05. Juni 2018 · Kommentare deaktiviert für Proteste in Italien: Neue Regierung, erster Mord · Kategorien: DT, IT, Italien · Tags: , ,

taz | 05.06.2018

In Kalabrien wurde ein Erntearbeiter aus Mali erschossen. Innenminister Salvini hatte zuvor das Ende der Schonzeit für Migranten ausgerufen.

Ambros Waibel

Kaum bekleidete Lega-Chef Matteo Salvini ein paar Stunden das Amt des italienischen Innenministers, als er schon das „Ende des süßen Lebens“ für sogenannte illegale Migranten in Italien beschwor. Sie könnten ihre Koffer packen, alles würde ruhig und wohlerzogen ablaufen, „aber sie müssen gehen“.

Am selben vergangenen Samstag musste dann tatsächlich jemand „gehen“: Sacko Soumali, 29-jähriger sogenannter legaler Migrant aus Mali, Vater einer fünfjährigen Tochter, wurde in Kalabrien von einem Unbekannten erschossen, zwei seiner Freunde wurden verletzt.

Streik und Demo

Mit Soumali, der auch gewerkschaftlich engagiert war, hatten sie an einer der stillgelegten Fabriken, die das Gemeindegebiet des mafiabeherrschten Städtchens San Ferdinando verunstalten, Material für das Camp der Migranten, die dort für ein paar Euro täglich Gemüse und Früchte ernten, sammeln wollen. Ein Diebstahl, wenn man so will, und so nannten es auch die Demonstranten, Freunde und Kollegen Soumalis, die gestern an ihn erinnerten und in Streik traten: Bei einem Diebstahl aber ruft man die Polizei, man ermordet keinen Menschen!

Übergriffe und mafiöse Ausbeutung von Erntearbeitern sind in Italien alltäglich, die Bedingungen, unter denen sie leben, desaströs. Da der Schwerpunkt der neuen Regierung jedoch nicht auf der Bekämpfung der gerade im süditalienischen Kalabrien allmächtigen Mafia , sondern auf der Bekämpfung der machtlosen Migranten liegt, wird sich daran nichts ändern.

Schlimmer noch: Angesichts des Drucks der EU und der realen, enormen Probleme Italiens wird die neue Regierung wohl am Ende nur auf einem Feld Erfolge einheimsen können: in der Stimmungsmache gegen die Schwächsten der Gesellschaft.

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Il Fatto Quotidiano | 04.06.2018

Vibo Valentia, la rabbia dei braccianti in corteo: “Non siamo parassiti, questa terra saccheggiata dai politici non dai migranti”

Un corteo che dalla tendopoli è arrivato fino al Comune di San Ferdinando. Un centinaio di migranti, guidati dal sindacato Usb, hanno marciato stamattina per manifestare tutta la loro rabbia per l’omicidio di Sacko Saumayla, il maliano di 30 ucciso nelle campagne di San Calogero, in provincia di Vibo Valentia. Un colpo di fucile alla testa che non gli ha lasciato scampo mentre stava prendendo delle lamiere d’alluminio in un terreno abbandonato e sotto sequestro. Una sorta di tiro al bersaglio in cui sono rimasti lievemente feriti anche altri due migranti stagionali che vivevano, assieme a Sacko, nella baraccopoli a ridosso del porto di Gioia Tauro.

Prima del corteo, ci sono stati alcuni momenti di tensione. “Salvini razzista” hanno urlato i braccianti in corteo. E ancora: “Libertà, libertà… Tocca uno e tocchi tutti”. Alla fine, però, la manifestazione si è svolta in maniera ordinata. Al fianco dei migranti c’era anche don Pino De Masi, il prete di Libera da anni impegnato contro la ‘ndrangheta in provincia di Reggio Calabria: “Certamente il clima non è stato favorevole e non è favorevole. Credo che adesso dobbiamo tutti darci da fare per abbassare i toni altrimenti i frutti sono questi che stiamo vedendo. Mi auguro che la campagna elettorale sia finita e che chi governa comprenda che deve governare il Paese. La campagna elettorale è finita per tutti”.

Gli fa eco il sindacalista dell’Usb Abobakar Soumaoro che si scaglia contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Ha dichiarato che è finita la pacchia. Ma è finita per lui non per noi che non siamo mai stati nella condizione di parassita come lo è stato il suo partito politico che, come dicono le indagini, prendeva i contributi e li mandava in Africa. Questa terra è stata saccheggiata non dai migranti ma dai politici”.  “Saumayla era un cittadino, un bracciante, un lavoratore. – aggiunge Saoumaoro – Aveva una figlia di 5 anni e una compagna in Mali. Da anni era impegnato nella lotta rispetto a una condizione di lavoro di assoluta schiavitù. Questo era Saumayla. Non era un extracomunitario, un migrante ma una persona, un sindacalista. Non era un ladro ma viveva in quella gabbia”.

Sul fronte delle indagini, i carabinieri stanno cercando ancora l’uomo che con la Fiat Panda ha ucciso il ragazzo maliano e ferito gli altri due migranti. Non ci sono molte novità rispetto a quello che già era emerso nelle ore successive alla sparatoria se non che, il killer pare si trovasse già sul posto quando le tre vittime erano arrivate per prendere quelle lamiere di alluminio che servivano a costruire le baracche. Non è escluso, però, che gli inquirenti, coordinati dalla Procura di Vibo Valentia, abbiano già identificato l’uomo grazie alle indicazioni dei due braccianti scampati all’agguato. Migranti che, agli investigatori, hanno fornito anche i primi numeri dell’auto con la quale si è dato alla fuga.

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