17. September 2015 · Kommentare deaktiviert für Fünf Hot Spots auf Sizilien · Kategorien: Italien · Tags: ,

Quelle: MeridioNews

Migranti, in Sicilia i cinque centri gestiti dall’Ue

Anche la detenzione per chi non si registra

I cosiddetti hotspot saranno a Pozzallo, Augusta, Porto Empedocle, Lampedusa e Trapani. Si tratta di punti dove funzionari delle agenzie dell’Unione europea valuteranno il diritto dei migranti a essere trasferiti in altri Paesi europei, sulla base della loro nazionalità. Il coordinamento sarà a Catania

Sono cinque e tutti in Sicilia i centri per il ricollocamento dei migranti che gestirà l’Unione europea in Italia. Si chiamano hotspot e vedranno a lavoro, insieme, autorità italiane ed esperti delle agenzie Easo, Frontex, Eurojust ed Europol, già arrivati in Italia. «I ricollocamenti si potranno fare da inizio ottobre». Ad affermarlo è Natasha Bertaud, portavoce della Commissione Ue per l’immigrazione. I punti individuati sono Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani e Lampedusa. A Catania, nella sede di Frontex al monastero di Santa Chiara, ci sarà il quartier generale che dovrebbe avere ruolo di coordinamento. Luoghi che, secondo gli annunci, serviranno per identificare, registrare ed eventualmente inviare in un altro Paese europeo i migranti che ne hanno diritto – siriani ed eritrei – in base al sistema di quote concordato a Bruxelles. Ma se i migranti non vorranno farsi registrare, potrebbe scattare persino l’arresto.

I piani di Italia e Grecia, i due Paesi dove saranno collocati questi centri, sarebbero arrivati oggi a Bruxelles. Sono quindi iniziati gli incontri operativi per l’attuazione dei programmi. Secondo quanto ribadito da Bertaud, «gli hotspot sono gruppi di persone delle agenzie Ue» che contribuiscono alla registrazione dei migranti e non si tratta di centri di accoglienza.

C’è già una data precisa. Il primo ottobre è prevista una riunione con le autorità greche, italiane e gli ufficiali di collegamento, che darà il via ai primi ricollocamenti dei 40mila siriani ed eritrei (24mila dall’Italia e 16mila in Grecia) in due anni. Secondo quanto riferito all’Ansa da fonti Ue, lo scopo della Commissione Ue è portare avanti in modo parallelo la registrazione dei migranti e il loro ricollocamento. «Per coloro che rifiutano di farsi registrare è prevista, come ultima risorsa, la detenzione», precisa l’agenzia.

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Che cosa sono gli hotspot

Il 15 settembre, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il cancelliere austriaco Werner Faymann hanno ribadito la necessità che in Italia e in Grecia vengano allestiti i cosiddetti hotspot. Prima dell’apertura di questi centri di identificazione, i due leader hanno escluso la possibilità di avviare il sistema di quote che dovrebbe distribuire tra tutti i paesi dell’Unione europea 120mila richiedenti asilo arrivati in Ungheria, Grecia e Italia. A Bruxelles, si sta lavorando sulla ricollocazione dei primi 40mila richiedenti asilo arrivati in Italia e in Grecia, come ha detto la portavoce della Commissione europea per le politiche di immigrazione e d’asilo, Natasha Bertaud.

Che cosa sono gli hotspot. Si tratta di centri già esistenti e attrezzati per identificare i migranti, che saranno ampliati. Le strutture permetteranno di tenere in stato detentivo i migranti per un periodo di tempo limitato. Negli hotspot la polizia italiana sarà aiutata da alcuni funzionari delle agenzie europee Europol, Eurojust, Frontex ed Easo: gli agenti saranno impiegati per identificare i migranti che vogliono presentare richiesta d’asilo.

Le forze dell’ordine procederanno a registrare i dati personali dei richiedenti asilo, fotografarli e raccoglierne le impronte digitali entro 48 ore dal loro arrivo, eventualmente prorogabili a 72 al massimo. I migranti saranno trattenuti fino a identificazione avvenuta. Nel caso rifiutino di essere registrati saranno trasferiti nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie), delle strutture detentive, in attesa di essere rimpatriati. In un’intervista radiofonica a Rtl il ministro dell’interno Angelino Alfano ha detto che le operazioni di rimpatrio saranno organizzate e finanziate dall’Unione europea. Se invece accetteranno di essere identificati e presenteranno domanda di asilo, saranno ospitati nei centri di accoglienza per richiedenti asilo in attesa che le loro richieste d’asilo siano prese esaminate dalle autorità.

Gli hotspot in Italia e in Grecia. A Bruxelles, fonti della Commissione europea, hanno dichiarato che gli hotspot stanno già funzionando sull’isola Lampedusa e nelle località siciliane di Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle e Trapani. Tuttavia, Mario Morcone, capo dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’interno, ha riferito a Internazionale che solo i centri di registrazione di Lampedusa, Pozzallo e Porto Empedocle sono pronti, e che si aspetta l’autorizzazione di Roma per attivarli come hotspot. In Grecia ne saranno allestiti almeno due: uno sull’isola di Kos e uno nel porto ateniese del Pireo. Le autorità di Atene stanno procedendo a prepararli.

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Hotspot, il piano Juncker in vigore dal 16 settembre ma tutto è ancora da decidere. Viminale: „Cie per chi non si fa identificare“

Migranti e richiedenti asilo, la musica cambia dal 16 settembre per coloro che sbarcheranno in Italia. Obbedendo alla richiesta dell’Europa, il Viminale a partire da mercoledì dovrà approntare degli hotspot, strutture dove avverrà l’identificazione obbligatoria delle persone che arrivano via mare per dividere fin dalle prime ore coloro che hanno diritto alla domanda di asilo dalle persone che non fuggono dalla guerra e perciò dovranno essere rimpatriate.

E‘ molto probabile che il primo hotspot sorgerà a Lampedusa e sarà ospitato dal centro che ormai da anni funge da prima accoglienza per i migranti, in Contrada Imbriacola.

„A Lampedusa il sistema di identificazione funge già perfettamente, non c’è bisogno di modificare nulla“, dice una fonte del ministero dell’Interno. Tuttavia, nonostante le forti pressioni della Germania che ancora chiede conto dei 60mila migranti sbarcati sulle nostre coste nel 2015 e mai identificati, non esiste ancora una data certa per l’apertura degli altri hotspot che dovrebbero sorgere nei punti caldi degli sbarchi, e cioè a Taranto, Pozzallo, Augusta e Trapani.

Insomma, dal 16 settembre si metterà in moto la macchina organizzativa („sarà un rodaggio“, spiega un alto funzionario) ma per il momento il governo italiano non ha ancora comunicato alla Commissione europea quando l’identificazione obbligatoria dei migranti attraverso gli hotspot sarà davvero effettiva. Per Bruxelles ciò deve avvenire comunque entro la fine dell’anno per fare una scrematura efficace tra chi ha il diritto di entrare nelle quote e chi invece deve tornare a casa.

La questione è anche politica: Angelino Alfano subordina l’apertura degli hotspot all’effettiva rassicurazione che i rimpatri avverranno a spese dell’Unione grazie a Frontex. Ma nella proposta sull’immigrazione illegale presentata da Jean Claude Juncker è chiarito, per esempio, che la trasformazione di Frontex in agenzia che si occupa anche di riportare indietro i migranti cosiddetti „economici“ avverrà soltanto nel 2016. Un nodo che andrà sciolto nei prossimi giorni.

„Nei prossimi due mesi partiranno le prime redistribuzioni di richiedenti asilo dall’Italia verso l’Europa e poi faremo partire gli hotspot“, ha ripetuto oggi alla radio Rtl il responsabile del Viminale. „Per non far collassare il meccanismo, ha sottolineato il ministro, „hotspot, relocation di 24 mila richiedenti asili e rimpatrio devono viaggiare insieme“.

Secondo l’idea del Viminale, tutti i migranti che sbarcheranno saranno trattenuti negli hotspot – capienza media: 500 posti – fino al completamento dell’identificazione tramite i funzionari di polizia italiana affiancati dai funzionari delle agenzie europee (Frontex, Easo, Europol, che stanno già arrivando in Italia) e dai rappresentanti dell’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati. Non saranno detenuti, e perciò esiste la possibilità che possano scappare come già fanno normalmente, sottraendosi al controllo delle forze dell’ordine.

Il primo problema al quale andranno incontro le autorità italiane sarà il fatto che molti non vorranno lasciare traccia del proprio passaggio per non essere costretti a chiedere asilo in Italia.

Qui entrerà in azione la linea dura: „A non volersi identificare sono soprattutto i siriani e gli eritrei. Spiegheremo loro che invece a partire da domani converrà chiedere asilo in Italia perché poi potranno rientrare nelle 24mila riallocazioni già stabilite dal piano Juncker di giugno. In questo modo potranno comunque raggiungere il Paese europeo che desiderano“, spiegano al Viminale, dove è palpabile la delusione per il mancato accordo sui 120mila profughi presenti in Italia, Grecia e Ungheria da ripartire in Europa. Il tema tornerà sul tavolo l’8 ottobre nel nuovo Consiglio dei ministri di Giustizia e Interni dell’Ue, venti giorni nei quali metteranno piede sulle coste italiane altre migliaia di persone.

Se il richiedente asilo accetterà dunque l’identificazione, verrà portato nei centri di accoglienza già esistenti – come quello di Mineo – e attraverso il sistema digitale Dublinet, che mette in collegamento il sistema di asilo dei 28 paesi, potrà essere messo in contatto con le autorità del Paese prescelto. A quel punto, dopo il via libera dalle istituzioni estere, l’Italia fornirà al richiedente asilo un documento di viaggio che gli consentirà di arrivare senza problemi a destinazione. Nessun trasferimento a bordo di pullman o aereo, ognuno dovrà organizzarsi la trasferta.

„Se invece si rifiuta, verrà portato nei Centri di identificazione ed espulsione. Non è possibile che uno straniero possa arrivare in Italia illegalmente senza chiarire chi è“, è la linea dello stesso ministero. „Ma non faremo campi di concentramento come in Ungheria“, dove migliaia di persone vengono ammassate nei centri di raccolta, senza la possibilità di uscire.

Nei Cie, dove oggi sono detenuti 400 stranieri in via di espulsione, ci sono solo mille posti. Una capienza che potrebbe essere riempita nel giro di qualche ora, visto il ritmo degli arrivi di quest’estate, quando in una giornata sono stati registrati anche 4mila sbarchi. E‘ già chiarito chi sarà rinchiuso immediatamente nei centri di espulsione per essere rimpatriato: migranti provenienti da Tunisia, Egitto, Marocco e in parte i cittadini della Nigeria, eccetto coloro che dimostreranno di essere vittime di tratta per la prostituzione o perseguitati di Boko Haram.

Il Viminale però promette massima attenzione nel verificare le storie individuali, a prescindere dal Paese di appartenenza. Il Consiglio dei ministri della Giustizia e degli Interni, riuniti ieri per un summit decisamente fallimentare sulla questione dei rifugiati, ha emanato una lista dei Paesi cosiddetti sicuri, ai quali verranno rispediti i migranti. Tra questi anche i paesi balcanici, ma non la Turchia a causa della repressione dei curdi.

Gli stessi hotspot, anche quando saranno aperti a pieno regime, potrebbero facilmente collassare sotto il peso dei numeri: a oggi sono 97mila i richiedenti asilo ospitati nelle strutture di accoglienza, in attesa di sapere se otterranno la protezione umanitaria, a fronte dei 121.139 arrivi via mare nel 2015. E il bollettino marittimo già sta mettendo in guardia la Marina Militare e la Guardia costiera: fino a venerdì il mare è mosso, ma dal weekend è previsto un periodo di bonaccia che farà moltiplicare le partenze dei barconi.

Ad aggiungere incertezza sugli hotspot è intervenuta la Commissione europea: „Gli hotspot non sono centri di accoglienza o luoghi fisici. Si tratta di gruppi di persone delle agenzie Ue“ che aiutano nelle registrazioni e nel trattare le richieste d’asilo. Gli hotspot non sono „le zone di attesa da attrezzare in Italia, Grecia e Ungheria“ di cui ha parlato il ministro tedesco Thomas de Maiziere domenica.

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Migranti, già operativi i centri in Sicilia. Scontri al confine tra Serbia e Ungheria: lacrimogeni sui profughi

Ue Frontex, Easo, Europol ed Eurojust in Italia. Arresti nell’Est Europa. Chiuso il valico Roszke. Alfano: nostri hotspot pronti

[…] Pronti gli „hotspot“ in Sicilia – „Hotspot“ funzionanti in Sicilia. Esperti delle agenzie Ue Frontex, Easo, Europol ed Eurojust sono già operativi per gestire, con i funzionari italiani, le attività di registrazione dei migranti in arrivo sulle coste italiane per individuare chi ha diritto allo status di profugo. Dal 1° ottobre i primi trasferimenti di richiedenti asilo da Italia e Grecia. „I ricollocamenti si potranno fare da inizio ottobre“, afferma Natasha Bertaud, portavoce della Commissione Ue per l’immigrazione. Secondo quanto si apprende, le roadmap di Italia e Grecia sono arrivate a Bruxelles. nei cinque punti individuati: Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani e Lampedusa, mentre il quartier generale si trova a Catania. Intanto, rapido accordo sulla „caccia agli scafisti“ tra capi di Stato maggiore Ue per la „force generation“. Impegnate 7 navi, tra cui 2 italiane.

Alfano: „Pronti“ con gli hotspots – „Noi siamo pronti“ con gli hotspots, i centri per la registrazione di migranti chiesti dall’Europa, ma saranno attivati „contemporaneamente alla redistribuzione dei 24mila richiedenti asilo ed ai rimpatri“ ha detto Angelino Alfano, intervistato dal Tg3. „Le cose – ha spiegato Alfano – camminano insieme: facciamo la registrazione e la separazione tra chi scappa da guerre e persecuzioni e chi entra in Italia irregolarmente, ma contemporaneamente deve partire la redistribuzione in Europa dei 24mila richiedenti asilo ed i rimpatri“. E l’Europa, ha sottolineato il ministro, „deve caricarsi il peso economico e politico dei rimpatri; noi li facciamo per conto dell’Europa. Questa è la nostra partita. Noi facciamo conto che la nostra parola è valida come quella degli altri. Nel documento largamente condiviso del vertice dell’altro ieri è stato detto che le cose vanno avanti insieme“. Alfano ha poi osservato che l’esortazione della cancelliera tedesca Angela Merkel affinché l’Italia e la Grecia partano con gli hotspot „non è un richiamo a noi. Loro ci chiedono tempi rapidi per gli hotspot e noi tempi rapidi per relocation e rimpatri“. E, ha concluso, „i 24mila che andranno via dall’Italia, più gli altri 16mila che saranno definiti a breve significano 40mila deroghe al Regolamento di Dublino. Abbiamo ospiti 97mila migranti, se 40mila vanno via è un risultato mica da ridere“. […]

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siehe auch: Panorama

Hotspot per migranti: cosa sono e perché l’Italia ne rimanda l’apertura

I centri dove si identificano e registrano coloro che sbarcano per decidere chi ha diritto all’asilo e chi no saranno avviati solo quando il governo avrà le garanzie su rimpatri e relocation

Ieri Angela Merkel è stata chiara ed esplicita: Italia, Grecia e Ungheria devono aprire al più presto gli hotspot.

Dall’Italia invece è arrivata una frenata: prima servono garanzie sui rimpatri e relocation; inoltre, il governo starebbe pensando a un rilancio dei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) che sembravano in via di graduale dismissione.

L’hotspot di Lampedusa

E così l’apertura a Lampedusa del primo hotspot, inizialmente prevista per il 17 settembre, slitterà.

Cosa sono gli hotspot

Con hotspot si intendono i centri dove le forze dell’ordine italiane, assistite da funzionari delle agenzie europee Easo, Frontex ed Europol, dovrebbero distinguere tra chi ha diritto all’asilo e chi invece va rimpatriato. Quest’ultimo numero si annuncia massiccio e, considerando le difficoltà di organizzare i voli di rimpatrio, è sul tappeto la soluzione Cie, caldeggiata dai vertici della polizia. Queste strutture accolgono ora soltanto circa 400 persone e potrebbero essere potenziate per consentire di trattenere gli irregolari in attesa di essere rinviati in Patria.

Negli hotspot i funzionari svolgeranno le operazioni di identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte digitali di chi sbarca.

Strutture già pronte

Dal punto di vista tecnico, alcune delle 6 strutture indicate per gli hotspot (presso i porti di Lampedusa, Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani, Augusta e Taranto) sono già pronte per accogliere i funzionari europei.

Tra le ipotesi che circolano c’è anche quella di trasformare il discusso Centro per richiedenti asilo di Mineo (Catania) in hotspot. Qui, gli ospiti saranno trattenuti per un massimo di 48 ore.

Due mesi, almeno

Il ministro dell’interno Angelino Alfano ha indicato in due mesi il tempo necessario a far partire il meccanismo che, ha tenuto a sottolineare, „insieme agli hotspot deve tenere necessariamente insieme anche la distribuzione dei 24mila richiedenti asilo fuori dall’Italia, come definito ieri e i rimpatri dei migranti economici“.

Se gli altri bloccano le frontiere, il flusso in Italia resta senza sbocchi
Il governo italiano vuole evitare di restare con il cerino in mano: costretto a trattenere i migranti nei centri come vuole l’Europa, senza che partano quelli destinati ai rimpatri e alla relocation.

In effetti, tenendo conto anche dei controlli alle frontiere ripristinati o minacciati da Germania, Francia ed Austria, il flusso che arriva in Italia rischia di non avere sbocchi facendo saltare un sistema d’accoglienza già al limite, con oltre 100mila ospiti.

E i 24mila eritrei e siriani da distribuire in due anni in Europa non bastano a risolvere la questione.

L’ok agli hotspot sarà quindi una decisione politica, probabilmente affrontata al vertice europee 22 settembre.

Presto un flusso verso Gorizia?

C’è poi un altro aspetto che preoccupa il Viminale. I profughi che si trovano bloccata la via dell’Ungheria potrebbero piegare verso i confini italiani.
Si sta così pensando di potenziare i posti di polizia alla frontiera nordorientale, Gorizia in primis.

Peraltro, visto il ripristino dei controlli doganali deciso da Austria e Germania e minacciato dalla Francia, si pone il problema di gestire i migranti che saranno respinti alle frontiere.

Anche in questo caso è stato deciso un rafforzamento delle forze dell’ordine con eventualmente il supporto di militari.

Il tutoraggio all’Italia

In passato Roma è stata più volte criticata dai partner europei per una certa „leggerezza“ nelle procedure di identificazione, che ha portato a perdere le tracce di tanti profughi. Da qui la creazione degli hotspots con il „tutoraggio“ degli esperti europei: una quarantina quelli di Frontex ed altrettanti di Easo.

Nei centri si divideranno i richiedenti asilo, che verranno canalizzati velocemente verso l’apposita procedura con esame rapido della domanda, e i migranti cosiddetti economici, cioè che non hanno diritto a richiedere la protezione internazionale. Questi ultimi saranno rimpatriati, a spese dell’Europa, secondo la richiesta italiana. Così funzioneranno gli hotspots nelle intenzioni della Commissione europea.

Perchè è più difficile di come sembra

La realtà sul campo rischia però di essere più complessa. I dati della polizia indicano che un migrante su tre rifiuta di farsi identificare ed il fotosegnalamento forzoso è tecnicamente impossibile. Inoltre, le leggi italiane impediscono di trattenere più di 12 ore gli stranieri che sbarcano. Il supporto degli esperti europei servirà a velocizzare al massimo i tempi di identificazione, ma probabilmente chi non verrà identificato e non potrà essere immediatamente rimpatriato dovrà essere trattenuto e solo i Cie (Centri di identificazione ed espulsione) funzionano come strutture di detenzione.

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