22. Oktober 2017 · Kommentare deaktiviert für Migranti, a Ventimiglia i primi effetti della “strategia Minniti”: “Sono cambiate le rotte. In aumento arrivi dal Maghreb” · Kategorien: Algerien, Italien, Marokko, Schengen Migration, Social Mix, Tunesien, Video · Tags:

In Ventimiglia zeigen sich die ersten Folgen der Strategie des italienischen Innenministers Minniti: kam die Mehrzahl der Flüchtlinge bisher aus Eritrea, Sudan, Äthiopien und anderen subsaharischen Ländern, so sind es nun vor allem jugendliche Algerier, Tunesier und Marokkaner, die versuchen, die Grenze nach Frankreich zu passieren. Beobachter glauben, dass die Nachbarländer Libyens versuchen, Geld von der EU zu bekommen, damit sie wieder dafür sorgen, dass die Migration blockiert wird.

Il Fatto Quotidiano | 22.10.2017

Ventimiglia è un luogo di osservazione privilegiato per comprendere i mutamenti nei flussi e nelle rotte dei migranti in viaggio verso l’Europa. Così negli ultimi 15 giorni, ad arrivare nella città di frontiera, insieme ai tanti richiedenti asilo e rifugiati usciti senza speranza dalle maglie dei circuiti di accoglienza italiani, ci sono le persone arrivate con gli sbarchi, tornati numerosi come gli scorsi anni. A cambiare però è il volto di chi arriva, non più persone provenienti da Sudan, Eritrea, Etiopia e altri paesi dell’Africa subsahariana, che rappresentavano il numero maggiore alla frontiera con la Francia fino allo scorso anno, ma algerini, tunisini e giovani provenienti dall’area del Maghreb. Sono i primi effetti della “strategia Minniti”, che secondo diversi addetti ai lavori corrisponderebbero al tentativo da parte dei paesi vicini alla Libia di battere cassa all’Europa per tornare a bloccare i flussi, come recentemente stabilito dall’accordo tra Italia e Libia.

Se gli accordi con Tripoli sembrano aver retto, bloccando in Niger, Ciad e Libia la rotta dei migranti tra luglio e settembre, ora a donne, bambini e giovani in fuga da fame e conflitti si stanno sostituendo altri migranti, provenienti da paesi rispetto ai quali è più difficile chiedere e ottenere protezione umanitaria. “Ma se cambiano i volti e verifichiamo che chi arriva dagli ultimi sbarchi proviene da altre aree geografiche, questo non significa che i problemi nei paesi di origine si siano risolti – sottolinea Daniela Zitarosa, operatrice legale di Intersos a Ventimiglia – anzi, i racconti che ci arrivano confermano le peggiori aspettative sulle modalità con cui i libici stiano bloccando i flussi: detenzione, stupri, ricatti e torture”.

Racconti e testimonianze dal confine che confermano quanto denunciato il 17 ottobre dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che stima la presenza di oltre 14.500 migranti e rifugiati prigionieri nei centri di detenzione gestiti dai trafficanti nei pressi di Sabratha “Gli accordi non fermano gli arrivi, che qui a Ventimiglia sono tornati a crescere – aggiunge Serena Regazzoni della Caritas Intemelia – e chi arriva dalla Libia ora rischia ancora di più di restare vittima dei rimbalzi tra centri di detenzione e respingimenti in mare, al costo della propria vita”

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