02. April 2018 · Kommentare deaktiviert für Migranti, dopo la Open Arms anche la nave Aquarius costretta ad affrontare il “coordinamento” libico · Kategorien: Italien, Libyen · Tags: , , ,

Yesterday 31-03-2018 the SaR Aquarius of the NGO SOS Mediterranee was called by the MRCC Rome, for an urgent SaR activity in the central mediterranean. Later MRCC called again, and withdrawed the order, giving the SaR order to the so-called Libyan Coastguard. Arriving at the refugees in sea, Aquarius could save only 39 people. The Libyans took back 90 boat-people to Libya.

It seems that the Italian Navy intervened in the coordination of this SaR activity, with military orders to the MRCC in Rome. For the SaR activists, a clear message to the MRCC should be done: a SaR order to NGO ships cannot be withdrawned, promoting illegal Italo-Libyan push-back-actions.

Il Fatto Quotidiano | 01.04.2018

Dopo il caso della nave di Proactiva, finita sotto sequestro a Pozzallo, ieri l’imbarcazione Sos Mediterranèe si è trovata nella stessa situazione, rendendo evidente quella che sembra ormai una prassi: una volta sul posto le navi vengono affidate al controllo di Tripoli che chiede loro di „restituire“ i migranti

E’ ormai divenuta una prassi l’affidamento del coordinamento dei salvataggi dei migranti alla Guardia costiera libica nel Mediterraneo centrale da parte delle autorità italiane. Dopo il caso Open Arms – nave di una Ong spagnola che il 15 marzo è stata affrontata, anche con le armi, dai libici, finita sotto sequestro a Pozzallo – ieri la Aquarius di Sos Mediterranèe si è trovata ad affrontare le motovedette di Tripoli. Sabato 31 marzo, poco dopo le 10.30 la nave di salvataggio è stata chiamata dal centro di coordinamento italiano per le operazioni di ricerca e soccorso, MRCC di Roma, dopo l’avvistamento di un gommone in situazione di pericolo. Mentre la Aquarius si recava sul posto, è arrivato un secondo messaggio comunicando l’affidamento del coordinamento alla Guardia costiera libica, chiedendo alla nave della Ong di non partecipare al recupero dei naufraghi e di non interferire con le operazioni dei libici. Già nei due giorni precedenti, giovedì e venerdì, Aquarius aveva effettuato altri salvataggi. In un caso erano intervenuti su un gommone in pessime condizioni, con le tavole rotte e in parte già sgonfio. Anche in quel caso era intervenuta una motovedetta di Tripoli, la 648 – la stessa del caso Open Arms, già coinvolta in un drammatico scontro con la Sea Watch il 5 novembre dello scorso anno – quando i naufraghi erano già stati portati a bordo della Aquarius.

Nell’intervento di sabato la nave dell’Ong è stata bloccata dal centro del comando generale della Guardia costiera prima ancora di operare. Arrivati sull’obiettivo – raccontano fonti di Sos Meditarranee – i libici, presenti con la motovedetta Al Khifra 206, hanno permesso solo l’immediato soccorso dei naufraghi più fragili, tra i quali un neonato e alcuni bambini, per un totale di 39 persone. Tutti gli altri profughi, circa 90, sono stati recuperati dalla Guardia costiera di Tripoli, per essere riportati in Libia. In questo momento la nave Aquarius si trova in navigazione verso le coste siciliane e dovrà sbarcare lunedì alle ore 15 a Messina.

La procedura utilizzata dal centro MRCC di Roma appare identica al caso della nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms finita indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per non aver consegnato i migranti ai libici e per non aver poi chiesto lo sbarco a Malta. Inizialmente il capitano e la team leader erano stati accusati dalla Dda di Catania – diretta da Carmelo Zuccaro – anche di associazione per delinquere. In sede di convalida del sequestro della nave, il presidente dell’ufficio Gip Sarpietro ha però escluso questa ipotesi di reato, rimandando il fascicolo alla procura ordinaria di Ragusa per competenza. Nel decreto di convalida del sequestro – emesso martedì 27 marzo – sono riportati alcuni stralci delle informative della Guardia costiera italiana, dove si rivela per la prima volta la catena di comando a capo della Guardia costiera libica. Nel documento si legge che la comunicazione al centro di coordinamento di Roma dell’intervento delle motovedette libiche durante il salvataggio del 15 marzo è partita dalla nave della Marina Militare italiana Capri, di stanza nel porto di Tripoli. Il decreto del Gip di Catania riferisce poi che anche l’ordine di tenere lontana la nave Open Arms è partito dagli ufficiali della Marina italiana. Secondo il magistrato “il coordinamento (delle motovedette di Tripoli, ndr) è sostanzialmente affidato alle forze della Marina Militare Italiana, con i propri mezzi navali e con quelli forniti ai libici”.

Il tema è particolarmente delicato, visto che le stesse Nazioni Unite, in un rapporto a firma del Segretario generale inviato al Consiglio di sicurezza il 12 febbraio scorso, hanno accusato la Guardia costiera libica di non rispettare i diritti dei migranti salvati, stigmatizzando in modo particolare l’intervento dello scorso novembre “quando membri della Guardia costiera libica hanno picchiato i migranti con delle corde, puntando contro di loro delle armi durante una operazione di salvataggio”. L’Italia non può poi riportare i profughi salvati in Libia, situazione che si configurerebbe come un respingimento, vietato dalle convezioni internazionali. Già nel 2011 il governo italiano è stato condannato, per un episodio del 2009, dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. L’attuale contesto che vede di fatto la Marina Militare italiana coordinare le azioni della Guardia costiera libica ha ricevuto critiche da diversi giuristi che ritengono l’affidamento del coordinamento dei salvataggi alle motovedette libiche un respingimento di fatto dei profughi. Ventinove docenti di diritto di varie università europee hanno firmato nei giorni scorsi una dichiarazione in cui chiedono all’Italia di “cessare la sua politica di ritorni forzati in Libia”, affermando di essere pronti a denunciare il nostro governo alla Corte Internazionale penale e al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Sul caso specifico della Open Arms vi è stato poi un recente intervento sulla rivista di Magistratura democratica “Questione giustizia” firmato dal sostituto procuratore generale presso la Cassazione Stefano Perelli, che mette in dubbio l’applicabilità del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per chi partecipa alle operazioni di soccorso in mare.

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The Libya Observer | 01.04.2018

The Libyan Coast Guard carried out a joint operation with a European non-governmental organization Saturday to rescue migrants attempting to cross the Mediterranean Sea.

A source in the Libyan Coast Guard told the German news agency dpa that 120 migrants were saved near the shores of Zuwara city, west of Tripoli.

The European NGO spotted the migrants’ boat and commenced in the rescue process before being joined by the vessel Kifah of the Libyan Navy to complete the mission.

The source added that the European NGO took the families and ill persons aboard, while the Libyan Coast Guard transferred about 80 other migrants to Abu-Sitta Navy base in Tripoli.

The migrants were registered and provided with some health and logistical assistance before being transferred to Tajoura shelter of the Anti-Illegal Immigration Agency.

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MSF | 01.04.2018

Mediterranean: MSF Evacuates 39 Vulnerable People From Packed Rubber Boat

Yesterday at 10.32am the search and rescue ship Aquarius – operated in partnership by MSF and SOS MEDITERRANEE – along with the Libyan coast guard, were alerted by the Italian Rescue Maritime Coordination Centre (IMRCC) to a rubber boat in distress with an estimated 120 people, in international waters 23-24 nautical miles from the Libyan coast.

The rubber boat was first identified by a European military aircraft. While the Aquarius arrived on scene first, at approximately 11:00, we were informed by the IMRCC that the Libyan coast guard would be in charge of the rescue and as such the Aquarius was instructed to standby and not engage.

While on standby, the Aquarius witnessed a deterioration in the situation, with the overcrowded rubber boat taking on water. By 12:45 MSF and SOS MEDITERRANEE were able to negotiate with the IMRCC, Libyan coast guard headquarters and Libyan coast guard vessel on its way to the scene, to allow the Aquarius to stabilise the situation by giving out lifejackets to all people on board, and to assess their medical conditions.

The MSF nurse on board the Aquarius fast speed rescue boat (RHIB) identified 39 medical and vulnerable cases – including one newborn, pregnant women, children and their families – who were evacuated to the Aquarius.

While we were able to negotiate the evacuation of 39 vulnerable and medical cases to the Aquarius, out of concern for the safety of the 253 people already on board from the past two rescues, and the Aquarius crew, we were unable to complete the rescue.

At 13:52 the Aquarius was ordered to move away from the scene by the Libyan coast guard, leaving dozens of people still on the rubber boat. At 14:09 these people were taken by the Libyan coast guard back to Libya.

MSF reiterates again that Libya is not a place of safety and under no circumstances should refugees and migrants be returned there. MSF continues to call on European Governments to prioritise the safety of refugees and migrants rather than actively enforcing policies of deterrence and containment in Libya. MSF refers to the Dutch minister of foreign affairs who after her visit just last week stated that the situation in the detention centres is inhumane and they should be closed as soon as possible.

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DW | 29.03.2018

Inside Europe: NGOs fear crackdown on migrant rescue missions

Doctors Without Borders (MSF) has accused European governments of trying to block NGOs from conducting search and rescue operations in the Mediterranean Sea. Two weeks ago, a Spanish NGO ship was impounded after bringing more than 200 migrants to Sicily. Now the only remaining NGO ship off the Libyan coast is the Aquarius. DW reporter Filip Warwick reports from on board the ship.

 

 

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