03. August 2017 · Kommentare deaktiviert für „Wer hilft, wird plattgemacht“ · Kategorien: Italien, Libyen · Tags: ,

taz | 03.08.2017

Die deutsche NGO „Jugend rettet“ wollte nicht mit der italienischen Justiz kooperieren. Jetzt wurde ihr Schiff beschlagnahmt. Zufall ist das nicht.

Christian Jakob

Das glaube, wer will: Seit einem Jahr ermittelt die italienische Justiz gegen Unbekannt wegen Beihilfe zur illegalen Einreise. Dann sollen sich die Verdachtsmomente gegen die NGO „Jugend Rettet“ plötzlich so weit erhärtet haben, dass ihr Schiff beschlagnahmt wird– und das genau einen Tag nach dem großen Streit mit dem Innenminister?

Am Montag hatten sich „Jugend Rettet“ und vier andere NGOS geweigert, einen Verhaltenskodex zu unterschreiben. Den hatte die italienische Regierung sich ausgedacht, um sie an ihrem Tun zu hindern. Am Dienstag stellt ein Richter einen Durchsuchungsbefehl aus.

Am Mittwoch kommen Polizei und Staatsanwaltschaft, verhören die Crew und beschlagnahmen das Schiff. Das ist keine unabhängige Justiz. Es ist das Gegenteil: Eine Justiz, die sich ganz offensichtlich in den Dienst der Regierung stellt. Die sich dafür hergibt, die Strafverfolgung für politische Zwecke zu missbrauchen: damit die Regierung gegen ihre Gegner vorgehen kann.

Knapp 100.000 Menschen sind dieses Jahr im Mittelmeer gerettet und nach Italien gebracht worden, etwa 40 Prozent von ihnen durch NGOs. Italien will, dass das aufhört. Auch wenn das bedeutet, dass noch mehr Menschen ertrinken. Seit einigen Monaten hatte die Regierung deshalb versucht, die Seeretter mit Gerüchten zu diskreditieren.

Geraune über Schlepper-Kontakte

Im April setzte der Senat eine Anhörung an, um von der Justiz zu erfahren, was an den Vorwürfen dran sei. Es kam heraus: Nichts. Kurze Zeit war Ruhe, dann setzte das Geraune über Schlepper-Kontakte wieder ein. Auch der deutsche Innenminister beteiligte sich daran.

Nachdem der Rechtsblock um Silvio Berlusconi 2013 die Macht an den Sozialdemokraten Enrico Letta abgegeben hat, hat Italien einen menschenfreundlicheren Kurs gefahren. Es hat gerettet, es hat mit den NGOs kooperiert, es hat Flüchtlinge aufgenommen. Und zwar viele. Und es ist dabei von der EU konsequent allein gelassen worden. Jetzt verfällt das Land wieder in die Verhaltensmuster aus der Ära von Berlusconi und den Postfaschisten.

Mit den Mitteln der Justiz gegen missliebige Seeretter vorzugehen – diese Methode wurde bereits unter anderem bei der Organisation Cap Anamur angewendet. Auch ihr gleichnamiges Schiff war zum Retten im Mittelmeer unterwegs. Es wurde 2004 festgesetzt, beschlagnahmt, die Besatzung musste ins Gefängnis und wurde angeklagt. Ähnlich erging es tunesischen Fischern. Sie wurden am Ende freigesprochen. Aber der Weg dahin war eine Botschaft an alle, die Flüchtlinge gerettet und nach Italien gebracht haben. Genau wie jetzt. Sie lautet: Wer weiter macht, wird platt gemacht.

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Il Manifesto | 03.08.2017

Punita l’ong tedesca ribelle, primo sequestro in Sicilia

Lampedusa. «Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina», la procura di Trapani mette i sigilli all’imbarcazione dell’organizzazione Jugend Rettet

Sebastiano Canetta, Ernesto Milanesi

Il «caso Iuventa» innesca la procedura del conflitto europeo sui migranti nel Mediterraneo. La motonave, che batte bandiera olandese, appartiene a una ong tedesca e non ha sottoscritto il codice di condotta per le Ong del Viminale, è stata messa sotto sequestro giudiziario ieri a Lampedusa.

Fra la “frontiera” della piccola isola, l’inerzia di Bruxelles e la “lavatrice” di Berlino si consuma il gioco delle parti. Un’imbarcazione al servizio di chi rischia di annegare nel mare “sigillata” dalla Procura di Trapani. Un fascicolo vecchio di nove mesi rispolverato giusto dopo la mancata firma al “codice Minniti”. Un diplomatico silenzio dei governi e della Ue come se non fosse il precedente su misura.

TUTTO COMINCIA MARTEDÌ con la Iuventa intercettata da un’imbarcazione militare libica – per altro in acque fra 12 e 24 miglia su cui non aveva giurisdizione – con l’esplicito “invito” ad allontanarsi. In serata arriverà, invece, l’ordine della Guardia Costiera di Roma di far rotta verso il porto siciliano con i due migranti salvati in precedenza dalla “Charlie Papa” della Guardia Costiera italiana.

Approdato a Lampedusa l’intero equipaggio della motonave che appartiene all’associazione Jugen Rettet viene sottoposto ai controlli di passaporti e documenti marittimi. Ieri in mattinata tutti si presentano alla stazione di polizia, senza aver subìto misure restrittive né aver ricevuto altre informazioni. Sembrava una verbalizzazione di spontanee dichiarazioni. Invece, poco prima delle 16 scatta la perquisizione della Iuventa. Sulla banchina di Lampedusa sette volanti, tre camionette e diverse auto di Guardia costiera e Polizia con personale in borghese. Metà equipaggio è a bordo, mentre gli altri devono restare a terra.

In serata la nota della Polizia annuncia il sequestro della motonave per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il drastico provvedimento è firmato da Emanuele Certosimo, gip di Trapani, su richiesta del sostituto procuratore Andrea Tarondo. «Le indagini, avviate nell’ottobre 2016 e condotte con l’utilizzo di sofisticate tecnologie investigative, hanno consentito di raccogliere elementi indiziari in ordine all’utilizzo della Iuventa» si legge nel comunicato ufficiale. Il fascicolo della magistratura (aperto a carico di ignoti) fa riferimento a tre episodi: il 10 settembre 2016 con il trasbordo di 140 migranti da un’imbarcazione che tornava in Libia; due giorni dopo un “incontro” con trafficanti libici che si riportano a terra il motore della loro imbarcazione; un analogo episodio sarebbe accaduto il 14 febbraio 2016 con tanto di segnalazione ai servizi segreti dell’Aise. L’inchiesta di Trapani è scattata in base alle dichiarazioni di due operatori della Vos Hestia, la nave di Save The Children (la ong che ha sottoscritto il nuovo codice di comportamento), si spiega nel comunicato.

TOMMASO GANDINI, attivista della campagna #overthefortress e collaboratore del sito Melting Pot, da una settimana si era imbarcato sulla Iuventa proprio per raccontare quel che accade nel Mediterraneo dopo l’entrata in vigore del decreto Minniti. «Questa era la missione numero 9 della motonave di Jugen Rettet, che aveva pubblicamente annunciato per bocca di Titus Molkenbur (coordinatore della Iuventa) di non aver firmato il “codice di condotta” perché non segue i principi umanitari della ong tedesca» spiega al telefono da Lampedusa, «A bordo eravamo una decina, compresi tre medici e due ingegneri: gli olandesi Mike e Teun; Niklas, un tedesco di 22 anni che lavora sulle navi mercantili e che ha il ruolo di ufficiale in seconda; Jannis da Atene, con un brevetto da bagnino e una lunga esperienza a Lesbo nel soccorrere i migranti; Bill, originario del Texas ma che arriva dall’India. Una “ciurma” che si è ritrovata improvvisamente al centro di una vicenda che dimostra lo scarto fra il ruolo dell’Italia nella “fortezza Europa” e chi si mette in gioco a fianco dei migranti».

IN GERMANIA la notizia rimbalza da Lampedusa. La Iuventa batte bandiera olandese, ma è una nave tedesca: Jugend Rettet E.V. è registrata a Berlino e l’ex peschereccio è stato varato nei cantieri di Emden in Frisia. Eppure il caso non trova molte sponde: con rare eccezioni, l’informazione tedesca si limita a riprendere agenzie e siti italiani. Nessuna traccia di dichiarazioni politiche, mentre emerge solo il dubbio “procedurale” della Faz: «Violazione del diritto marittimo internazionale?». Perfino l’onniscente Bild non distoglie l’attenzione dal Dieselgate. Per Berlino, a due mesi dal voto federale, Jugend Rettet non vale l’apertura di un caso “diplomatico” con Roma.

AL CONTRARIO, BERLINO apprezza ufficialmente il calo del flusso di migranti dal Mediterraneo con il governo Gentiloni mentre un pezzo di Grande Coalizione ha già preso nota che l’ex premier Matteo Renzi propone di aiutare i profughi «a casa loro», proprio come la Csu.

Del resto, gli effetti collaterali della “politica della porta aperta”, come i vincoli del protocollo di Dublino, non sono più un problema tedesco. In Germania, il numero di rifugiati si è ridotto drasticamente raggiungendo dimensioni politicamente gestibili: nel 2017 l’Ufficio federale per l’immigrazione attende l’arrivo di “appena” 387 mila nuovi richiedenti asilo. Per questo la cancelliera Merkel vola nei sondaggi verso il quarto mandato. La rilevazione Stern-Rtl del 2 agosto restituisce il record di popolarità di Mutti da settembre 2015 (52%) con Martin Schulz, leader e candidato Spd, sprofondato al 21%.

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