20. Juli 2017 · Kommentare deaktiviert für Defend Europe Ship ‚arrested‘ in Port Suez · Kategorien: Nicht zugeordnet

hope not hate | 20.07.2017

Defend Europe’s ship, the C-Star, has been stopped in Port Suez after its captain could not present a satisfactory crew list, resulting in the ship being „arrested“ and forced to anchor.

Unconfirmed accounts indicate the ship may have been halted in dramatic circumstances, with the navy surrounding the vessel and taking over responsibility.

However, an employee at the Suez Canal Authority confirmed that the detaining of the ship had nothing with the Canal Authority but rather “it was arrested by the security authorities,” as it was “a matter of security due to the lack of documentation and papers.”

This is no doubt a huge blow for the Defend Europe project and will likely be draining the already stretched resources of the far-right project.

This revelation certainly explains why the project has been stalled for nearly a week and the ship has not reached the Mediterranean by the dates first circulated by Defend Europe.

Of course, this comes as no great surprise considering the deeply worrying evidence we have produced in the past week, including the criminal past of the ship’s owner and the terrifying prospect of an armed crew being on board being provided by a company that has had its certification suspended in the UK.

We will provide further updates as we have them.

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ADIF | 20.07.2017

Bloccata a Suez la nave “nera” C Star, ma a Catania possibili azioni dimostrative di Generazione Identitaria. Una interrogazione parlamentare al Governo.

di Fulvio Vassallo Paleologo

Sembra dai rilevamenti satellitari che la nave noleggiata da Generazione identitaria sia ancora bloccata a Porto Suez, probabilmente per problemi legati alle formalità burocratiche connesse all’attraversamento del Canale. Del resto il minimo, per una nave che cambia di continuo nome, bandiera e colore.

A meno che i funzionari egiziani non abbiano scoperto altre magagne a bordo di una nave che ha un armatore assai sospetto e che si propone, una volta entrata in Mediterraneo di ostacolare le attività di soccorso delle ONG e di collaborare con la Guardia costiera di Tripoli nelle attività di blocco in mare e riconduzione in Libia dei migranti in fuga su gommoni e su barche di legno sempre più fatiscenti. Persone, uomini, donne e minori, a rischio della vita non solo in mare, ma anche nei lager libici nei quali dopo il blocco in mare vengono inesorabilmente ricondotti. Per adesso l’annunciato avvio delle attività di pattugliamento  davanti le coste libiche sembra rinviato.

Secondo gli organizzatori del progetto Defend Europe, la C-Star noleggiata a Gibuti ed ancora bloccata a Suez, avrebbe dovuto fare scalo a Tunisi ed a Tripoli e quindi fermarsi nelle acque al largo della Libia “per monitorare il lavoro delle Ong e degli scafisti”. Per questo dicharavano gli stessi organizzatori, “abbiamo a bordo delle attrezzature per capire ad esempio se le navi spengono il transponder”. Ma soprattutto “vogliamo capire che tipo di rapporti intercorrono tra le Ong e gli scafisti”. Ancora fango contro le evidenze di una ricerca indipendente che ha dimostrato la infondatezza delle accuse rivolte contro le ONG. In apparenza le stesse intenzioni manifestate da alcuni settori della magistratura italiana, ma in realtà un tentativo di blocco in mare dei barconi e di collaborazione con la Guardia costiera libica.

Tutti conoscono la situazione della Libia, e tutti dovrebbero ricordare la sorte delle persone migranti che vengono sequestrate e vendute come merce in un paese nel quale non esiste lo stato di diritto e qualsiasi possibilità di accedere ad una procedura di protezione. I tentativi dell’UNHCR di creare campi per legittimare una selezione, già in Libia, tra “migranti economici” e richiedenti asilo, non appaiono corrispondere alla situazione attuale del paese, nè sembrano garantire una effettiva possibilità di miglioramento delle condizioni di vita delle centinaia di persone migranti intrappolate in un territorio frammentato ormai in piena guerra civile. Tra questi anche un elevato numero di minori non accompagnati.

Mentre la nave C STAR è ancora ferma a Suez sono già arrivati a Catania gli attivisti che dovevano imbarcarsi proprio in quel porto, già familiare, per andare poi verso le coste libiche a disturbare le attività di ricerca e soccorso delle ONG. Una presenza inquietante che, in mancanza della nave, potrebbe tradursi in azioni dimostrative con gravi rischi per l’ordine pubblico.

Di fronte all’iniziativa, per adesso a forte contenuto comunicativo e propagandistico, di Generazione identitaria, è stata già presentata una interrogazione al governo che non può rendersi complice di una operazione che mira a mettere a rischio la vita di persone in evidente pericolo in mare ed a favorire attività di ripresa da parte della Guardia costiera libica che sono di per sè contro il diritto internazionale e che comunque non possono essere delegate ad una organizzazione privata.

Legislatura 17ª – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 862 del 19/07/2017

CAMPANELLA, GUERRA, BATTISTA, CASSON, CORSINI, DIRINDIN, FORNARO, GATTI, GOTOR, GRANAIOLA, LO MORO, MIGLIAVACCA – Ai Ministri dell’interno, della difesa e degli affari esteri e della cooperazione internazionale – Premesso che, secondo quanto risulti agli interroganti:
è rimbalzata su alcuni organi di stampa la notizia secondo la quale un gruppo di estrema destra avrebbe noleggiato una nave per effettuare scorribande di disturbo nei confronti delle unità marittime riferibili alle organizzazioni non governative impegnate nell’opera di soccorso umanitario nel Mediterraneo;
a quanto risulta ad alcune associazioni di volontariato siciliane e nazionali (Rete antirazzista, Comunità di Sant’Egidio, Arci) si tratterebbe della nave “C-Star”, partita da Gibuti, che dovrebbe fare scalo nei prossimi giorni nel porto di Catania o in altro scalo siciliano;
lo scopo di tale iniziativa, dalla patente portata razzista e provocatoria, è dichiaratamente quello di intralciare le operazioni di salvataggio in mare dei migranti, da parte delle unità gestite dalle organizzazioni non governative;
secondo quanto dichiarato da un esponente del suddetto gruppo, come riportato dal quotidiano “la Repubblica”, il sedicente progetto “Defend Europe”, che coinvolge attivisti fascisti di vari Paesi europei, sarebbe volto a bloccare “le barche dei clandestini impedendogli di toccare le coste italiane fin quando la guardia costiera libica non verrà a prenderseli per riportarli indietro”, nonché ad esercitare una forma di illegale e provocatorio “controllo” dell’operato delle imbarcazioni di salvataggio delle organizzazioni non governative;
l’esercizio di tali attività da parte di un’unità privata appare a giudizio degli interroganti al di fuori di ogni legittimità e utilità e sarebbe probabile motivo di ulteriore tensione in acque già teatro di gravissime sciagure;
lo scalo nel porto etneo o altro porto italiano sarebbe funzionale all’imbarco delle provviste necessarie alla missione e di volontari arruolati nell’ambito di un’operazione di chiaro stampo paramilitare, provenienti da diversi Paesi europei;
la presenza di una nave non coordinata con la Guardia costiera e vocata ad intralciare le operazioni di salvataggio potrebbe rappresentare un grave pericolo per i naufraghi e per il personale operante in mare,
si chiede di sapere:
quali urgenti iniziative i Ministri in indirizzo intendano adottare al fine di scongiurare che il dramma dell’immigrazione via mare nel Mediterraneo possa trasformarsi in un’occasione per gesti provocatori di speculazione politica da parte di gruppi razzisti, xenofobi e fascisti;
quali azioni di prevenzione ritengano di dover attuare, al fine di impedire situazioni di ulteriore pericolo per i naufraghi, i migranti e gli stessi soccorritori, in conseguenza dell’azione di disturbo messa in atto da imbarcazioni che, senza alcuna titolarità, intendono contrastare le azioni di soccorso;
se non ritengano che, qualora la nave risulti effettivamente ormeggiata nel porto di Catania o altri porti siciliani o italiani, essa andrebbe sottoposta a controlli incisivi delle persone e del materiale presenti a bordo e messa comunque nella condizione di non prendere il largo, evitando così forme di interferenza con le missioni che l’Italia ha assunto nel delicato e strategicamente decisivo teatro centro-Mediterraneo, che arrecherebbero, tra l’altro, grave pregiudizio all’immagine del Paese e alla sua tradizione di civiltà e accoglienza.
(4-07858)

In realtà il tentativo di attacco contro le ONG portato avanti da Generazione identitaria si pone al culmine di una campagna di delegittimazione delle Organizzazioni umanitarie che salvano vite umane nel Mediterraneo centrale, una campagna innescata da Frontex e da settori della magistratura che hanno anticipato ipotesi di reato poi dimostratesi senza fondamento. Catania da questo pinto di vista costituisce un luogo strategico, anche perchè sede di Frontex.

Una campagna di odio che ha avuto i suoi sponsor ed i suoi canali giornalistici, e che adesso si rivolge anche contro gli operatori umanitari ed i cittadini solidali, bersaglio di attacchi infamanti e violenti anche sui social. Una violenza verbale che dovrebbe essere attentamente monitorata per il rischio che possa sfociare in violenze fisiche. Soprattutto in luoghi nei quali la magistratura, dopo le prime azioni dmostrative di Generazione identitaria, ha dimostrato una certa tolleranza, facendo ripartire impunemente quegli attivisti che avevano tentato di bloccare una nave umanitaria in uscita dal porto.

I cittadini solidali e le reti antirazziste non resteranno certo a subire questa ennesima scorribanda della destra razzista che sta lanciando la sua campagna elettorale in un momento di grande incertezza per l’Italia, priva di una politica migratoria degna di questo nome ed incapace di imporre a Bruxelles le sue posizioni. Neppure sulla Relocation fallita e sulle modifiche ( che si annunciano peggiorative) del Regolamento Dublino.

Si rileva con amarezza, ma senza alcuna sorpresa, come l’azione del ministro Minniti che, con una riunione al Viminale già convocata per martedì 25 luglio, vorrebbe imporre un Codice di condotta alle ONG, si colloca a fianco degli attacchi lanciati da Generazione identitaria contro chi fa soccorso in mare, come supplenza per interventi di soccorso che gli stati e le operazioni TRITON ed Eunavfor Med non compiono più, a differenza che in passato. Per non parlare del parziale ritiro dell’Operazione Mare Sicuro della Marina militare italiana. Il governo italiano non può imporre alle ONG l’accettazione di un qualsiasi Codice di condotta sotto il ricatto della chiusura di porti a navi che hanno operato attività di ricerca e soccorso, peraltro sotto il coordinamento operativo della Guardia costiera italiana. Le ONG rispettano già le previsioni del Codice di condotta ch corrispondono a quanto prevede il diritto internazionale.

Le prescrizioni del nuovo Codice di condotta che prevedono il ritiro delle navi umanitarie di fronte all’intervento delle unità della Guardia costiera di Tripoli, anche in acque internazionali, il divieto assoluto di entrare in acque libiche, il divieto di trasbordo in alto mare, e la presenza della polizia a bordo delle navi delle ONG, sembrano confermare accuse mai provate, sulle quali da tempo specula la destra razzista, e non solo, e rischiano di ritardare gli interventi di soccorso, mettendo ” i bastoni tra le ruote” alle ONG,  con un maggiore convolgimento della Guardia costiera libica, esattamente come si propngono di fare gli appartenenti alla missione di Generazione identitaria. Gli stessi che vorrebbero prendere contatti con la Guardia costiera libica per fermare in mare e riconsegnare alle milizie di Serraj i migranti in fuga dalla Libia. Obiettivo operativo che potrebbe avere un altissimno costo umano con altri naufragi in alto mare. E conseguenti responsabilità penali se si riconoscesse la giurisdizione del giudice penale italiano su eventi verificatisi in acque internazionali, ma in zona SAR soggetta alla potestà di coordinamento e di intervento del Corpo delle Capitanerie di porto ( Guardia Costiera) italiano. Vedremo anche quanto le autorità italiane si faranno coinvolgere nei tentativi di respingimento collettivo verso la Libia, annunciati da alcuni esponenti di Generazione identitaria.

Chi farà entrare in acque territoriali italiane la C Star si potrebbe rendere complice di un tentativo di respingimenti collettivi. Il blocco di natanti in mare esercitato da privato per fare intervenire la guardia costiera libica potrebbe anchde configurare a seconda della circostanze, e delle conseguenze, un tentativo di omicidio con previsione dell’evento, o quanto meno una violenza privata. In acque internazionali i privati non possono compiere attivita’ paramilitari di polizia ma devono obbedire agli ordini delle “autorita” Sar competenti. Che non sono quelle libiche con cui proveranno a mettersi d’accordo. Si rischiano gravi conflitti di competenza con ritardi nei soccorsi ed altre vittime in mare. Ma non basta.

Non sappiamo quale è il carico effettivo della C Star, nè con quali attrezzature intende “monitorare” le attività SAR delle navi umanitarie. In ogni caso le autorità italiane dovranno verificare lista dell’equipaggio ed attrezzature imbarcate sulla nave di Genetrazione identitaria, inclusa la eventuale presenza di armi.

Le navi mercantili battenti bandiera straniera, quando sono nelle acque territoriali italiane sono da considerare, ai fini della legge penale, territorio dello Stato italiano. Pertanto anche a norma del diritto internazionale – segnatamente dagli art. 14 e 16 della convenzione di Ginevra del 29 aprile 1958, resa esecutiva in Italia con legge n. 1658 del 1961 – è chiamato a rispondere davanti all’autorità giudiziaria italiana di illecita introduzione nello Stato di armi da guerra e parti di esse il comandante di una nave mercantile battente bandiera straniera, il quale, avendo a bordo della nave le dette armi e parti di esse, provenienti dall’estero e destinate ad altro Stato straniero, ma privo di licenza di transito delle armi per lo Stato, ormeggi la nave in un porto italiano.

Le associazioni antirazziste siciliane e non solo sono già mobilitate, la Rete Antirazzista Catanese ha indetto per sabato 22 luglio una conferenza stampa per dichiarare il proprio impegno a non permettere l’arrivo della C Star. Il governo dovrà dare una RISPOSTA CHIARA, ma si dovranno impedire l’ingresso nelle acque territoriali e le manifestazioni di supporto a chi si propone espressamente di violare principi costituzionali come il diritto di asilo, i doveri di soccorso previsti dalle Convenzioni internazionali, e dal Codice della navigazione, e che mentre appare rassicurante sui grandi mezzi di informazione, costruisce quotidianamente, soprattutto sui social, ed in meeting vari, una propaganda basata sull’incitamento all’odio razziale che dovrebbe essere fermata e che non trova alcuna giustificazione nella libertà di espressione.

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The Independent | 20.07.2017

Anti-immigrant ship on its way to stop refugee boats in Mediterranean stopped in Suez Canal

The C-Star has been stuck just off a peninsula in the Gulf of Suez since Sunday

Caroline Mortimer

A ship chartered by activists to hamper the rescue of refugees in the Mediterranean has reportedly been “arrested” in the Suez Canal after the its captain failed to produce a satisfactory crew list.

The Defend Europe ship set sail from the east African nation of Djibouti where it was chartered last week.

Called the C-Star, it was predominantly funded with donations on a crowdfunding website.

The crew had intended to sail the ship through Egypt’s Suez Canal before heading towards the Italian city of Cantina where many rescue boats run by charities and non government organisations (NGOs) are based.

A lot of them then set sail from the city to rescue migrants who capsize in the Mediterranean.

More than 85,000 refugees and migrants, mostly from sub-Saharan Africa, have been pulled from the sea while trying to make the perilous crossing.

This year at least 2,000 have drowned, after paying smugglers and setting sail in rickety boats which are unsuited to the choppy waters of the Mediterranean.

The Suez Canal Authority told campaign group Hope Not Hatethat the ship had been “arrested” by Egyptian security services and the navy due to “the lack of documentation and papers”.

The ship’s AIS signal, which is part of an international marine system which helps ships avoid collisions, has reportedly shown the ship halted just off a peninsula at the bottom of the Gulf of Suez since Sunday.

According to its tracking information, it was supposed to reach Port Suez by 17 July.

It is currently unclear where the crew are following the ship’s seizure as the social media accounts of the group remain active.

They boast that they are en route to pick up the leaders of the movement, including Canadian alt-right YouTube star Lauren Southern, who are currently in Cantina doing interviews with the international media.

The group has vowed to “assist” the Libyan coast guard in pushing back the refugee boats when they leave the country’s shores and say they want to “monitor” the actions of NGOs such as Save the Children who are operating in the region.

They claim these charities are facilitating “human trafficking” into Europe.

But fears have been raised about the intentions of the crew after Daniel Fiß, the leader of the German branch of the movement behind Defend Europe, told a German news website that they had taken guards to “take action” against potentially armed human traffickers and protect the six crew.

The Independent has contacted Defend Europe and the Suez Canal Authority for comment but none had arrived at the time of publication.

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