01. August 2017 · Kommentare deaktiviert für Italienische Kriegsschiffe in den Hafen von Tripolis · Kategorien: Italien, Libyen · Tags: , ,

In der Nacht vor der Parlamentsdebatte zur Entsendung italienischer Kriegsschiffe verschärft das italienische Innenministerium Ankündigungen und Drohungen. Die italienische Tageszeitung „Corriere della Sera“ beruft sich in ihrer Darstellung auf den italienischen Innenminister Minniti: Die von der UNO eingesetzte libysche Regierung des Präsidenten Serraj habe in einem Brief jetzt zugesagt, dass die italienischen Kriegsschiffe direkt vom Hafen Tripolis aus operieren sollen. Ihr Einsatz würde nur als logistische Anforderung libyscher Kommandostellen erfolgen.

Zugleich dämpft das italienische Innenministerium die Erwartungen einer raschen und vollständigen Bekämpfung der maritimen Zuflucht nach Europa. Die Zahl der Boat-people habe sich in den letzten Tagen auf den Stand des gleichen Monats im Vorjahr 2016 verringert, aber es sei nicht davon auszugehen, dass die Zahl durch den Einsatz auf Null heruntergefahren werden könne.

Das italienische Inneministerium bedroht nun alle Rettungs-NGOs vor Ort, die sich auf das internationale Seerecht berufen und heute nicht die italienischen polizeilichen Restriktionen unterschrieben haben. Diese Rettungsschiffe sollten, so der Innenminister Minniti, durch Prüfung ihrer Papiere und ihres technischen Zustands lahmgelegt werden.

In der bald dreißigjährigen Geschichte der Festung Europa im Mittelmeer hat es nur einmal eine derartige Ankündigung militärischer Massaker gegenüber Bootsflüchtlingen gegeben: 1997, bei der italienischen militärischen Seeblockade gegen albanische Boat-people. Kurz nach Ingangsetzung jener Seeblockade versenkte ein italienisches Kriegsschiff das Flüchtlingsboot „Kater i Rades„. Ungefähr 100 albanische Flüchtlinge ertranken, unter ihnen viele Kinder und Frauen.

Corriere della Sera | 31.07.2017

Codice per il soccorso, firmano solo tre Ong. Minniti: le altre sono fuori

Scontro sul divieto di trasbordo e sugli agenti armati a bordo delle navi delle organizzazioni. La lettera di Sarraj: il porto di Tripoli sede della missione

di Fiorenza Sarzanini

Ormai è muro contro muro. Sono soltanto tre le Ong che hanno firmato il «codice di comportamento» e tra loro non c’è Medici senza frontiere che aveva invece annunciato l’accordo. «Sono fuori dal sistema e ci saranno conseguenze», è la reazione del ministro Marco Minniti affidata a una nota ufficiale. La prima potrebbe essere quella di ordinare controlli sulle certificazioni di tutte le navi utilizzate dalle organizzazioni e sulla composizione degli equipaggi, così come prevede il regolamento ma impone anche la legge quando ci siano rischi per la sicurezza. E alla vigilia del dibattito in Parlamento filtra il testo della lettera trasmessa al premier Paolo Gentiloni dal capo del governo Fayez Al Sarraj per chiedere «il sostegno tecnico navale per fornire aiuto agli organi navali libici». E per confermare che «la sede sarà il porto di Tripoli».

Polizia giudiziaria

Dicono sì al regolamento Moas e Save the Children mentre Proactiva Open Arms invia una lettera «annunciando la volontà di sottoscrivere l’accordo», come precisa il comunicato del Viminale. Rifiuta Msf che «prende atto dell’esemplare ruolo svolto dall’Italia», ma spiega che il codice va contro i propri principi «anche se si adeguerà ad alcune regole». Disertano invece la riunione al ministero dell’Interno Sea Watch, Sea Eye, Sos Mediterranee, Rettet.

Regole «inaccettabili»

Sono soprattutto due le regole ritenute «inaccettabili»: il divieto di trasbordo dei migranti sulle navi della Guardia costiera e la presenza della polizia giudiziaria. «Non possiamo consentire che portino armi», è la presa di posizione di chi ha deciso di non aderire. A nulla sono servite le rassicurazioni del prefetto Mario Morcone sul fatto che il trasbordo «sarà consentito, se richiesto dalla Guardia costiera» e sul fatto che «la legge italiana impedisce di avere agenti disarmati».

Divieti e controlli

La reazione di Minniti è categorica: «Questo rifiuto pone le organizzazioni fuori dal sistema. È evidente che non possiamo consentire a organizzazioni straniere di non adeguarsi a quanto stabilito dal nostro governo e autorizzato dall’Unione Europea». Sul divieto di attracco si era espresso in maniera negativa il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio paventando il rischio di essere accusati di aver ostacolato i salvataggi. E dunque non sarà impedito l’ingresso nei porti ma, come chiarisce Minniti, «ci saranno conseguenze che potranno determinarsi a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse».

«Non hanno voluto la trasparenza»

È possibile che già nei prossimi giorni siano affidate alla Guardia di Finanza le verifiche sulla regolarità degli attestati delle navi straniere in materia di sicurezza, ma anche sul rapporto di lavoro con il personale imbarcato. Una linea che era stata anticipata già nei giorni scorsi, anche tenendo conto di quanto emerso nel rapporto Frontex sulle comunicazioni tra alcuni membri degli equipaggi e chi gestisce le partenze sulle coste della Libia. «Nessuna ritorsione», spiegano al Viminale, «ma l’inevitabile evoluzione di un rapporto che non si è voluto ufficializzare e rendere trasparente come invece era stato richiesto».

Le richieste di Sarraj

Negli ultimi giorni il flusso degli arrivi appare diminuito e si è tornati ai livelli del 2016. Un buon risultato, anche se nessuno si illude che le partenze possano di colpo fermarsi. E proprio di questo si parlerà oggi in Parlamento, chiedendo il via libera alla missione navale nelle acque libiche «a supporto della guardia costiera locale e per contrastare l’immigrazione illegale». Esattamente quanto chiesto nella lettera che Sarraj ha inviato il 23 luglio al governo italiano. Nella missiva viene specificato che l’operazione «dovrà inserirsi nel quadro del consolidamento della cooperazione privilegiata tra i nostri due Paesi nella lotta al traffico di esseri umani e all’impegno per limitare la crescita del fenomeno».

Tripoli sede delle navi

Per questo si chiede «l’invio in Libia di un sostegno tecnico navale per fornire aiuto necessario agli organi navali libici». E viene specificato che «la sede delle unità navali sarà il porto di Tripoli, per poter partecipare al pattugliamento congiunto su richiesta della parte libica». Dunque non ci sarà alcuna iniziativa italiana che non sia autorizzata dal comando di Tripoli: un modo per placare le polemiche e gli attacchi dei giorni scorsi contro Sarraj, accusato di aver «messo in discussione la sovranità nazionale». Ancora ieri il Parlamento di Tobruk ha minacciato ritorsioni. Non a caso in serata il premier Gentiloni dichiara che «non sarà un’invincibile armata», cercando di ottenere il consenso di tutti i partiti e dunque il via libera a un’operazione che potrebbe partire prima di Ferragosto.


Italia-Libia: oggi a commissioni Esteri e Difesa presentazione missione supporto a Guardia costiera libica (2)
Roma, 01 ago 09:47 – (Agenzia Nova) – Lo scorso 28 luglio il Consiglio dei ministri italiano ha approvato “la missione di supporto operativo alla Guardia costiera libica”, come l’ha definita il primo ministro italiano Paolo Gentiloni in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Nel suo discorso il premier aveva auspicato l’approvazione della missione a larga maggioranza da parte del Parlamento italiano, ribadendo che l’azione di supporto alle autorità libiche “potrà avere delle conseguenze importanti per il contesto italiano e per ridurre il traffico orrendo di essere umani che arriva sulle nostre coste”. Il contributo italiano alle autorità libiche, secondo Gentiloni, rappresenta un “pezzo di un percorso di stabilizzazione della Libia al quale l’Italia è particolarmente affezionata”. Quanto approvato dal governo, inoltre, “non è altro che quanto richiesto dal governo di accordo nazionale libico”, ha detto ancora Gentiloni. (segue) (Asc)

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