Il Manifesto | 13.04.2017
Migranti. Il direttore esecutivo dell’agenzia per la sorveglianza delle frontiere esterne in audizione al Senato
Rachele Gonnelli
Con tono neutro e lingua biforcuta, il direttore esecutivo dell’agenzia Frontex, Fabrice Leggeri, ha parlato in audizione ieri davanti alla commissione Difesa del Senato. Chiamato a rispondere dal presidente e Nicola Latorre nell’ambito di una attività conoscitiva «sulle attività anomale», «non rispettose delle leggi», denunciate da Frontex mesi fa «e anche da blogger» – insiste Latorre – delle ong che si occupano di salvataggio dei migranti in mare. Il direttore di Frontex rincara la dose, senza portare uno straccio di prova, solo «parole riferite da alcuni migranti nel debrifing, nelle nostre audizioni negli Hotspot».
Lui nota due «paradossi». Il primo: mai come in questi mesi ci sono tante imbarcazioni «pubbliche» nel Mediterraneo – intende pattugliatori miliari, delle missioni Sophia e Triton, incluso le 11 navi di Frontex, con grande impiego di denari pubblici s’intende – mentre i soccorsi sono realizzati «per due terzi» dalle imbarcazioni delle ong umanitarie (Frontex interviene solo nel 12% dei casi ma il suo compito è soprattutto sorvegliare le frontiere e respingere gli irregolari). Negli ultimi mesi i salvataggi si svolgono poi sempre più vicino alle coste libiche, intorno alle 20 miglia nautiche, mentre fino a due anni fa erano in mezzo al mare, nota Leggeri, che racconta di «uomini in uniforme sulla costa occidentale della Libia in contatto con le ong nelle operazioni di soccorso». La fonte è sempre la stessa: anonimi migranti.