16. Juli 2018 · Kommentare deaktiviert für Widerstand aus den Reihen der italienischen Küstenwache – Avvenire · Kategorien: Italien, Libyen · Tags:

In einem Hintergrundartikel der italienischen Tageszeitung „Avvenire“ vom 15.07.2018 beleuchtet der Autor Nello Scavo ein „erstes Anzeichen eines Bruchs zwischen Regierung und Uniformen“. In den vergangenen Wochen hatten einige Offiziere der italienischen Küstenwache gegenüber der Zeitung ihren Unmut über die regierungsverordnete Einschränkung der Seenotrettung im zentralen Mittelmeer geäussert. Die Küstenwache sehe sich in ihrem Stolz und bei ihrem humanitären Auftrag auch durch das Medien-Blackout und den Medien-Sprachgebrauch verletzt. Die italienischen Medien berichten nicht mehr über die wichtigen Details der See-Operationen der letzten Wochen.

Aktueller Anlass für den wachsenden institutionellen Protest ist ein Vorfall beim blockierten Flüchtlingsschiff am vergangenen Freitag vor der italienischen Insel Linosa. Auf dem Schiff befanden sich nach Abtransport von acht geschwächten Kleinkindern und Müttern noch 442 Personen. Als sich drei Boote der italienischen Küstenwache näherten, sprangen zwei Gruppen, ca. zwei Dutzend Menschen, ins Meer, um die rettenden Boote schwimmend zu erreichen. Die Küstenwache hat sie sofort an Bord gezogen und anschließend mit dem Transfer der Bootsflüchtlinge auf die Boote der Küstenwache begonnen – ohne auf die Rettungsanweisung aus Rom zu warten. Auch ein Schiff der Guardia di Finanza hat sich beteiligt. Bei ihrer Rettungsaktion fanden sie sich durch das Statement des italienischen Präsidenten Sergio Mattarella bestätigt, der kurz zu vor die eigenständige Seenotrettung durch die Küstenwache gelobt hatte.

Diese Details der Rettungsaktion haben die italienischen Massenmedien verschwiegen. Nur Radio Radicale hatte einen Hinweis geliefert. Gegenüber „Sole24Ore“ hatte zuvor am 13.07.2018 ein Admiral der Küstenwache seinen Unmut darüber zum Ausdruck gebracht, dass die Regierung nur durch Twitter- und Facebook-Mitteilungen, nicht aber mit ausführlichen, begründungsstarken Dekreten Anweisungen verbreite. Die letztinstanzliche Verantwortung liege, so ließ der Admiral verlauten, bei der Capitaneria der jeweiligen Häfen.

Im selben Artikel weist der Artikel-Autor auf Fake News zum Fall „VosThalassa“ hin. Das italienische Schiff, das eine „Total“-Ölplattform vor der libyschen Küste versorgt, hatte Bootsflüchtlinge gerettet. Tagelang verbreitete die italienische Regierung Falschmeldungen über eine erfolgte oder angedrohte „Entführung“ des Schiffs durch die aufgenommenen Bootsflüchtlinge. In Wirklichkeit hatte sich sofort die italienische Marine in den Vorgang eingeschaltet und war zu einer Kommandoaktion bereit. Die Untersuchungen der Marine ergaben hingegen, dass keine Bedrohungslage oder gar Entführung vorlag.

Avvenire | 16.07.2018

«Andiamo a salvarli». E la Guardia costiera evita la strage

Senza attendere i „calcoli“ della politica i militari hanno deciso di soccorrere i 450 profughi alla deriva. Primi segnali di disagio dalle forze armate: „Non possiamo stare a guardare“

Una notte così, gli uomini di mare delle forze armate, non la trascorrevano dall’incidente alla Costa Concordia. Nervi tesi, anche rabbia, e infine la decisione presa d’urgenza, senza attendere i calcoli dei leader: salvare i migranti. Una notte che fa onore alle divise, ma che impone gravi domande sulla filiera politica. Quello che alcuni ufficiali hanno definito ad „Avvenire“ come «senso di impotenza» prevalso nelle ultime settimane, stavolta non ha avuto la meglio davanti alle notizie che giungevano a poche bracciate dalla costa di Linosa.

È stato, a quanto ne sappiamo, il primo segnale di rottura tra governo e divise. Un moto d’orgoglio e d’umanità nonostante il black-out informativo imposto dall’alto, i depistaggi orchestrati nei retrobottega della politica, e le gimkane lessicali che non hanno impedito alle “voci di dentro” di far sapere come sono andate le cose.

Nella tarda serata di venerdì alla vista delle autorità italiane alcuni migranti dei 442 a bordo del barcone intercettato al largo di Linosa si sono lanciati in mare per nuotare verso le motovedette italiane. Sul posto c’erano tre motovedette. Dopo il primo gruppo, composto da una decine di persone, un’altra dozzina si è gettata tra le onde. Stremati da due giorni di navigazione, rinchiusi dai trafficanti nella pancia bollente e senza spifferi di un vecchio peschereccio di venti metri, hanno gridato in direzione dei soccorritori. Immediatamente le tre motovedette che dapprima “ombreggiavano” a distanza di sicurezza, hanno salvato i migranti in mare e poi deciso di effettuare il trasbordo in sicurezza di tutti gli altri. All’operazione partecipavano tre unità della Guardia costiera ed una della Guardia di finanza. In nottata è poi giunto il pattugliatore Montesperone delle Fiamme gialle e una nave inglese di Frontex, che hanno permesso di svuotare il peschereccio mettendo al sicuro i 442 migranti.

Il merito, dicono i soccorritori, è di Sergio Mattarella. Dalle capitanerie di porto siciliane ad alcuni membri degli equipaggi, fino ad alcuni alti papaveri dello Stato Maggiore, più che l’insofferenza arriva la gratitudine proprio al capo dello Stato, che con il suo intervento di qualche giorno prima ha fatto sentire le forze navali non più sole a fronteggiare gli umori e i giochi della politica. Il presidente non ha solo permesso lo sbarco dei migranti tenuti in ostaggio dai tatticismi, «ma ha restituito dignità a noi che le vite le abbiamo sempre salvate, a costo anche della nostra, a noi che per dovere indossiamo guanti e mascherine ma poi abbracciamo i migranti», dice un ufficiale a bordo di una delle motovedette bianche e rosse che da sempre rassicurano chiunque si trovi a incrociarle.

Dell’operazione, ancora una volta, non è stata data tempestiva notizia. Nessuna immagine del barcone né dei migranti che vi erano a bordo è stata diffusa, nonostante i mezzi intervenuti abbiano girato filmati e scattato raffiche di foto anche per individuare eventuali scafisti. Solo in mattinata si è appreso, ancora una volta attraverso Radio Radicale, di alcuni stranieri che si erano tuffati.

Negli ultimi mesi è calato un silenzio stampa non dichiarato, interrotto qualche giorno fa da una intervista anonima al Sole 24 Ore. A parlare era stato un ammiraglio della Guardia costiera, che non ha voluto essere identificato, a dimostrazione del clima di queste settimane. L’ufficiale aveva denunciato ambigutà e confusione che espongono personalmente i servitori dello stato. «Gli annunci sui divieti fatti dal Governo italiano – aveva detto il 13 luglio al quotidiano economico – finora non sono stati accompagnati da decreti o da altri atti simili, dalle cui motivazioni (le voci “visto”, “considerato”, “preso atto”) si potrebbero desumere i dettagli. La responsabilità unica ricade sul comandante del porto, cioè sulla Capitaneria».

Silenzi come quello calato sul caso Vos Thalassa, il rimorchiatore che aveva raccolto i 67 migranti poi trasbordati sulla nave Diciotti. La Marina era pronta ad effettuare un blitz con gli incursori per riprendere il controllo della nave che si credeva in balia della rivolta dei migranti. In realtà, come ha rivelato ieri „Avvenire“ non vi era alcun pericolo e la missione fu annullata. Nonostante il governo ne fosse stato informato, per quasi quattro giorni il ministro Salvini (Interni) e Toninelli (Infrastrutture) hanno continuato ad alludere, pur con accenti diversi, ai disordini provocati dagli stranieri.

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