Il Fatto Quotidiano | 13.04.2017
di Fabio Marcelli
Impauriti dell’ascesa dei cosiddetti populisti, i dirigenti del Partito democratico, con in testa l’ex segretario Matteo Renzi, confermano con le loro scelte quotidiane di costituire il principale motivo di tale ascesa e si mostrano più che mai propensi ad accogliere nella pratica i suggerimenti e le idee di Salvini e simili. Evidentemente sono guidati dal convincimento strategico, ridicolo e fallimentare, che facendo proprie le istanze della peggiore destra ne impediranno l’affermazione. L’esperienza anche recente, come dimostrato dal caso di Trump e altri analoghi, ci mostra invece che non è che accogliendo i ragionamenti spesso demenziali di tale destra e introducendo le soluzioni da essa auspicate se ne impedirà l’affermazione.
Gli esempi di tale sciagurata politica sono sotto gli occhi di tutti. Basti pensare al fatto che il Pd ha acconsentito alla pretesa, infondata da tutti i punti di vista, di introdurre un sostanziale snaturamento dell’istituto della legittima difesa per andare incontro all’indegna campagna propagandistica montata da Salvini & C. Ma il sintomo più indicativo e inquietante di questo slittamento del Pd verso la destra razzista è sicuramente costituito adozione dei cosiddetti decreti Minniti, rispettivamente 13 e 14 del 2017. Come hanno scritto i giuristi democratici, con un comunicato pubblicato un paio di settimane fa, tali decreti constano di due elementi profondamente negativi e inaccettabili.