16. Dezember 2016 · Kommentare deaktiviert für „Civil March for Aleppo: Zu Fuß von Berlin nach Syrien“ · Kategorien: Deutschland, Syrien · Tags:

Quelle: Berliner Zeitung | 15.12.2016

Manchmal beantworten Kinder komplexe Fragen am besten. Als die siebenjährige Hanna kürzlich gefragt wurde, warum ihre Mutter plant, zu Fuß nach Syrien zu laufen, lautete die Antwort schlicht: „Weil sie es will. Und weil sie es kann.“ Ein Fußmarsch. Durch neun Länder. Über 3000 Kilometer. Mindestens drei Monate lang. Bei Minusgraden. Bis nach Syrien, mitten hinein in einen Krieg. Wer Anna Alboth, so heißt die Mutter von Hanna, gegenüber sitzt, spürt: Diese Frau wird das wirklich versuchen. Ist sie von allen guten Geistern verlassen?

„Jetzt tief einatmen. Lesen. Und denken.“ Das ist der erste Satz auf der Facebook-Seite des „Civil March for Aleppo“. Gleiches gilt für ein Gespräch mit Anna Alboth: Es erfordert, alle Einteilungen in möglich und unmöglich auf Null zurückzusetzen. Zu denken wie ein Kind, das noch nicht gelernt hat, dass ein Geldschein mehr als ein Stück Papier ist. „Ich habe viel über diese angebliche Machtlosigkeit nachgedacht. Menschen sagen, dass man nichts tun könne. Aber ich hatte schon immer das Bedürfnis, das gegenzuchecken.“ Anna Alboth lacht.

Rund 3000 Menschen zum Start erwartet

Die 32-Jährige lehnt sich über den Tisch nach vorn, wenn sie spricht. Ihre Augen sind zwar etwas unterlaufen, aber hellwach. Sie sitzt in einem Café am Platz an der Luftbrücke. Gegenüber liegt der ehemalige Tempelhofer Flughafen, in dem aktuell noch rund tausend Flüchtlinge leben. Alboth war schon öfter hier. Sie engagiert sich in der Flüchtlingshilfe, organisierte im vergangenen Jahr Picknicks für geflüchtete Frauen und sammelte in einer Großaktion 3000 Schlafsäcke. Auf dem Flugfeld vor den Hangars soll der „Civil March for Aleppo“ am 26. Dezember beginnen.

„Mit ungefähr 3000 Leuten rechne ich beim Start“, sagt Alboth auf Englisch. Obwohl sie schon vor neun Jahren nach Berlin kam, spreche sie immer noch etwas holprig Deutsch, sagt die Polin entschuldigend. Sie bekomme unendlich viele Emails mit Anfragen, auf Facebook sagten bereits rund 2000 Leute zu. Die Route ist die vieler Flüchtlinge, nur rückwärts: Von Deutschland über Tschechien, Österreich, Slowenien, Kroatien, Serbien, Mazedonien, Griechenland und die Türkei bis nach Syrien.

Etwa sechs Stunden will die Gruppe pro Tag gehen. Trucks transportieren Gepäck und Verpflegung, geschlafen wird in Schulen, Kirchen, bei Unterstützern oder im Zelt. Binnen kürzester Zeit organisierte Alboth ein Helferteam in ganz Europa.

130 Personen kontaktieren Hilfsorganisationen in allen Ländern, machen die Aktion bekannt, initiieren eine Crowdfunding-Kampagne, holen rechtliche Einschätzungen von Richtern ein, planen die Route und sprechen mit der Polizei. Die soll die Wanderung dauerhaft eskortieren, wie bei Demonstrationen üblich. Auch Ärzte werden mitlaufen. „Unterwegs sollen sich jederzeit Leute anschließen, egal ob für einen Monat, eine Woche oder einen Tag.“

Anna Alboth hofft, dass so ein Protestmarsch aus tausenden Menschen entsteht. Vielleicht aus zehntausenden. Prominente, deren Namen sie noch nicht verrät, unterstützen die Aktion, teils wollen sie sogar selbst mitlaufen. Allein aus Polen haben sich ganze Gruppen mit hunderten Teilnehmern angekündigt.

„Das wird kein schöner Gemeinschaftstrip für junge Europäer“

In ihrem Heimatland ist Anna Alboth keine Unbekannte. Mehrere Jahre arbeitete sie in Warschau als Journalistin für eine renommierte polnische Tageszeitung. Seit sie zu zu ihrem heutigen Mann nach Berlin zog, betreibt sie ein Familien-Reiseblog. „Das war wieder sowas: Du kannst doch nicht mit zwei kleinen Kindern in Entwicklungsländer reisen, sagte jemand.“

Mittlerweile hat Tochter Hanna in ihren sieben Lebensjahren 38 Länder gesehen, vom Kaukasus über Honduras und Madagaskar bis zur Südsee. In Pankow, wo die Familie wohnt, waren Hanna und ihre fünfjährige Schwester Mila wohl die wenigste Zeit. Reisemagazine haben das Blog ausgezeichnet, Anna Alboth verdient inzwischen Geld damit.

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siehe auch: Il Fatto Quotidiano | 16.12.2016

Aleppo, da Berlino la marcia “dei civili per i civili”. Mille persone a piedi verso la Siria

Anna Alboth, giornalista polacca residente nella capitale tedesca, ha organizzato il „viaggio“: partenza il 26 dicembre. „Magari non riusciremo ad arrivare a destinazione, ma pretendiamo che sia garantita la protezione ai civili che si trovano là“

di Ilaria Lonigro

Almeno mille cittadini, mamme e bambini, partiranno il 26 dicembre da Berlino, a piedi, destinazione finale Aleppo, Siria, dove il caos in rapida evoluzione ha una sola costante: l’uccisione di civili. E’ la Civil March for Aleppo, una marcia dei civili per i civili. Una staffetta a tappe lunga 3600 chilometri, tre mesi e mezzo attraverso la rotta balcanica percorsa dagli esuli, ma al contrario. Germania, Repubblica Ceca, Austria, Slovenia, Croazia, Serbia, Macedonia, Grecia, Turchia, Siria. Tutti i cittadini di ogni Paese sono invitati a partecipare, anche solo per un giorno.

“Non ne possiamo più di stare a guardare e sentirci impotenti. Vogliamo mettere pressione, spingere gli esperti a trovare il prima possibile una soluzione. I civili ad Aleppo e in tutta la Siria devono essere protetti e messi in grado di ricevere aiuto”, spiegano gli organizzatori, un team composto da una cinquantina di europei. Sono under 35, generazione Erasmus, hanno studiato e si sono formati nell’Europa unita, parlano almeno tre lingue e su Facebook hanno amici da tutto il mondo.

È così, grazie a una rete costruita negli anni, che l’ideatrice della marcia, Anna Alboth, giornalista polacca residente a Berlino, classe 1985 (qui il suo video appello), ha messo su in poche ore un team di volontari che lavora all’organizzazione giorno e notte da un mese a questa parte. Tedeschi e polacchi soprattutto, ma anche portoghesi, olandesi, italiani.

Si sono divisi i compiti: c’è il team logistica, la squadra legale, quella dei pr, il team sicurezza, quello in contatto con le organizzazioni locali, i grafici che hanno fatto il logo e il sito.

“Marcia suicida?” ha titolato il sito americano di news The Daily Beast. Viene da pensarlo. Il piano è inclemente. A piedi, in pieno inverno, zaino in spalla, ognuno per sé. “Ognuno deve essere autosufficiente, dovete assicurarvi di avere tutto ciò che vi serve per un’esperienza sicura” scrivono gli organizzatori sulla loro pagina Facebook, che contiene un vademecum sul vestiario e gli attrezzi indispensabili. “Stiamo lavorando – continuano – per assicurare sistemazioni lungo il percorso ma non possiamo garantire che sarà fattibile dappertutto e per tutti. A volte, in zone remote, potrebbe non esserci altra possibilità che dormire fuori. Per chi non l’avesse mai fatto d’inverno, non è uno scherzo e dovete venire preparati”.

Cosa accadrà una volta al confine con la Siria? “Potremmo non arrivarci. Il nostro scopo non è raggiungere Aleppo, ma pretendere che sia garantita la protezione ai civili che si trovano là. Vedremo se raggiungeremo questo scopo prima di arrivare in Siria” fanno sapere gli organizzatori a ilfattoquotidiano.it. Alla marcia chiedono di unirsi anche molti rifugiati siriani presenti in Europa. Al punto che gli organizzatori hanno precisato sulla pagina Facebook: “Fatelo solo nei Paesi in cui potete stare legalmente. Non rischiate per unirvi a noi”.

Uno di questi è certamente Akil, 50 anni, da un anno ospite dell’organizzatrice della marcia, Anna, e di suo marito Thomas Alboth, nell’appartamento di Berlino in cui vivono con le loro due bambine. Anna spiega: “Akil è molto commosso all’idea della marcia. Anche lui mi ha dato un sacco di consigli: sulla rotta, sul camminare in sé. Verrà anche lui. Non sa ancora quanto camminerà. Sicuramente inizierà con noi a Berlino”.

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