push-Backs im zentralen Mittelmeer nach Libyen gestimmt hat, hat die übergroße Mehrheit der Cinque-Stelle-Mitglieder dort gegen die Push-Backs nach Libyen gestimmt. 

Es sieht daher so aus, dass ein italienischer Konsens zur Migrationspolitik im zentralen Mittelmeer, zudem auch noch in Einklang mit den nordafrikanischen Regierungen und mit der maltesischen Regierung, unmöglich ist und die Verhältnisse mit Operationen direkt vor Ort ausgelotet werden.

Auch an der italienischen Nordgrenze wird es wohl eine Politik der Nadelstiche oder größerer Operationen geben. Die Dublin-EU-Verhandlungen sind langfristig gescheitert, und die deutsche Antwort auf italienische finanzielle Forderungen à la Schmutzdeal mit der Türkei bleibt aus. Warum sollte die italienische Regierung die fahrwilligen Migrant*innen und Geflüchteten weiterhin an der Ausreise hindern?

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Huffington Post | 05.06.2018

Salvini festeggia il governo con lo stop alla riforma di Dublino e prepara la strategia in due tempi sui migranti

Nell’immediato: alleanza con l’Austria, presidente di turno Ue da luglio. E poi col centrodestra da Le Pen al Ppe di Orban in vista delle europee 2019

by Angela Mauro

„Una vittoria per noi, sono molto soddisfatto“. Nel giorno in cui il Parlamento battezza il governo Conte, Matteo Salvini festeggia lo stop alla riforma del regolamento di Dublino deciso al vertice dei ministri degli Interni Ue in Lussemburgo. Stop che ha ridotto in pezzi l’Unione Europea, già malconcia. E adesso il ministro degli Interni e vicepremier prepara la sua strategia anti-sbarchi: in due step. Il primo guarda all’immediato e all’alleanza con l’Austria, presidente di turno Ue a partire da luglio. Obiettivo: scavallare l’estate, cercare di passare indenni la stagione del picco degli arrivi dall’Africa. Con mille difficoltà. Il secondo guarda alle europee dell’anno prossimo. Obiettivo: rafforzare la rete di alleanze del blocco sovranista in Europa, insieme ad un Ppe a guida Orban, per conquistare la maggioranza al Parlamento europeo e cambiare il volto dell’Europa.“Saremo rispettosi di tutti, con la voglia di tornare ad essere il paese leader nel mediterraneo, ma senza subire in silenzio un’immigrazione fuori controllo e pericolosa. Sono ministro solo da quattro giorni, ma ho già incontrato decine di persone di grandissimo valore, sicuramente avrò modo di incontrare anche l’ex ministro Minniti. Al ministero siamo al lavoro su diversi fronti, già nelle prossime settimane ci saranno le prime importanti e concrete novità per aumentare la sicurezza degli italiani“, ha detto in serata il ministro Salvini.

Il leader della Lega ha spiegato che „la Tunisia nel 2018 è il primo paese per immigrati sbarcati, 2.889, Davanti a eritrea e sudan. È Evidente che occorre lavorare per ottenere accordi più efficaci per entrambi, salvando vite e tutelando la sicurezza degli italiani“

Certo, il no espresso oggi dall’Italia al vertice europeo non è tutta farina del sacco della Lega. Per il governo di Roma c’erano l’ambasciatore a Bruxelles Maurizio Massari e il capo dipartimento immigrazione del Viminale Gerarda Pantalone. Insomma, quello di Roma sarebbe stato comunque un ’no‘ anche se al timone ci fosse rimasto ancora Marco Minniti. Perché la riforma del regolamento di Dublino, proposta sotto la presidenza bulgara dell’Ue, è considerata un passo indietro, invece che in avanti, da tutti i paesi mediterranei di primo approdo. Però il neo-governo giallo-verde già fa breccia nei cuori neri dei sovranisti europei. Qualcosa è cambiato.

Questo è il sottosegretario belga Theo Francken, esponente nazionalista dell’Alleanza Neo-Fiamminga: dal nuovo governo italiano „mi aspetto una stretta sulla migrazione. Seguo il nuovo ministro Salvini da mesi, già durante la sua campagna. La posizione dell’Italia sulla migrazione, è piuttosto severa. Ma anche il Belgio ha un governo di destra, quindi anche noi siamo piuttosto duri. Penso che sia positivo se l’Italia inizia rifiutare i migranti sulle proprie coste, e non li lascia più entrare in Sicilia“.

E sull’onda del Belgio, anche altri Stati hanno detto no: in tutto 11 paesi, tra cui l’Italia appunto, l’Austria, la Spagna e anche la Germania che a sorpresa stamane si è detta contraria. Perché? Per motivi opposti, questa riforma non piace nemmeno ai paesi dell’est e del cosiddetto blocco di ‚Visegrad‘, ’satelliti‘ di Berlino. Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno detto no: in effetti vorrebbero che il regolamento di Dublino rimanesse invariato, con la responsabilità dell’asilo affidata ai paesi di primo approdo e assolutamente non condivisa dall’est Europa. Ed è con questi paesi che Salvini vuole fare blocco, cercando di scoprire inedite ragioni internazionaliste nel sovranismo, cultura politica per costituzione nazionalista. Come si fa? E‘ tutto da vedere. Perché se loro chiudono le frontiere, l’Italia ha sempre il mare da gestire: non si chiude il mare.

Ma prima c’è il primo step della strategia leghista sull’immigrazione. E‘ lo step che punta a gestire i mesi caldi di sbarchi in arrivo. E guarda soprattutto all’Austria, presidente di turno dell’Ue a partire dal primo luglio. „Abbiamo amici tra i ministri del governo austriaco“, si pregia il ministro leghista Lorenzo Fontana in Transatlantico al Senato, mentre in aula sta per iniziare il dibattito sulle comunicazioni del neo-premier Giuseppe Conte prima del voto di fiducia. Corrispondenza di ‚politici‘ sensi condivisa a Vienna. Al suo arrivo al vertice lussemburghese, il ministro dell’Interno austriaco Herbert Kickl annuncia che in giornata si sentirà al telefono con Salvini, dice che considera l’Italia „un alleato forte“ e aggiunge che se non ci sarà un’intesa sulla proposta per la riforma del regolamento di Dublino al vertice dei leader Ue di giugno, alla riunione informale Affari interni di Innsbruck a settembre ci sarà „qualcosa come una piccola rivoluzione copernicana“ sulla politica di asilo.

Di che si tratta? Per il momento, facendo leva sulle intese politiche con gli austriaci, Salvini punta a evitare che Vienna decida di chiudere il Brennero, minaccia agitata già l’anno scorso e poi non attuata. Ma per scavallare l’estate l’altra idea segue il solco già tracciato da Minniti: accordi con i paesi di provenienza in Africa. Tunisia, Libia ma anche la fascia sub-sahariana. Come? Minniti ha trattato in prima persona, avvantaggiato anche da una lunga esperienza di incarichi politici nei servizi. E‘ il motivo per cui, nella disputa ancora tutta da risolvere con il M5s su sottosegretari e deleghe di governo, i leghisti puntano a ottenere la delega sui servizi segreti. Più che una richiesta però al momento è un sogno, visto che Salvini ha già le redini della sicurezza nazionale al Viminale. Se la Lega ottenesse anche i servizi segreti (temporaneamente affidati al premier Conte), l’equilibrio di governo potrebbe risultare sbilanciato. Senza contare il fatto che, per via del legame ancora non rescisso con Silvio Berlusconi, il Carroccio punta a ottenere anche la delega sulle Telecomunicazioni, cara al leader di Forza Italia. Tutto insieme, sarebbe troppo.

Si vedrà. Certo, la partita immigrazione non è per niente semplice. E i leghisti lo ammettono. Anche la minaccia, trapelata qui e là, di chiudere i porti non è fattibile: „Lo impedisce il diritto internazionale“, ammette un esponente del Carroccio. Insomma, incredibilmente ci vanno con cautela puntando a bloccare lì dove forse si può e chissà con quali mezzi: in Africa, riallacciando il dialogo con la Tunisia che ieri è finito in polemica. „Chiederò incontri ai tunisini ed ai libici per evitare che qualcuno aiuti gli scafisti – dice Salvini parlando con i giornalisti al Senato e tornando a criticare le navi umanitarie presenti nel Mediterraneo: „Ancora oggi ci sono delle ong che fanno affari, ma finalmente c’è un Governo che si propone di salvare vite“.

E ancora: „Confermo che è strafinita la pacchia per chi ha mangiato per anni, alle spalle del prossimo, troppo abbondantemente: ci sono 170mila presunti profughi che stanno in albergo a guardare al tv“. Contro Balotelli, il calciatore che ha lanciato un appello per lo ius soli: „L’Italia è il Paese europeo che concede più cittadinanza al mondo – sbotta Salvini – La prossima volta Balotelli si candidi alle elezioni politiche, diventi presidente del Consiglio e faccia quello che vuole. Intanto, mi accontenterei che facesse qualche gol“.

E poi continua a festeggiare il no alla riforma di Dublino: „Noi avevamo una posizione contraria ed altri Paesi ci sono venuti dietro, abbiamo spaccato il fronte. Significa che non è vero che non si può incidere sulle politiche europee“.

L’obiettivo vero sta nel secondo step, nell’asse con Viktor Orban, primo ministro dell’Ungheria, esponente del Ppe più vicino a Salvini che ai colleghi Popolari Jean Claude Juncker o Berlusconi. Con Orban, citato non a caso ieri da Salvini nel comizio a Fiumicino tra gli applausi della folla, in alleanza con Marine Le Pen e i sovranisti di tutta Europa il vicepremier leghista punta a conquistare la maggioranza al Parlamento europeo l’anno prossimo. E da lì – si immagina – tutto in discesa per nominare nuovi commissari europei in linea con il nuovo vento. „Un vento che ho cominciato a respirare già nel 2013 – racconta Fontana – quando presentai Marine Le Pen a Salvini e così cambiammo la Lega…“.

Ora però c’è il consiglio europeo in programma per fine giugno. Nello stesso Ppe è forte la pressione per arrivarci con un altro compromesso di riforma del regolamento di Dublino. Il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani scrive al premier Conte affinchè anche l’Italia contribuisca a „gettare un ponte“ tra le istituzioni Ue per favorire uno „spirito di cooperazione che consenta una riforma pragmatica“ del sistema d’asilo. „Sarà probabilmente l’ultima possibilità – scrive Tajani – durante questa legislatura“ per avviare un negoziato tra Consiglio e Pe e avere una riforma basata sulla solidarietà.

E‘ un appello accorato che cerca di scongiurare quanto annunciato dal belga Francken, il quale in perfetta sintonia tra nazionalisti annuncia quale sarà la linea dell’Austria nel suo semestre di presidenza Ue. Eccola: Vienna „abbandonerà la logica del negoziato attuale incentrato sul regolamento di Dublino e si concentrerà sulla protezione delle frontiere esterne e la restaurazione della fiducia tra i paesi dell’Ue“. Contro Francken, a sera interviene anche il commissario europeo per l’Immigrazione Dimitris Avramopoulos: „Il regolamento di Dublino è morto, per questo dobbiamo riformarlo velocemente. Ma la riforma non è morta, a meno che non la vogliano uccidere. Commenti come questo non aiutano. Spero sia un timore, e non una convinzione“.

Da oggi, certo, l’Ue non è più la stessa. E chissà se sarà ancora Ue.

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