17. Februar 2017 · Kommentare deaktiviert für „Tunisi accoglierà 200 migranti al mese partiti dalla Libia“ · Kategorien: Europa, Italien, Tunesien · Tags: ,

Corriere Della Sera | 17.02.2017

L’accordo con l’Italia: in cambio aiuti e «corridoi umanitari». Avrebbero diritto a ripartire per l’Europa i rifugiati se viene accettata la domanda d’asilo

BRUXELLES – Con l’appoggio politico della Commissione Ue, l’Italia è vicina a un accordo che potrebbe segnare un punto di svolta nella gestione dei rifugiati. Per la prima volta, la Tunisia accetta di ricevere migranti di qualunque nazionalità partiti dalla Libia e intercettati in acque extraterritoriali dalle squadre italiane e europee di salvataggio.

In contropartita l’unico governo democratico del Maghreb ottiene dall’Italia e dall’Unione Europea sostegno su alcuni fronti che lo interessano: non solo un nuovo, forte sostegno finanziario, ma anche ulteriore cooperazione degli apparati di intelligence e di polizia contro il terrorismo islamico e il rischio di destabilizzazione del Paese. Avrebbero poi diritto a ripartire verso l’Italia o il resto d’Europa, attraverso «corridoi umanitari», solo i rifugiati di cui viene accolta la domanda di asilo.

Modello da esportare in Nord Africa

Tre persone molto vicine ai negoziati, a Roma e a Bruxelles, confermano che c’è il consenso delle parti coinvolte sulle linee generali dell’accordo. Niente di tutto questo significa che i flussi di migranti e rifugiati attraverso il Canale di Sicilia siano destinati ad arrestarsi. Quella con la Tunisia è solo una prima intesa quasi solo sperimentale. L’Italia aveva chiesto alle autorità di Tunisi di accogliere circa mille migranti al mese, fra quelli intercettati in mare (a confronto con i 181 mila sbarchi solo nel 2016). Ma il governo guidato dagli islamici moderati di Ennahda per ora accetta di ricevere solo 200 persone al mese, anche se tutti sanno che il numero potrebbe salire nel tempo. Finora, dal 2011, Tunisi aveva accettato solo di riaccogliere un numero limitato di propri connazionali irregolari su voli charter da Palermo.

Adesso però il nuovo «modello tunisino» potrebbe estendersi ad altri Paesi del Nord Africa. Fra due settimane sbarcherà al Cairo una delegazione europea guidata da Simon Mordue, il funzionario (britannico) della Commissione Ue che concluse gli accordi sui rifugiati con la Turchia. Dall’Egitto in questa fase sta arrivando in Italia un flusso crescente di migranti, oggi circa il 10% del totale. Anche lì, su spinta della Germania, la missione europea esplorerà i margini di un accordo, se possibile sul modello tunisino.

Non sarà semplice, anche perché quest’ultimo necessita ancora della messa a punto di dettagli fondamentali. In primo luogo si tratta di garantire che i migranti accolti in Tunisia siano trattati in maniera dignitosa: negli ultimi giorni il governo italiano ne ha parlato con i vertici dell’Alto commissariato per i rifugiati e con l’Organizzazione internazionale delle migrazioni a Ginevra e entrambe le agenzie delle Nazioni Unite sarebbero disponibili a co-gestire i campi in Tunisia, in modo da garantirne le condizioni.

Il nodo delle procedure giudiziarie

C’è poi anche da definire chi, sul suolo tunisino, esamina e decide sulle richieste di asilo in Europa. L’accordo rientrerebbe in una cornice europea (con un ruolo di punta dell’Italia e della Francia), tanto che i capi di Stato e di governo ne hanno parlato al vertice di Malta questo mese. Ma il prossimo Consiglio dei ministri dell’Interno a Bruxelles dovrà iniziare a sciogliere il modo delle procedure giudiziarie. Inviare in Tunisia dei giudici di un tribunale italiano o di un altro Paese europeo sarebbe possibile solo se i governi coinvolti cambiassero la legislazione nazionale. D’altra parte una Corte tunisina non avrebbe alcun titolo ad accettare o respingere richieste di asilo in un Paese della Ue. Potrebbe esservi un ruolo per la nascitura Euaa, l’Agenzia dell’Unione Europea per l’asilo, ma prima andrà stabilito se la Tunisia possa essere definita formalmente «Paese terzo sicuro» nel quale le richieste di accoglienza dei migranti vengono trattate. Con un rischio in più: chi ha davvero titolo all’asilo, per esempio i fuggitivi dalla cleptocrazia militare dell’Eritrea, potrebbe iniziare a affluire direttamente in Tunisia senza affrontare il mare.

Comunque vada, la svolta sembra matura. Con Ankara l’accordo del 2015 prevedeva di trattare in Grecia le richieste di asilo e di rinviare in Turchia coloro che non sono accolti. Con la Tunisia si pensa di muovere un passo più in là: le persone sono fermate in mare e gestite direttamente in un Paese terzo. Anche l’Europa, in assenza di idee migliori, costruisce i suoi muri.

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