31. Juli 2018 · Kommentare deaktiviert für Italien: Zehn rassistische Angriffe auf Migrant*innen in einem Monat · Kategorien: Italien · Tags:

Il Fatto Quotidiano | 30.07.2018

Razzismo, dagli spari in Campania fino a Moncalieri: in un mese 10 casi gravi e 11 feriti – La scheda

Il lancio dell’uovo che ha ferito stanotte la campionessa Daisy Osakue è l’ultimo di una serie di episodi di violenza o semplice intolleranza nei confronti di migranti che si sono verificati negli ultimi tempi. Dagli spari a Caserta dell’11 giugno passando per i due episodi a Forlì fino alla bimba rom colpita a Roma e al senegalese picchiato a Partinico: ecco la mappa delle aggressioni

Dalla folle “caccia al nero” di Luca Traini a Macerata ai migranti presi di mira con armi ad aria compressa in tutta Italia, finendo con l’italo-senegalese insultato all’Asl di Giulianova: “Qua non c’è il veterinario”. Il lancio dell’uovo che ha ferito stanotte la campionessa Daisy Osakue è l’ultimo di una serie di episodi di violenza o semplice intolleranza nei confronti di migranti che si sono verificati negli ultimi tempi. Solo da metà giugno – e dunque escludendo il raid razzista con cui Traini intendeva vendicare l’omicidio di Pamela Mastropietro e la tragedia di Sacko Soumalya, il giovane del Mali ucciso a Vibo Valentia il 3 giugno mentre prelevava del materiale da una fabbrica abbandonata – i casi più gravi sono stati 10, con 11 feriti.

Caserta, 11 giugno – Due immigrati provenienti dal Mali, ospiti di una struttura Sprar, vengono raggiunti da colpi di pistola ad aria compressa sparati da una Panda in corsa. A bordo tre ragazzi che, stando alla denuncia degli stranieri, gridavano “Salvini, Salvini!”. Ferito all’addome uno dei due.

Napoli, 20 giugno – Due persone a bordo di un’auto colpiscono alla pancia con dei piombini uno chef ventiduenne maliano, da anni in Italia. “Sparavano e ridevano“, ha raccontato la vittima alla polizia. Il giovane, ferito all’addome, viene medicato in ospedale e dimesso con 10 giorni di prognosi.

Forlì, 2 luglio – In corso Garibaldi, una donna nigeriana è avvicinata da un motorino e una delle due persone a bordo del mezzo la ferisce a un piede, con una pistola da soft air. Finisce al pronto soccorso, ma non denuncia il fatto per paura.

Forlì, 5 luglio – Un ivoriano di 33 anni, in regola con le norme sul soggiorno, viene colpito mentre è in bicicletta. Un solo sparo, da un’auto che lo affianca e poi fugge. Centrato all’addome, se la caverà in dieci giorni.

Latina, 11 luglio – Alcuni colpi di pistola ad aria compressa sparati da un’auto in corsa feriscono lievemente due giovani nigeriani in attesa dell’autobus. Tre giovani verranno poi denunciati con l’accusa di lesioni aggravate dall’odio razziale.

Roma, 17 luglio – Una bimba rom di 14 mesi viene gravemente ferita alla schiena da un colpo di pistola ad aria compressa mentre è in braccio alla madre. Ad esplodere il colpo un 59enne romano, che si è difeso: “volevo solo provare la pistola, non ho mirato contro quelle persone”

Cassola (Vi), 26 luglio – Un operaio capoverdiano di 33 anni, impegnato ad allestire le luminarie per la festa patronale, viene centrato da pallini alla regione lombare mentre si trova su un ponteggio. Sette giorni di prognosi. A sparare un quarantenne disoccupato: “Ho mirato a un piccione”.

Caserta, 26 luglio – Un migrante della Guinea richiedente asilo e ospite di un centro di accoglienza è colpito in pieno volto con una pistola ad aria compressa. Il giovane, che riporta una ferita superficiale, denuncerà di essere stato avvicinato da due ragazzi in moto che hanno poi fatto fuoco.

Partinico (Pa), 26 luglio – Un senegalese di 19 anni viene insultato e picchiato mentre serve ad un bar. “Sporco negro, torna al tuo paese”, gli dicono, poi giù calci e pugni. Sette giorni di prognosi. Un operaio viene denunciato per lesioni aggravate dall’odio razziale.

Moncalieri, 30 luglio – La primatista italiana under 23 di lancio del disco, Daisy Osakue, nata a Torino da genitori nigeriani, viene colpita nella notte in pieno volto da un uovo lanciato da un’auto in corsa. Secondo i carabinieri l’azione non è riconducibile a motivi razziali, ma lei non ha dubbi: “L’hanno fatto apposta, volevano colpire una ragazza di colore. Per fortuna è soltanto un’abrasione”.

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Corriere della Sera | 31.07.2018

Le ambiguità del cattivismo e la foto che Salvini dovrebbe farsi

Per quanto non esistano statistiche ufficiali delle aggressioni motivate da «odio razziale», basta sfogliare i giornali per accorgersi che qualcosa è cambiato

di Antonio Polito

Qualcosa è cambiato. Per quanto non esistano statistiche ufficiali delle aggressioni motivate da «odio razziale», basta sfogliare le collezioni dei giornali per accorgersi che qualcosa è cambiato. Negli anni passati, pur nel pieno di arrivi ben più massicci e caotici di stranieri, imparagonabili ai numeri di oggi ormai sotto controllo, non si era registrata una tale frequenza di atti di violenza contro persone di etnia e colore di pelle diverso dal nostro. Sono episodi differenti tra loro, e solo la Giustizia potrà accertare i moventi e sanzionare i colpevoli. Ma tutti sarebbero difficili da immaginare se non si fosse ormai prodotto uno sdoganamento culturale della xenofobia. Ecco una prova di quanto quel complesso di sentimenti, emozioni e senso comune che va sotto il nome di cultura popolare, possa condizionare i comportamenti di una comunità.

Le idee certe volte contano di più dei fatti. Ed è per questo che vanno maneggiate con cura. L’idea nuova che circola in Italia da un po’ di tempo è il «cattivismo». Non si tratta solo del rovesciamento del vecchio «buonismo» della sinistra, basato sulla retorica secondo la quale i fenomeni migratori sono troppo grandi per essere governati, dunque non si può che accogliere chiunque e comunque arrivi. Una tesi che alla lunga ha prodotto l’effetto opposto, confermando le peggiori paure degli italiani: che cioè la Repubblica avesse rinunciato a ogni sovranità sulle proprie frontiere, e che il fenomeno fosse ormai fuori controllo. Salvini ne ha raccolto i frutti a piene mani. Ma il «cattivismo» di cui ormai molti menano vanto (un giro su Twitter può essere istruttivo) è qualcosa di più: è la convinzione che sia in corso una «invasione» ostile e perfino organizzata, e che quindi esista una giustificazione morale, se non ancora giuridica, a difendersi. Alla guerra come alla guerra; e in guerra, si sa, pietà l’è morta. Si può definirlo razzismo? No, in senso stretto. Perché non è (ancora) fondato sulla proclamazione della superiorità biologica e storica della nostra etnia. Ma sicuramente genera forme di discriminazione razziale, secondo la definizione della Convenzione delle Nazioni Unite, che così definisce «ogni differenza, esclusione e restrizione della parità dei diritti in base a razza, colore della pelle e origini nazionali ed etniche». Di qui l’allarme per i tanti episodi di intolleranza e di violenza.

Non siamo per fortuna in Italia neanche lontanamente vicini ai livelli che i conflitti razziali hanno avuto e hanno tuttora altrove. Ma questo non vuol dire che, di imitazione in imitazione, non si possa raggiungere prima o poi la massa critica di «volenterosi carnefici» necessaria per innescare una reazione a catena di punizioni e vendette. Meglio dunque agire prima che lamentarsi dopo. Per questo ci eravamo permessi qualche tempo fa, dalle colonne di questo giornale, di suggerire al ministro dell’Interno Matteo Salvini di non indulgere al «cattivismo», per quanti consensi gli abbia portato o gli possa portare. Nel ruolo istituzionale che oggi ricopre, e che gli consente di usare la forza coercitiva dello Stato, non si può fare propaganda politica, e si deve anzi produrre qualsiasi sforzo per scongiurare il rischio di conflitto tra italiani e non. Non solo perché lo Stato democratico difende l’incolumità e la dignità di chiunque, compresi gli immigrati. Ma anche perché l’esplodere di quel conflitto sarebbe il fallimento della promessa di «legge e ordine» che il titolare del Viminale ha fatto agli italiani.

Si può condurre con efficacia una politica di chiusura o di controllo dell’immigrazione senza accettare alcuna discriminazione razziale. Paesi perfettamente democratici e liberali, come gli Usa, il Regno Unito, la Francia, l’Australia, hanno di volta in volta nella loro storia aperto o chiuso le frontiere ai migranti, ma sempre vigilando con attenzione contro ogni rischio di scontro tra «nativi» e «newcomers», fino al punto di ricorrere anche a forme di discriminazione positiva: aiutando cioè gli ultimi arrivati a integrarsi scalando posizioni nel lavoro, negli studi, nell’amministrazione pubblica. A Salvini non si può chiedere tanto: la sua politica è «prima gli italiani». È una posizione legittima, purché tra gli italiani vengano annoverati anche coloro che lo sono senza essere nati da noi, come Daisy Osakue, la campionessa di lancio del disco aggredita a Moncalieri e che vestirà l’azzurro agli Europei, sempre che il suo occhio guarisca.

Ma al ministro dell’Interno si può certamente chiedere di usare la sua popolarità e il suo consenso per spegnere i bollenti spiriti di alcuni nostri connazionali. Innanzitutto bisogna separare radicalmente gli atti di violenza a sfondo razziale da ogni pretesa giustificazione sociale. Di fronte al pestaggio di un ragazzo nero mentre sta lavorando, come il giovane cameriere di Partinico, non ha alcun senso ricordare che gli italiani sono esasperati per i reati commessi dagli immigrati. Tra le due cose non c’è nesso, ammesso che non si voglia suggerire che se ne può punire uno per educarne cento. Che poi è esattamente ciò che venne in mente al «giustiziere» di Macerata: se ne andò in giro a sparare a giovani neri innocenti per vendicare le colpe di tre spacciatori nigeriani nell’orribile morte della povera Pamela. Allo stesso modo il ministro potrebbe evitare di dare un sapore ideologico, o peggio ancora nostalgico, alla sua politica di contrasto dell’immigrazione clandestina, fenomeno tra l’altro in calo proprio grazie alla sua azione di governo.

Con il linguaggio del corpo e delle T-shirt che maneggia con assoluta maestria, il ministro ci ha fatto sapere in questi giorni che ama avere molti nemici perché questo gli dà molto onore, o che l’«offesa è la migliore difesa». Mai una volta che gli venga l’idea di esibire una scritta con una frase del Vangelo tipo «beati gli operatori di pace», o un articolo della Costituzione che «riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo»? Avrebbe un grande valore se il ministro dell’Interno, uomo del tutto al riparo da ogni sospetto di buonismo, magari di ritorno da una visita ai bagnasciuga sui quali ferma sbarchi e «vu cumprà», si facesse un giorno fotografare al capezzale di un immigrato vittima di un’aggressione a sfondo razziale. Sarebbe un testimonial straordinario di una Repubblica che sa essere severa con ogni illegalità, e giusta con tutte le vittime dell’illegalità.

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Internazionale | 31.07.2018

L’antirazzismo italiano ha poca voce

La coalizione populista al governo in Italia è dominata da Matteo Salvini, ministro dell’interno e vicepremier che invade l’etere e i social network minacciando di deportare tutti i clandestini. Salvini ha citato Mussolini – “tanti nemici tanto onore” – proprio nel giorno del compleanno del dittatore, e ha dichiarato che i migranti mettono in pericolo l’identità e la sicurezza dell’Italia.

Il ministro dell’interno ha aggiunto che intende privare della scorta Roberto Saviano, giornalista minacciato dalla camorra e che tra l’altro è uno dei suoi critici più accaniti. Nonostante la Lega sia partner di minoranza della coalizione con il Movimento 5 stelle salita al potere a maggio, Salvini sembra dare la linea al governo e ha raddoppiato i consensi del suo partito. Secondo i sondaggi, sia la Lega sia i cinquestelle si attestano al momento sul 30 per cento dei voti.

Fino a che punto l’elettorato italiano condivide le idee di Salvini sull’immigrazione? L’Italia presenta tendenze profondamente conservatrici, ma i suoi cittadini hanno anche dato prova di grandi slanci umanitari e di un’inclinazione a privilegiare la realpolitik rispetto all’ideologia. Davanti ai costanti tweet e alle dirette Facebook di Salvini è difficile capire quanto ci sia di reale e quanta sia invece la retorica. Di sicuro la retorica ha cominciato a produrre i suoi effetti concreti, e negli ultimi giorni in Italia si è verificata un’impennata delle aggressioni contro gli immigrati.

E possiamo davvero sostenere che il nuovo governo rifletta un cambiamento reale nella società italiana? O forse all’origine di tutto c’è la complessità della politica parlamentare italiana, in cui piccoli partiti possono fare la voce grossa (soprattutto se le loro idee si avvicinano a quelle di Donald Trump)?

Un piano politico preciso

Questo mese, a Roma, ho rivolto le stesse domande ad alcune persone tra cui Aboubakar Soumahoro, 38 anni, leader sindacale nato in Costa d’Avorio. Soumahoro è arrivato in Italia quando aveva da poco compiuto vent’anni per lavorare come bracciante, prima di ottenere una laurea in sociologia all’università Federico II di Napoli. Il mese scorso l’Espresso gli ha dedicato la copertina accanto a Salvini, con il titolo “Uomini e no”, a suggerire che Salvini non si stia comportando umanamente e indicando Soumahoro, almeno simbolicamente, come il volto di un’opposizione culturale de facto (Salvini ha aspramente criticato la copertina dell’Espresso).

“I politici hanno un piano per la società”, mi ha detto Soumahoro mentre eravamo seduti nella sede del sindacato Usb, di cui è un esponente del comitato esecutivo. “Quello che sta succedendo non è un caso. Fa parte di un piano. Davanti all’impoverimento generale diffuso, conseguenza dell’austerità e di altre politiche, è evidente che non vogliono affrontare il problema alla radice”. Al contrario, secondo Soumahoro i dirigenti politici hanno preferito esasperare “la stigmatizzazione dei migranti sul piano sociale ed economico”, indicando come causa dei mali del paese l’immigrazione fuori controllo anziché i decenni di cattiva gestione politica dell’economia abbinata alle sfide portate dall’euro. “Molte persone sono state prese in giro”, ha sottolineato Soumahoro.

Il sindacato Usb ha cercato di rimediare a quella che definisce la “disumanizzazione” dei lavoratori migranti. Gli immigrati, soprattutto i braccianti, ricevono un permesso di soggiorno dai datori di lavoro, una situazione che li espone al ricatto. Ho chiesto a Soumahoro dove abbia trovato alleati per la sua causa. A sinistra? Tra i cattolici? Mi ha spiegato di aver ricevuto appoggio da diversi segmenti della società, incluse alcune aree della gerarchia cattolica. “Esiste un’altra Italia”. Il fatto che il Movimento 5 stelle e Salvini siano al potere “non significa che le persone che li hanno votati rappresentino tutta l’Italia”.

Il problema è che l’altra Italia non ha ancora trovato un’espressione nel nuovo governo o nell’opposizione politica. Le elezioni di marzo non hanno prodotto una maggioranza chiara, e i partiti centristi (il Partito democratico di centrosinistra e Forza Italia di Silvio Berlusconi) hanno fatto registrare i risultati più bassi di sempre. Entrambi i partiti sono all’opposizione (un’opposizione che appare estremamente indebolita) nonostante Forza Italia si sia presentata alle elezioni al fianco della Lega di Salvini.

Paradossi e convinzioni

L’attuale coalizione di governo oltrepassa la tipica divisione tra governo e opposizione in un modo che spinge i suoi elettori a scontrarsi tra loro anziché con l’opposizione. Il paradosso, insomma, è che la vera opposizione alla Lega è rappresentata dal Movimento 5 stelle, il cui leader Luigi Di Maio è stato messo in ombra da Salvini, come anche il presidente del consiglio Giuseppe Conte, debole figura di compromesso e subordinata ai partiti che l’hanno scelto. Anche prima dell’ondata di destra populista in occidente – Trump, Brexit, eccetera – l’Italia era frammentata ben oltre la tradizionale separazione tra sinistra e destra, e percorsa da un cinismo generalizzato nei confronti della classe politica.

È difficile separare gli impulsi politici dell’Italia contemporanea (figurarsi quantificarli), ma un nuovo studio ha messo in dubbio anche l’assunto secondo cui il governo di destra avrebbe conquistato il potere grazie al sentimento di ostilità nei confronti dei migranti. Al contrario, lo studio ha rilevato che gli elettori italiani sono generalmente empatici nei confronti dei profughi, eppure si sono ritrovati un governo che chiaramente non lo è. Condotto su un campione di duemila persone dall’istituto di sondaggi Ipsos Mori e da More in Common, un’organizzazione senza scopo di lucro che combatte l’autoritarismo e la xenofobia, l’analisi ha stabilito che oltre il 70 per cento degli italiani approva la concessione dell’asilo ad alcuni migranti.

Significativamente, quando gli è stato chiesto se l’Italia dovrebbe respingere i barconi nel Mediterraneo anche a costo di perdere alcune vite, solo il 15 per cento degli intervistati si è dichiarato favorevole. La percentuale sale al 46 per cento tra gli elettori della Lega, ma resta al 17 per cento tra quelli del Movimento 5 stelle, evidenziando un’incoerenza all’interno della coalizione difficilmente risolvibile (un esempio drammatico è arrivato a giugno, quando Salvini ha deciso di chiudere i porti italiani a una nave gestita da una ong e con a bordo oltre 600 migranti salvati in mare. Dopo oltre una settimana di baccano politico, la nave ha attraccato in Spagna).

Più in generale, lo studio ha stabilito che la principale divisione in Italia è tra le persone favorevoli a una società più aperta e quelle che ne vorrebbero una più chiusa, due correnti che ritroviamo anche negli Stati Uniti di Trump e nel Regno Unito della Brexit. Lo studio dipinge un’Italia frammentata dove l’impulso morale di accogliere gli stranieri si scontra con l’instabilità economica, la sensazione che l’Unione europea non abbia aiutato il paese a gestire i quasi 500mila migranti arrivati negli ultimi anni e la convinzione di molti italiani di non potersi più sentire a casa nel loro paese.

Queste emozioni si riflettono in una coalizione che, nonostante le differenze tra i due partiti, ha conquistato il potere grazie a una spinta antisistema e alla generale preoccupazione economica. Secondo lo studio, l’80 per cento degli italiani pensa che la globalizzazione abbia danneggiato il paese, ma le stesse persone sono divise su questioni che riguardano l’identità e l’immigrazione, combattute tra sentimenti che possiamo definire, in mancanza di un’alternativa migliore, umanitarismo e nazionalismo.

Secondo lo studio di Ipsos/More in Common, la maggioranza degli intervistati crede che per risolvere i problemi dell’Italia ci sia bisogno di “un leader forte disposto a infrangere le regole” (un altro studio pubblicato dal sociologo italiano Ilvo Diamanti sul quotidiano la Repubblica ha confermato che la maggioranza degli italiani vuole un leader forte e ha rilevato una distanza tra i leader di partito e i loro elettori).

L’Italia, dopo tutto, ha una lunga storia di uomini forti al comando, da Mussolini a Berlusconi fino ad arrivare a Salvini, che sta adattando il ruolo all’era dei social network. “Questo è il governo di Salvini”, mi ha confermato a Roma Paolo Flores d’Arcais, direttore di Micromega, rivista culturale di sinistra. “Il Movimento 5 stelle è completamente subordinato, per un motivo semplice: se l’Italia tornasse al voto domani, Salvini trionferebbe. Si comporta da premier e forse anche da presidente della repubblica”.

Eppure la Lega ha ottenuto appena il 17 per cento dei voti alle elezioni di marzo. Questo significa che la crescita del sostegno nei confronti di Salvini e il desiderio manifestato dagli italiani di avere un leder forte implicano un avvicinamento alle posizioni leghiste? Non è detto che sia cosi. Flores d’Aracais sottolinea l’esempio della Sicilia, definendola un “laboratorio perfetto” di quanto in Italia la politica possa cambiare rapidamente e indipendentemente dai fattori ideologici.

All’inizio degli anni novanta la Democrazia cristiana è crollata sotto il peso degli scandali di corruzione, e dopo una stagione segnata dagli attentati mafiosi contro magistrati e altri pubblici ufficiali, Palermo ha eletto un sindaco di centrosinistra. “Nel giro di tre mesi l’elettorato è passato dalla Democrazia cristiana a Leoluca Orlando, le cui posizioni politiche erano diametralmente opposte a quelle dei democristiani”, ha sottolineato Flores d’Aracais. Nel 1994, quando Berlusconi è salito al potere per la prima volta con il suo governo di centrodestra, la Sicilia lo ha votato in massa. “Lo stesso vale per il Movimento 5 stelle. I loro elettori sono gli stessi, ma la loro condizione psicologica è cambiata. Oscillano tra la rabbia e la speranza”. Il vento può cambiare rapidamente.

Acque tempestose

Sia il Movimento 5 stelle sia la Lega hanno guadagnato voti nelle aree dell’Italia in cui i partiti tradizionali sono sembrati del tutto scollegati dalla realtà locale. Lo studio di More in Common ha riscontrato che il 73 per cento degli italiani ritiene di non essere più preso in considerazione dai partiti tradizionali. Ma cosa sta offrendo di concreto questo governo, soprattutto in termini di stabilità economica? E quali risultati potrà ottenere? Non molti, almeno secondo Fabrizio Barca, economista ed ex ministro del governo tecnico guidato da Mario Monti. “Il razzismo è l’arma di Salvini”, mi ha spiegato a Roma. “Ha inventato un nemico perché ha capito di non poter mantenere le promesse fatte. Esattamente come Orbán”, ha aggiunto riferendosi al leader nazionalista ungherese ammirato da Salvini.

Qualche anno fa, Barca ha girato l’Italia per parlare con la popolazione, proponendo una ristrutturazione completa del Partito democratico per tenere conto delle preoccupazioni della gente. La gerarchia del partito, guidata all’epoca da Matteo Renzi, aveva bocciato le idee di Barca, evidenziando una spaccatura non diversa da quella tra i sostenitori di Bernie Sanders e quelli di Hillary Clinton all’interno del Partito democratico statunitense. “La Lega e il Movimento 5 stelle hanno fatto quello che secondo me doveva fare il Partito democratico”, mi ha spiegato Barca. Oggi l’economista è a capo del think tank Forum on inequality.

È un problema che non sembra vicino alla soluzione. Lo studio di More in Common ha diviso la società italiana in sette segmenti, con la maggior parte degli intervistati che rientra in quello dei “moderati distaccati”, a cui appartiene anche la maggioranza degli elettori del Movimento 5 stelle. Secondo lo studio, per permettere dall’Italia di respingere la xenofobia e il nazionalismo imposti da Salvini, i moderati distaccati dovrebbero in qualche modo attivarsi. Precisamente quello che mi ha detto Soumahoro. “Non sono solo i migranti e i profughi a navigare acque tempestose, ma tutta la società. Se la nave affonda, affondiamo tutti”.

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NZZ | 01.08.2018

Leichtathletin wird mit Eiern beworfen und verletzt

Die italienische Diskuswerferin Daisy Osakue wird auf der Strasse attackiert, offenbar weil sie dunkelhäutig ist. Das löst in Italien eine Debatte über Rassismus aus. Der Innenminister Matteo Salvini wird kritisiert.

Claudia Rey

Daisy Osakue war in der piemontesischen Ortschaft Moncalieri auf dem Heimweg, als aus der Dunkelheit ein Auto heranraste. Der Beifahrer schmetterte Osakue einen Gegenstand an den Kopf. Die 22-Jährige warf sich zu Boden, ihr Auge schmerzte. Sie spürte, dass eine Flüssigkeit über ihre Wangen rann. «Ich hatte Angst, es sei eine Säure», sagte Osakue den italienischen Medien. Es war ein Ei, dass der Unbekannte ihr ins Gesicht geworfen hatte. Das mutmassliche Motiv: Rassismus.

«Man wollte nicht mich, sondern einfach jemanden mit dunkler Hautfarbe angreifen», sagte Osakue. Sie ist Diskuswerferin und eines der hoffnungsvollsten italienischen Nachwuchstalente. Osakue ist in Turin geboren, ihre Eltern stammen aus Nigeria und leben seit 24 Jahren in Italien. Kommende Woche hätte Osakue an den Europameisterschaften in Berlin starten sollen. Ob sie rechtzeitig genesen wird, ist offen. Ihr linkes Auge wurde verarztet und abgeklebt. Eine Operation bleibt ihr voraussichtlich erspart.

Der Angriff auf Osakue hat in Italien eine Rassismusdebatte ausgelöst. Das Uno-Flüchtlingswerk UNHCR sieht die Attacke als Beweis für die Zunahme von Rassismus in Italien. Es gebe immer mehr «Attacken gegen Migranten, Asylsuchende, Flüchtlinge sowie italienische Staatsbürger ausländischer Abstammung», schrieb UNHCR am Montag. Und Felipe Camargo, Vertreter des Uno-Hochkommissariats für Flüchtlinge, sagte: «Wir können dieses Eskalieren zügelloser Gewalt nicht dulden.»

Kritik an der Regierung Salvini

Der Innenminister Matteo Salvini, Chef der rechtsextremen Lega, wehrte sich gegen die Vorwürfe, Italien habe ein Rassismusproblem. Er wünschte Osakue eine baldige Genesung und verteidigte seine Einwanderungspolitik. «Angreifen und schlagen ist ein Verbrechen, dieses Verhalten muss bestraft werden. Aber die Italiener und die Regierung wegen einiger weniger Vorfälle des Rassismus zu bezichtigen, ist verrückt. Täglich begehen Ausländer in Italien etwa 700 Verbrechen pro Tag, das sind fast ein Drittel aller Delikte», behauptete Salvini.

Für seine Stellungnahme wurde Salvini von verschiedenen Seiten kritisiert. Maurizio Martina, der Chef der Sozialdemokraten, sagte: «Überall in Italien mehren sich rassistische Vorfälle, doch der Innenminister Matteo Salvini leugnet das.» Und der ehemalige Ministerpräsident Matteo Renzi sagte: «Die Regierung darf das Phänomen Rassismus nicht ignorieren. Wir müssen menschlich bleiben.»

Die Polizei fahndet nach den Tätern

Osakue äusserte sich in einem Kommentar für die italienische Zeitung «La Stampa» ausführlich zum Vorfall: «Es ist ein Akt der Feigheit. Wir sind kein rassistisches Land, aber wir sind ein Land voller Vorurteile und Verallgemeinerungen, die auf Ignoranz und Bosheit beruhen, zwei Dinge, die zusammen zu Vorfällen wie am Montag führen. Wir müssen die Kraft finden, diese Probleme gemeinsam zu lösen.»

Sie sei stolz, in Italien aufgewachsen zu sein und das Land international zu vertreten: «Ich kann es kaum erwarten, bald wieder das Nationalmannschaftstrikot zu tragen und meine Zöpfe blau zu färben», schrieb Osakue weiter. Die Polizei hat Ermittlungen gegen Unbekannt aufgenommen.

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junge Welt | 02.08.2018

Welle rassistischer Gewalt

In Italien wächst die Zahl der Attacken und staatlichen Angriffe auf Migranten

Von Gerhard Feldbauer

Seit dem Regierungsantritt der rassistischen Lega und der rechten »Fünf-Sterne-Bewegung« (M5S) wird Italien von einer »schwarzen Flut« rassistischer Gewalt überzogen. So die Einschätzung der linken Zeitung Il Manifesto, die damit auch auf die Anhänger Mussolinis in ihren schwarzen Hemden anspielt. Jüngstes Opfer war am Sonntag in Aprilia bei Rom ein 43jähriger Marokkaner, der für einen Dieb gehalten wurde. Als er nach einer Verfolgungsjagd aus dem Auto sprang, wurde er von zwei Italienern mit Fußtritten und Schlägen zu Tode geprügelt.

Am Montag wurde die Diskuswerferin Daisy Osakue bei Turin mit Eiern beworfen. Die Sportlerin mit nigerianischer Abstammung ist für die Europameisterschaft in Berlin nominiert. Sie wurde am Auge verletzt und musste im Krankenhaus behandelt werden. Unterdessen kürzte Innenminister und Vizepremier Matteo Salvini die Unterstützung für die 136.000 Asylsuchenden auf ein Minimum und sperrte den meisten ihre Integrationsmaßnahmen. Dieses Schicksal droht auch rund 600.000 in Italien lebenden Migranten.

Die Aufnahme von Flüchtlingen, die vor Krieg, Terror und Verfolgung fliehen, ist von der Regierung in Rom auf ein Minimum reduziert worden, nachdem Hilfsschiffen mit geretteten Migranten untersagt wurde, italienische Häfen anzulaufen. Laut der Nachrichtenagentur ANSA ermittelt die Staatsanwaltschaft von Trapani auf Sizilien gegen 20 Retter, darunter Mitglieder von »Ärzte ohne Grenzen« und »Save the Children«. Zehn Beschuldigte sollen zur Besatzung der »Iuventa« des Berliner Vereins »Jugend rettet« gehören, die im Mittelmeer Flüchtlinge geborgen hatte.

Nicht nur die Aufnahme von Flüchtlingen soll verhindert werden. Der Rassismus richtet sich auch gegen in Italien lebende Menschen. Anfang dieser Woche wies die römische Bürgermeisterin Virginia Raggi von M5S die Polizei an, 350 Roma vom sogenannten Camping River im Stadtteil Tiberina zu vertreiben. Der Vorsitzende der antirassistischen Organisation »21. Juli«, Carlo Statolla, nannte das »eine schwerwiegende Verletzung der vom Strasbourger Gerichtshof für Menschenrechte garantierten Freiheiten«.

Mit einem »Sicherheitserlass« will Salvini die Verfolgung von Migranten als legale Maßnahme tarnen. In Italien seien »30.000 Roma in solchen Camps bedroht«, schrieb Manifesto. Außerdem lebten 10.000 Menschen in besetzten Häusern, viele von ihnen sind auch Migranten.

Unter der Losung »Gestern ausgerottet, heute diskriminiert« haben Sinti und Roma zur Protesten vor der Abgeordnetenkammer aufgerufen. Sie wollen an die 2.987 Frauen, Männer und Kinder des »Zigeunerlagers« des nazistischen Vernichtungslagers Auschwitz-Birkenau erinnern, die in der Nacht des 2. August 1944 ermordet wurden. Das Gedenken gilt, wie es in dem Aufruf heißt, »der mehr als einer halben Million unserer Brüder und Schwestern, die in den Vernichtungslagern Europas umgebracht wurden«.

Der Schriftsteller und Antimafiaaktivist Roberto Saviano warnte vor dem Hintergrund der permanenten Krise des Kapitals, die Regierung wolle Migranten für die schwierige wirtschaftliche Lage, die Not und das Elend der Menschen verantwortlich machen. Diese Regierung bedrohe die Mehrheit der Menschen. Er appellierte, diesem menschenfeindlichen Regime mutig entgegenzutreten und die Demokratie zu retten.

Salvini reagiert auf Proteste mit einem Bekenntnis zu Benito Mussolini und übernahm am 29. Juli auf Twitter dessen Slogan »Viel Feind, viel Ehr«. Kein zufälliges Datum, es handelt sich dabei um den Geburtstag des faschistischen »Duce«. Salvini wolle ein »klares Signal an die extreme Rechte senden«, zitiert die Zeitung La Repubblica Federico Fornaro, Fraktionschef der Linkspartei »Liberi e Uguali«.

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