17. März 2018 · Kommentare deaktiviert für „Libysche Küstenwache bedroht Flüchtlingshelfer mit Waffen“ · Kategorien: Italien, Libyen · Tags: , ,

Süddeutsche Zeitung | 16.03.2018

  • Eine spanische Hilfsorganisation ist bei der Rettung von Migranten auf dem Mittelmeer nach eigenen Angaben von der libyschen Küstenwache mit Waffen bedroht worden.
  • Die Organisation weigerte sich dennoch die geretteten Menschen an die libyschen Behörden zu übergeben.
  • Der italienische Senator und Menschenrechtsexperte Luigi Manconi nannte den Vorfall eine „Aktion an der Grenze zur Piraterie“.

Bei einem Rettungseinsatz im Mittelmeer ist die spanische Hilfsorganisation Proactiva Open Arms nach eigenen Angaben von der libyschen Küstenwache mit Waffen bedroht worden. Zum Zeitpunkt des Zwischenfalls hatte die Organisation mehr als 200 Flüchtlinge an Bord und befand sich in internationalen Gewässern, etwa 120 Kilometer entfernt von der libyschen Küste.

Der Organisation zufolge soll die Küstenwache die Helfer aufgefordert haben, ihnen die Menschen auf ihr Schiff zu übergeben. Als sich die Organisation allerdings weigerte, habe die Küstenwache gedroht zu schießen, erklärte eine Sprecherin der Organisation Proactiva Open Arms. Trotz der Drohung sollen sich die Helfer weiter geweigert haben. Das libysche Schiff zog sich schließlich zurück.

Organisation wurde Einfahrt in Hafen verweigert

Danach soll dem Rettungsschiff zeitweise die Einfahrt in einen sicheren Hafen in Europa verweigert worden sein. Das Schiff hätte mit Menschen in kritischem Zustand auf hoher See bleiben müssen. Nur ein drei Monate altes Baby und seine Mutter seien evakuiert worden, teilte die Organisation mit.

Am Freitagabend wies die italienische Küstenwache dem Schiff dann den Hafen in Pozzallo auf Sizilien zu. Weil das Schiff unter spanische Flagge fuhr, hatten die Retter zuvor auf eine Entscheidung der spanischen Behörden gewartet, in welchen Hafen sie fahren sollten, hieß es in einer Mitteilung aus Rom. Wegen des schlechten Wetters und dem Zustand der Menschen an Bord habe man dem Schiff dann aber die Fahrt in Richtung Sizilien erlaubt. Der italienische Senator und Menschenrechtsexperte Luigi Manconi erklärte, das Schiff sei in internationalen Gewässern bedroht worden und sprach von einer „Aktion an der Grenze zur Piraterie“.

Seit Italien im vergangenen Sommer eine Vereinbarung mit der libyschen Küstenwache abgeschlossen hat, kommen weit weniger Migranten an der Küste des Landes an. Jedoch kritisieren Menschenrechtsorganisationen die schrecklichen Zustände in Flüchtlingslagern in Libyen und das menschenunwürdige Vorgehen der Küstenwache des Bürgerkriegslandes.

:::::

Il Manifesto | 16.03.2018

Ong spagnola, via libera verso Pozzallo

Mediterraneo. Bloccata in mare per un giorno, la Open Arms con 216 migranti a bordo riceve in serata il permesso di dirigersi verso il porto siciliano

Carlo Lania

Ventiquattro ore ferma in acque internazionali prima di ricevere – grazie all’intervento di Madrid – il via libera per fare prua verso un porto. Fino alle sette di ieri sera quando al comandante della nave della ong spagnola Proactiva Open Arms è arrivato dalla sala operativa di Roma della Guardia costiera l’ok a dirigersi verso Pozzallo dove sbarcare i 216 migranti prima tratti in salvo e poi letteralmente strappati tre giorni fa dalle mani della guardia costiera libica. Ieri mattina, invece, una motovedetta di Malta aveva raggiunto la nave per prendere e trasportare in ospedale alla Valletta una neonata di tre mesi, disidratata e con un’infezione di scabbia, e sua madre. Le uniche due migranti alle quali il governo maltese ha consentito di toccare terra.

E’ finita bene ma per un giorno e una notte l’avventura della ong spagnola ha rischiato di trasformarsi in un caso diplomatico tra Italia, Spagna, Malta e Libia. E quanto accaduto nelle ultime ore potrebbe essere solo la prima di una serie di situazioni analoghe destinate a ripetersi anche in futuro, con i porti europei chiusi alle navi impegnate nei salvataggi per le quali fare rotta verso l’Italia non è più automatico come in passato.

Per i volontari di Proactiva quelli appena trascorsi sono stati comunque due giorni di alta tensione, impegnati in una battaglia marittima con i militari libici che non hanno risparmiato pesanti minacce pur di impedire ai volontari di trarre intervenire in salvataggio di un gommone con a bordo più di 200 migranti, tra i quali numerose donne e bambini.

Sul posto la nave di Proactiva era arrivata domenica mattina dopo la segnalazione ricevuta dalla nostra Guardia costiera insieme alle relative coordinate che collocavano l’imbarcazione in difficoltà a 73 miglia dalle coste libiche, in piene acque internazionali. Le operazioni di salvataggio si sono svolte regolarmente fino a quando non è arrivata una motovedetta libica, una delle sei fornite dal governo italiano a Tripoli, che ha ordinato ai volontari di consegnare i migranti tratti in salvo e ostacolato il salvataggio di quelli ancora in acqua. Circostanza, questa, smentita ieri dai libici con una nota su Facebook nella quale, comunque, si avverte che verranno tollerate altre «provocazioni».

Per quanto Tripoli non abbia un proprio centro di coordinamento dei soccorsi (Mrcc) né una zona Sar (ricerca e soccorso), secondo alcune fonti l’intervento della motovedetta avrebbe di fatto assegnato alla Libia il coordinamento dei soccorsi e di conseguenza, stando alle normative internazionali, il compito di decidere in quale porto libico far dirigere la nave spagnola con i migranti a bordo.

La Libia non ha però mai firmato al convenzione di Ginevra e non riconosce quindi lo status di rifugiato. Chiaro che per la ong spagnola era impossibile accettare di consegnare i migranti a uno Stato che non rispetta i diritti umani. «Per questo ci è stato vietato l’approdo in un porto europeo», ha accusato il fondatore di Proactiva, Oscar Camps. La situazione si è sbloccata solo dopo che il governo spagnolo ha chiesto a Roma di intervenire in soccorso della nave, che nel frattempo si era avvicinata alla acque territoriali italiane. Un permesso concesso anche in considerazione delle condizioni di salute dei migranti che si trovavano a bordo e delle previsioni meteo, che davano in peggioramento le condizioni del mare.

:::::

Il Fatto Quotidiano | 17.03.2018

Migranti, nave ong sbarca a Pozzallo dopo minacce Guardia costiera libica. “Non li avremmo restituiti all’inferno”

La ong spagnola giovedì 15 marzo ha soccorso i migranti scontrandosi coi libici, che avevano intimato all’organizzazione di consegnare le persone salvate. L’arrivo nel porto ragusano dopo 48 in balia del Mediterraneo

L’odissea della nave di Proactiva Open Arms finisce a Pozzallo, dove 218 migranti – bambini, donne e profughi in precarie condizioni di salute – sono sbarcati dopo essere rimasti nelle acque del Mediterraneo per 48 ore. La ong spagnola giovedì 15 marzo ha soccorso i migranti scontrandosi con la Guardia costiera libica, che aveva intimato all’organizzazione di consegnare le persone salvate, minacciando anche con le armi. Successivamente Proactiva si era scontrata anche con le autorità italiane che in un primo momento non avevano concesso l’ok allo sbarco nei porti nazionali. Alla fine l’autorizzazione per Pozzallo è arrivata solo nel tardo pomeriggio. “Siamo entrati nel porto di Pozzallo dopo aver sopportato una notte in più di attesa con onde di due metri”, spiegano in un tweet da bordo della nave. “Continueremo – assicura Proactiva – a proteggere le vite invisibili, con un costo elevato, perché questa è la nostra missione“. Il fondatore della ong, Oscar Camps, aggiunge: “Non avremmo mai permesso a nessuno di restituirli all’inferno. Grazie a tutti per il supporto ricevuto”. Il via libera per lo sbarco a Pozzallo è arrivato solo nel tardo pomeriggio di venerdì 16 marzo, dopo una ‘guerra’ a colpi di normative e regolamenti che ha coinvolto quattro Paesi (Italia, Spagna, Libia e Malta), con l’ok concesso da Roma “attese le precarie condizioni dei migranti a bordo e le previste condizioni meteomarine in peggioramento”.

La cronaca del salvataggio – L’intervento di soccorso di ieri a due gommoni in difficoltà, a quanto riferito da Open Arms, è avvenuto in acque internazionali, a 73 miglia dalle coste libiche. Ma durante le operazioni di trasbordo dei migranti, un pattugliatore libico ha intimato all’equipaggio umanitario di consegnare le persone soccorse. Al rifiuto di Proactiva, i militari hanno tirato fuori le armi minacciando di aprire il fuoco. La ong spagnola ha resistito ed ha mantenuto a bordo i 218 salvati.

La Guardia costiera libica fornisce però un’altra versione. “Smentiamo – fa sapere – qualsiasi minaccia nei confronti dell’equipaggio dell’organizzazione straniera, malgrado il loro comportamento provocatorio” e “il mancato rispetto della bandiera dello Stato libiconelle acque libiche”. La motovedetta, aggiungono, era “pronta all’operazione di salvataggio più di un’ora e mezza prima di questa nave” della ong, ma “la presenza di due canotti dell’organizzazione nella zona dell’obiettivo ha rovinato l’inizio dell’operazione” di recupero. Da parte sua, la Guardia costiera italiana sottolinea che il coordinamento era stato “assunto dalla Guardia Costiera libica” e che la ong ne era a conoscenza.

A questo punto si è aperto un altro fronte. In quale ‘safe harbor’ (porto sicuro) approdare? L’Italia, destinazione consueta, ha risposto picche, spiegando che tocca alla Libia, che ha coordinato le operazioni di soccorso, stabilire la meta. Dalla nave umanitaria, ovviamente, non ci stanno e dirigono la rotta verso nord, “in attesa di istruzioni“. Intanto, a bordo, la situazione è pesante: tra i migranti ci sono bimbi e persone in condizioni precarie di salute. Proprio tre giorni fa un giovane eritreo è morto di fame all’arrivo nel porto di Pozzallo. Ed il team medico della Proactiva chiede l’immediata evacuazione per i casi più gravi: “siamo al limite”. Risponde all’appello Malta, con una motovedetta che raccoglie una bimba di tre mesi disidratata e con la scabbia e sua madre.

Ma ancora nessuna indicazione su dove dirigersi. Per fare l’evacuazione della bimba la nave si è spinta in acque di ricerca e soccorso maltesi ma, rileva la Guardia Costiera, “nonostante la vicinanza con l’isola di Malta, la nave proseguiva la navigazione verso le coste italiane in attesa di indicazioni dell’autorità spagnola”. È infatti lo Stato di bandiera dell’imbarcazione – la Spagna – a dover chiedere all’Italia di permettere l’approdo del mezzo umanitario, secondo quanto previsto dal Codice delle ong sottoscritto da Proactiva. Ma dalla nave non arriva nessuna richiesta alle autorità spagnole e continua a navigare verso nord. Una volta raggiunto il limite delle acque italiane arriva l’ok a dirigersi verso Pozzallo, dove giungerà domani.

Il caso – seguito dal ministro dell’Interno Marco Minniti dal Niger, dove ha partecipato ad un vertice dei 5+5 del Sahel – ha alimentato polemiche politiche. Il segretario dei Radicali Italiani Riccardo Magi, promotore di +Europa eletto alla Camera, aveva chiesto al governo di far approdare in Italia la Open Arms, “per evitare tragedie come quella del ragazzo eritreo morto di fame. O siamo davvero arrivati alla chiusura dei porti?”. Tutt’altra la linea di Maurizio Gasparri (Fi) che ha stigmatizzato “l’azione provocatoria che alcune ong stanno nuovamente mettendo in atto nel Mediterraneo“.

Kommentare geschlossen.