14. Juli 2018 · Kommentare deaktiviert für Fischkutter geräumt, Boat People nun an Bord von Frontex- und Guardia di Finanza-Booten · Kategorien: Nicht zugeordnet

Am Samstagmorgen sind die 450 Migranten, die sich auf einem Fischkutter vor der Insel Linosa befanden, auf Schiffe von Frontex und der Guardia di Finanza verteilt worden. Acht Frauen und Kinder wurden aus gesundheitlichen Gründen direkt nach Lampedusa gebracht. In welchem Hafen die Boote anlanden, ist allerdings noch umstritten. Vermutet wird, dass sie Richtung Süden fahren, also nach Malta oder Libyen.

Corriere della Sera | 14.07.2018

Svuotato barcone, migranti a bordo navi Gdf e Frontex: 8 a Lampedusa

Erano in viaggio verso la Sicilia: sono stati portati trasbordati sulla «Monte Sperone» della Gdf e sulla «Protector» che opera per Frontex. Secondo fonti del Corriere la decisione di dove destinare le navi è bloccata perché la decisione spetterebbe a Salvini

E‘ stato completato poco dopo le 8,30 di sabato mattina il trasbordo dei 450 migranti che da ieri erano su un barcone a largo di Linosa: 176 persone sono sul pattugliatore «Protector» inserito nel dispositivo Frontex, e altre 266 sul «Monte Sperone» della Guardia di Finanza. Otto persone, tutte donne e bambini, sono invece state già trasportate a Lampedusa a bordo di motovedette della Guardia Costiera per motivi sanitari. Una donna è incinta. Il barcone era partito ieri mattina dalle coste libiche di Zuara ed è entrato nella zona Sar (Search and Rescue) italiana. Alle 22 di ieri sera si trovava a poche miglia da Lampedusa e da Linosa, poi i pescatori della zona lo hanno visto cambiare rotta e puntare verso la costa siciliana.

Stop sulla decisione del porto

Dopo un lungo braccio di ferro con Malta, che aveva preso in carico il coordinamento del soccorso senza però mandare navi e senza rendersi disponibile ad accogliere sull’isola i migranti, il governo italiano ha fatto intervenire il pattugliatore della finanza e la capitaneria per scortare il peschereccio. Secondo fonti del Corriere della Sera la decisione del trasbordo è stata presa per non essere accusati di mancato soccorso. Il porto di sbarco dovrà essere scelto dal ministro Salvini e da Danilo Toninelli, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti della Repubblica italiana, e al momento sul punto «è tutto fermo». La Guardia Costiera ha completato l’attività di coordinamento e quindi adesso è il Viminale a dover decidere che cosa fare rispetto alla scelta del porto. L’ipotesi è di andare «verso sud» quindi a Malta oppure in Libia. C’è un precedente che risale al governo Maroni quando una nave della Guardia di Finanza riportò migranti in Libia e questo fu ritenuto un respingimento che è vietato dalle convenzioni internazionali e dai trattati ai quali l’Italia aderisce.

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Il Fatto Quotidiano | 14.07.2018

Migranti, svuotato il barcone con 450 persone al largo di Linosa. Salvini aveva detto: “Qui non deve arrivare”

A meno di 24 ore dallo sbarco a Trapani dei 67 migranti a bordo della nave Diciotti, nuovo braccio di ferro con La Valletta. Salvini e Toninelli avevano intimato alle autorità della piccola isola nel Mediterraneo d’intervenire quando l’imbarcazione si trovava in acque di salvataggio e ricerca maltesi. Da La Valletta, però, replicano sostenendo che le persone a bordo avrebbero espresso il desiderio di procedere verso Lampedusa

E’ stato completato da pochi minuti il trasbordo dei 450 migranti che erano a bordo del barcone a largo di Linosa: 176 persone sono infatti sul pattugliatore Protector, inserito nel dispositivo Frontex, e altre 266 sul Monte Sperone della Guardia di Finanza. Otto persone, tutte donne e bambini, sono invece state già trasportate a Lampedusa a bordo di motovedette della Guardia Costiera per motivi sanitari.

Il barcone era nella acque di ricerca e soccorso di competenza di Malta ma da La Valletta non è intervenuto nessuno. Per questo, prima del trasbordo, il barcone di legno aveva ripreso la sua rotta verso nord. Prima verso Agrigento – Siracusa, poi rientrando nella acque sar di pertinenza italiane. Infine ha fatto rotto versa Lampedusa: alle ore 21 di venerdì 13 luglio è stato localizzato a 5 miglia dall’isola di Linosa.

A meno di 24 ore dallo sbarco a Trapani dei 67 migranti a bordo della nave Diciotti della Guardia costiera italiana, l’Italia ingaggia un nuovo braccio di ferro con Malta. Matteo Salvini e Danilo Toninelli avevano intimato alle autorità della piccola isola nel Mediterraneo d’intervenire quando il barcone si trovava in acque sar maltesi. Da La Valletta, però, replicano sostenendo di aver rispettato la legge: l’imbarcazione si trovava in alto mare e le persone a bordo avrebbero espresso il desiderio di procedere verso Lampedusa.

Salvini: “Porti chiusi” – Salvini, ha nuovamente annunciato la chiusura dei porti italiani, almeno a parole. “Un barcone con 450 clandestini a bordo è da questa mattina in acque di competenza di Malta, che si è fatta carico di intervenire. A distanza di ore però nessuno si è mosso, e il barcone ha ripreso a navigare in direzione Italia. Sappiano Malta, gli scafisti e i buonisti di tutta Italia e di tutto il mondo che questo barcone in un porto italiano non può e non deve arrivare. Abbiamo già dato, ci siamo capiti?”, ha scritto  su twitter il ministro dell’Interno.

Toninelli: “Malta intervenga”. La Valletta: “Volevano procedere” – Nel pomeriggio era intervenuto anche il titolare delle Infrastrutture. “Da alcune ore c’è un’imbarcazione con 450 persone a bordo che naviga nel Sar maltese. Per la legge del mare è Malta che deve inviare proprie navi e aprire il porto. La nostra Guardia Costiera potrà agire, se serve, in supporto, ma Malta faccia subito il suo dovere”, spiegava su twitter Toninelli. Poco dopo, però, il barcone è entrato in acque di competenza italiane.

Dopo alcune ore di silenzio ecco la replica di La Valletta. “Malta ha soddisfatto tutti gli obblighi previsti dalle convenzioni internazionali”, è la difesa di un portavoce del governo citato dal Times of Malta. Quando ne è stata notificata la presenza, sostengono a La Valletta, la nave era a circa 53 miglia nautiche da Lampedusa e 110 miglia da Malta. Contattate, le persone a bordo avrebbero espresso l’intenzione di procedere verso Lampedusa: “Dato che erano in alto mare, non avevamo autorità per dargli istruzioni”, ha detto il portavoce del governo maltese, aggiungendo che la barca ora è in acque italiane.

L’avviso della Farnesina – Già nella notte la Farnesina aveva inviato nella notte una nota all’ambasciata maltese a Roma. Nella nota verbale, secondo quanto riferito all’Ansa, si ricostruisce la dinamica della vicenda. Alle ore 04.25 di venerdì 13 luglio, il Maritime Rescue Coordination Center italiano ha ricevuto una segnalazione su un’imbarcazione con circa 450 persone a bordo in area Sar maltese.  Le autorità maltesi, immediatamente informate, circa due ore dopo hanno comunicato l’assunzione del coordinamento delle operazioni di soccorso e l’invio in area di un aereo che ha individuato l’imbarcazione alla deriva ancora in area sar maltese.

Malta non interviene – A quel punto Malta ha inviato a Roma una richiesta di disponibilità per un’eventuale cooperazione. Ma non risulta che nel frattempo La Valletta abbia inviato nell’area le sue navi, né che abbia dirottato sul posto unità mercantili in grado di prestare soccorso. Per questo la Farnesina, nella sua nota verbale, chiedeva che le autorità maltesi adempissero con la massima urgenza alle proprie responsabilità in materia Sar, attivando gli appropriati interventi operativi. Il porto di sbarco, insisteva il ministero degli Esteri, doveva essere identificato sul territorio maltese, in quanto – si sottolineava – il coordinamento fa capo a Malta e l’evento si è verificato nell’area Sar maltese.

Nuovo braccio di ferro – Così, però, non è stato. Dopo un primo caso nelle scorse settimane, dunque, nasce una nuova disputa nelle acque del Mediterraneo. A metà giugno la nave Lifeline, con 230 migranti salvati a bordo, è stata lasciata in mare aperto per quasi una settimana dopo che l’Italia si è rifiutata di farla entrare in un suo porto. Alla fine è approdata a Malta, dopo che nove Paesi dell’Ue hanno accettato, con una soluzione inedita, di accogliere ciascuno una quota dei migranti a bordo. Solo che stavolta non si tratta di una nave ben attrezzata di qualche ong, in grado di tenere il mare per giorni e giorni senza rischiare il naufragio, bensì di un peschereccio, probabilmente scalcinato e sovraccarico.

Un barcone di legno con 450 persone – L’imbarcazione – secondo Malta Today – era un barcone di legno partito dalla Libia con a bordo 450 migranti. L’uso di una barca di legno – è l’analisi fatta dal quotidiano di La Valletta – sembra essere una nuova tendenza adottata dai trafficanti di persone in Libia in risposta al blocco dei porti alle ong, accusate di favorire indirettamente il traffico illegale di esseri umani. Barche in legno erano già state usate in passato per trasportare migranti dalla Libia. Il più delle volte si tratta di navi sovraffollate e in pessime condizioni ma più robuste dei gommoni usati degli ultimi anni. E dunque con più probabilità di raggiungere direttamente Lampedusa o Malta. Isole in cui devono necessariamente approdare: in caso contrario rischiano il naufragio. A Lampedusa, purtroppo, ne sanno qualcosa.

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