Il Fatto Quotidiano | 18.12.2017
Il 10 luglio, su spinta italiana, Tripoli aveva istituito la sua Srr, „Search and rescue region“, uno specchio d’acqua oltre i limiti nazionali dove ha il dovere di coordinare i soccorsi in mare. Cinque mesi dopo, ha fatto un passo indietro e ha ritirato la domanda presentata all’International Maretime Organisation
di Lorenzo Bagnoli
Dopo l’estate sembrava che la Libia dovesse diventare il primo attore dei salvataggi nel Mediterraneo. Era uno dei risultati auspicati dal ministro dell’Interno Marco Minniti dopo la campagna per l’adozione del codice delle ong. Il ministro nella sua informativa al Parlamento del 5 luglio parlava di istituire un Maretime rescue cooperation center (Mrcc) – una sorta di centrale di coordinamento dei salvataggi in mare – anche a Tripoli. Il 10 luglio, su spinta italiana, la Libia aveva istituito la sua Srr, Search and rescue region, uno specchio d’acqua oltre i limiti nazionali dove ha il dovere di coordinare i soccorsi in mare. Cinque mesi dopo, ha fatto un passo indietro e ha ritirato la domanda.