31. Dezember 2016 · Kommentare deaktiviert für „Controlli, nuovi Cie e rimpatri. Stretta sui migranti irregolari“ · Kategorien: Italien · Tags: , ,

Quelle: La Stampa | 31.12.2016

Il Viminale: basta con gli ordini di espulsione che restano sulla carta. La circolare del capo della polizia ai prefetti: “Rintracciate gli illegali”

FRANCESCO GRIGNETTI

«Severità e integrazione», la nuova linea dettata in materia di immigrazione dal ministro dell’Interno, Marco Minniti. Che sta affrontando la gestione della sicurezza senza timore di prendere decisioni controverse per il «suo» mondo di centrosinistra. Così è stato per le festività blindate, così sarà per i clandestini, che dovranno essere rimpatriati sul serio, come vuole la legge. Minniti l’ha annunciato nel chiuso di un comitato per la sicurezza a Milano due giorni fa, presente il Governatore lombardo Bobo Maroni, che non a caso quand’è uscito sprizzava soddisfazione. Ora, a dare corpo alle direttive politiche del ministro, arriva anche una circolare del Capo della polizia, il prefetto Franco Gabrielli, che invita tutti i prefetti e i questori a predisporre un grande piano di «rintraccio» degli immigrati illegali, affinché siano portati nei Cie e rimpatriati in massa. Non ordini di espulsione che restano sulla carta (vedi quello intimato proprio a Amri nell’estate del 2015), ma accompagnamento fisico fino al Paese di appartenenza.

S’annuncia dunque una nuova gestione muscolare della questione immigrazione, peraltro condivisa a livello di governi europei. Anche la Germania, dopo lo choc di Berlino, ha annunciato di voler procedere sul serio ai rimpatri degli immigrati che non hanno diritto a restare. L’Austria propone di ricontrattare gli aiuti internazionali per quei Paesi che non accettano i rimpatri. Il tema, insomma, è maturo. E anche l’Italia archivia l’approccio più lasco.

Scrive perciò Gabrielli, che «il controllo e l’allontanamento degli stranieri irregolari» consentirà di «intercettare fenomeni di sfruttamento e di inquinamento dell’economia collegati a forme di criminalità organizzata». Non solo. Sullo sfondo c’è anche l’incubo del terrorismo. Il rischio è che i jihadisti approfittino dell’area grigia dell’immigrazione clandestina per nascondersi. Perciò – scrive Gabrielli – una seria attività di «rintraccio» e di espulsione degli illegali varrà anche come «prevenzione e contrasto nell’attuale contesto di crisi». Obiettivo finale: «Mantenere il territorio sotto controllo».

Ebbene, «per le ragioni sopra esposte», il Capo della polizia dà indicazione ai prefetti e ai questori di predisporre, ciascuno nella propria provincia, a piani straordinari «attraverso una specifica attività di controllo delle diverse forze di polizia». Tutte le forze di polizia – dalla Ps ai carabinieri, alla Finanza, perfino ai vigili urbani – saranno coinvolti nel corso del 2017 in questo massiccio piano di controlli, identificazione, trattenimento ed espulsione coatta. Sarà una grande attività di «contrasto dell’immigrazione irregolare», ma anche al caporalato, «allo sfruttamento della manodopera» e alle varie forme di criminalità che «attingono al circuito della clandestinità».

Naturalmente, perché il piano possa funzionare, occorrerà che tutto il sistema vada a regime. Serviranno nuovi Centri di identificazione ed espulsione (erano ridotti al lumicino, ma si sta lavorando a riattarli e sono già disponibili 1600 posti) e nuovi accordi di riammissione con i Paesi d’origine dell’immigrazione. Quelli che funzionano sono appena quattro, con Tunisia, Nigeria, Egitto e Marocco. Ne occorrono molti altri. Meglio se concordati a livello di Unione europea. Il nuovo ministro degli Esteri, Angelino Alfano, sa bene di che cosa si parla. Si era molto lamentato negli anni scorsi che non si spingeva abbastanza per i rimpatri; ora il tema è in cima anche alla sua agenda.

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siehe auch: La Repubblica | 31.12.2016

Migranti irregolari, riaprono i Cie: “Raddoppieremo le espulsioni”

Nell’ultimo giorno utile dell’anno, quasi a voler comunicare un’urgenza non più procrastinabile e una discontinuità che, implicitamente, è la sincera presa d’atto di un fallimento consumato in questi anni, con una circolare di due pagine, trasmessa ieri mattina a tutte le Prefetture e Questure del Paese, ai comandi di Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, il nuovo ministro dell’Interno, Marco Minniti, e il capo della Polizia, Franco Gabrielli, annunciano una stagione di tolleranza zero sul terreno dei respingimenti dei migranti irregolari. Con il coinvolgimento di tutte le forze dell’ordine in „piani straordinari di controllo del territorio“ che – per quanto ne riferiscono qualificate fonti del Dipartimento di Pubblica Sicurezza – saranno accompagnati da un aumento esponenziale del numero dei Centri di identificazione ed espulsione (i quattro attualmente operativi dovrebbero quintuplicarsi, fino ad assicurare la presenza di un Cie in ogni regione italiana).

Impegnando il governo, Minniti e Gabrielli prendono dunque per il bavero la questione che è stata sin qui la tomba di ogni esecutivo e su cui, di qui ai prossimi mesi, si definiranno, insieme, i nostri rapporti di forza con l’Unione Europea e l’esito delle elezioni politiche. E lo fanno partendo dai numeri che ci rendono oggi inadempienti agli occhi di Bruxelles rispetto alle raccomandazioni dell’aprile e maggio 2015 e che gonfiano l’onda di risentimento nel Paese. Quindicimila espulsioni tra il gennaio 2014 e oggi a fronte di 500mila arrivi. Statistiche che, nella loro brutalità, per usare le parole pronunciate giovedì scorso dallo stesso Minniti durante il Comitato per l’Ordine e la sicurezza provinciale di Milano, fanno della presenza di migranti irregolari nel nostro Paese „non più solo un problema di ordine pubblico, ma una questione su cui si gioca la tenuta del tessuto democratico del Paese“ .

La circolare di Gabrielli non è, ne potrebbe evidentemente esserlo, un documento di „policy“ sull’immigrazione (per quello, il ministro dell’Interno conta di presentare in Parlamento un piano entro la fine di gennaio), ma è l’annuncio di un cambio di passo nelle routine di polizia. „Appare necessario – scrive il capo della Polizia – conferire massimo impulso all’attività di rintraccio dei cittadini dei Paesi terzi in posizione irregolare. In particolare, attraverso una specifica attività di controllo delle diverse forze di polizia. Sarà a tal proposito necessario, fornire loro indicazioni specifiche affinché, in caso di rintraccio di detti stranieri, assumano diretti contatti con gli Uffici immigrazione delle Questure territorialmente competenti, cui spetta l’avvio delle procedure di espulsione“. Di più: „In relazione a detta esigenza, si ritiene auspicabile procedere a una preventiva pianificazione dei servizi specificamente mirati, al fine di ottimizzare le risorse disponibili“ .

Come accaduto due settimane fa, con il varo di una nuova dottrina di prevenzione antiterrorismo, lo schema torna ad essere quello della piena „devoluzione“ dei piani di „rintraccio ed espulsione degli irregolari“ dal centro alla periferia. Dunque – come si legge ancora nella circolare – con l’attribuzione di un ruolo centrale ai cosiddetti Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica. Quelli cioè dove siedono anche le polizie municipali e, soprattutto, gli amministratori locali. E questo – scrive Gabrielli – „perché è proprio nella sede dei Comitati provinciali che potranno essere attivati piani straordinari di controllo del territorio volti non solo al contrasto dell’immigrazione irregolare, ma anche allo sfruttamento della manodopera e alle varie forme di criminalità che attingono dal circuito della clandestinità“ .

L’idea di aumentare la pressione di polizia sul circuito illegale dello sfruttamento dell’immigrazione clandestina – dai controlli nei cantieri edili, a quelli nelle cucine dei ristoranti e nei mercati, per non dire dei circuiti del piccolo spaccio – è del resto funzionale non solo a far salire il numero dei „rintracci“ degli irregolari, ma anche a mantenere fede alla cornice „politica“ in cui questo passaggio „securitario“ dichiara di iscriversi. Per dirla dritta e parafrasando le parole usate spesso dallo stesso Minniti, non politiche di destra fatte da un governo di sinistra, ma la presa d’atto che la strada che porta alla piena accoglienza e a politiche di inclusione dei migranti regolari non possa che passare necessariamente attraverso prassi di respingimento efficaci e credibili nei confronti degli irregolari. „Per il nostro Paese – spiega ancora una qualificata fonte del Dipartimento della Pubblica Sicurezza – significherebbe far salire il numero delle espulsioni su base annua a 10 mila unità, contro le 5 mila attuali. Con l’obiettivo ambizioso, ma non irrealistico di arrivare a 20 mila“. Impedendo in questo modo che, magari, rientri attraverso la finestra del diritto di asilo per ragioni umanitarie, chi non si riesce ad espellere dalla porta principale dei respingimenti. „È triste dirlo – osserva una fonte ministeriale della nostra Immigrazione – ma quando si va a vedere che il 70-80 per cento di chi chiede asilo per ragioni umanitarie si dichiara omosessuale perseguitato nei Paesi di provenienza, è evidente che qualcosa non funziona“.

Naturalmente, non sarà sufficiente una circolare del capo della Polizia a rimettere su un binario virtuoso le prassi di respingimento dei migranti irregolari. Finché non si definiranno accordi in grado di governare i flussi in entrata, restituire legalità e piena dignità alla condizione di migrante nel nostro Paese sarà come svuotare il mare con un secchiello. Anche per questo, il ministro dell’Interno avrà in gennaio incontri bilaterali a Malta, in Egitto, Tunisia e Libia.

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siehe auch: Corriere della Sera | 30.12.2016

Migranti, via a retate ed espulsioni Minniti: «Un Cie in ogni regione»

Capodanno blindato. La circolare di Gabrielli per il controllo nelle città: schierati cecchini, in campo droni e metal detector. La direttiva: «Subito controlli e rimpatri»

di Fiorenza Sarzanini

Pattugliamenti «per il rintraccio degli stranieri e allontanamento degli irregolari dal territorio nazionale». Appena pochi giorni dopo l’individuazione della «rete» disponibile a favorire la fuga dell’attentatore di Berlino Anis Amri, il capo della polizia Franco Gabrielli dirama una circolare urgente per effettuare «attività di controllo straordinaria per un’azione di prevenzione e contrasto a fronte di una crescente pressione migratoria e di uno scenario internazionale connotato da instabilità e minacce».

È il primo passo di una strategia più ampia messa a punto in accordo con il ministro dell’Interno Marco Minniti che prevede entro poche settimane l’apertura di almeno un Cie, centro di identificazione e di espulsione, in ogni Regione. Luoghi dove chi non ha i requisiti per ottenere l’asilo dovrà rimanere in attesa di essere riportato nel Paese d’origine. Anche tenendo conto che il 2016 è stato un anno record per gli sbarchi con oltre 200 mila arrivi (compresi gli oltre 25 mila minori non accompagnati), in un trend che nei prossimi mesi si annuncia stabile o addirittura peggiore.

I Comitati

Le disposizioni impartite dal prefetto Gabrielli vengono emanate «per intercettare fenomeni di sfruttamento e inquinamento dell’economia del territorio collegati a forme di criminalità organizzata di livello nazionale e transazionale». È la definizione che serve a dettare la linea indicando gli ambienti — piazze di spaccio, luoghi di vendita di materiale contraffatto — in cima alla lista delle zone da perlustrare. Un’attività che dovrà essere «pianificata al fine di ottimizzare le risorse disponibili» coinvolgendo tutte le forze di polizia, compresa quella locale e non escludendo di poter ottenere «rinforzi di unità specialistiche». Per questo dovranno essere i prefetti, in sede di comitato provinciale ad «attivare piani straordinari di controllo del territorio volti non solo al contrasto dell’immigrazione irregolare, ma anche allo sfruttamento della manodopera e alle varie forme di criminalità che attingono dal circuito della clandestinità».

I nuovi Cie

Attualmente è previsto che i Cie possano ospitare 1.600 persone ma in realtà la capienza è molto ridotta, i posti disponibili sono appena 360. Quali siano i problemi è ben chiaro nella circolare di Gabrielli quando specifica che dovrà essere la Direzione Centrale per l’Immigrazione a occuparsi del coordinamento con le questure «per l’assegnazione dei posti nei Cie» tenendo conto «della complessità e articolazione del dispositivo che, anche in ragione dell’eventuale numero di stranieri irregolari rintracciati, può rivelarsi complesso e delicato sotto il profilo organizzativo e per i conseguenti riflessi sul piano dell’ordine e della sicurezza pubblica».

Nel comitato che si è svolto due giorni fa a Milano, Minniti ha anticipato la sua strategia per le prossime settimane. Spiegando che l’intenzione del governo è di arrivare all’apertura di un Cie in ogni Regione che possa far fronte all’esigenza di tenere sotto controllo gli irregolari evitando, come spesso è accaduto sinora, di doverli lasciare andare proprio perché non ci sono strutture in grado di trattenerli come invece prevede la legge. È possibile — in attesa che vengano ristrutturati quelli già esistenti — che si decida di utilizzare le caserme o comunque stabili del demanio.

Gli irregolari

Riportare gli irregolari nei Paesi d’origine non è affatto semplice. Sono i dati del 2016 a dimostrarlo: a fronte di circa 40 mila stranieri senza permesso rintracciati in Italia, per circa 30 mila è stato firmato il provvedimento di espulsione, ma appena 5 mila sono rientrati a casa. Le difficoltà riguardano i costi per i rimpatri, ma soprattutto le resistenze degli Stati a concedere il nulla osta. Attualmente soltanto l’Egitto, la Tunisia e la Nigeria accettano di riprendere i propri connazionali, sia pur tra mille difficoltà e sempre con l’impegno di Roma a organizzare i voli charter per il rientro. Per questo subito dopo le festività Minniti partirà per una missione in Africa che abbia come obiettivo la firma di accordi bilaterali con altri governi che prevedano anche l’avvio di progetti di sviluppo in quelle aree e la concessione di aiuti proprio per cercare di scoraggiare le partenze. Un progetto che necessariamente ha come punto di partenza la Libia, lì dove si ammassano le persone che vogliono raggiungere l’Europa e transitano per l’Italia

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