Non accompagnati: perché così tanti?
Perché sempre più minori non accompagnati negli sbarchi? Nel mare delle ipotesi sta ancorata una certezza: qui in Italia, qui in Europa, abbiamo prodotto e continuiamo a produrre leggi, direttive e regolamenti che nei Paesi d’origine spingono migliaia di famiglie a rischiare nelle traversate migratorie la vita di ragazzini piuttosto che di giovani adulti.
Terre des Hommes parla ormai di «affluenza record» di minori migranti al Cpsa di Lampedusa: qualche giorno fa l’Ong, tra bambini e adolescenti, ne contava 130, in maggior parte fuggiti con i genitori dalla Siria. Ma se i minori siriani sbarcano soprattutto con le loro famiglie, i dati ancora parziali degli sbarchi su tutte le coste italiane fino all’estate appena trascorsa confermano un aumento esponenziale di minori non accompagnati di varie nazionalità rispetto al 2012.
Le ultime cifre dettagliate di Save the Children (fonte prima, le statistiche della Pubblica sicurezza) contano quasi 1.300 non accompagnati sbarcati in Sud Italia da gennaio fino alla sola prima decade di luglio (su un totale di 1.400 minori sbarcati): più del doppio rispetto ai circa 600 (su un totale di 800) sbarcati nello stesso periodo del 2012. Rispetto al totale delle persone sbarcate in questo periodo del 2013 (quasi 9.100), i minori non accompagnati sono il 14%, uno su sette.
Se i principali Paesi di origine dei migranti adulti, uomini e donne, sono l’Eritrea e la Somalia, informa Save the Children, «tra i minori non accompagnati il gruppo più numeroso proviene dall’Egitto. Rispetto all’anno precedente si rileva un incremento considerevole dei minori non accompagnati eritrei, egiziani e somali, e una diminuzione dei minori non accompagnati arrivati via mare afgani. Anche il numero dei migranti siriani, e in particolare dei minori non accompagnati, in arrivo via mare è in aumento». Infatti, sempre nel periodo parziale gennaio-luglio, nel 2012 era sbarcato nel Sud Italia solo un non accompagnato siriano su 80 minori di questa nazionalità, mentre nel 2013 i non accompagnati siriani sono stati poco meno di 100 su 700 minori.
«I minori non accompagnati afgani, somali ed eritrei hanno attraversato vari Paesi prima di arrivare in Italia: gli afgani, dopo aver attraversato il Pakistan e l’Iran, sono arrivati in Puglia e in Calabria dalle coste di Grecia e Turchia, mentre i somali hanno attraversato il Kenya e l’Uganda oppure l’Etiopia e, come gli eritrei, anche il Sudan e la Libia prima di arrivare in Sicilia e, per la maggior parte, a Lampedusa. La permanenza rispettivamente in Grecia e in Libia ha messo particolarmente a rischio la loro incolumità fisica e psicologica».
Quando la “scommessa” cade sui ragazzini
Dati e osservazioni sembrano registrare, oltre all’aumento del numero assoluto e dell’incidenza di questi bambini e ragazzi “soli” negli sbarchi, anche una tendenza alla diminuzione della loro età media, nell’ultimo periodo. Difficile spiegare il fenomeno. Sugli itinerari del traffico di migranti e nei Paesi d’origine potrebbe essersi diffusa la voce che più giovani sono, i ragazzi meno rischiano di essere respinti in patria come maggiorenni una volta rintracciati in territorio europeo. Potrebbe anche essersi diffusa notizia, almeno negli ambienti di traffico più avvertiti e informati, che il nuovo regolamento “Dublino III” ormai prossimo ad essere applicato (l’”ora x” sarà il 1° gennaio 2014) è un po’ meno rigido del “Dublino II”.
In ogni caso, nel mare delle ipotesi sta ancorata una certezza: qui in Italia, qui in Europa, abbiamo prodotto e continuiamo a produrre leggi, direttive e regolamenti che, nei Paesi d’origine, “costringono” migliaia di famiglie a impegnare, a rischiare nelle traversate migratorie la vita di ragazzini piuttosto che di giovani adulti.
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