13. Dezember 2016 · Kommentare deaktiviert für „A Como centri per stranieri pieni. E i migranti dormono per strada“ · Kategorien: Italien, Schweiz

Quelle: La Stampa | 13.12.2016

Oltre 70 persone ogni notte senza riparo. È emergenza minori

SIMONE GORLA

L’ultimo respingimento dalla frontiera di Chiasso arriva a tarda notte, ma per i migranti che tornano a Como il portone bianco con la Croce rossa del campo di accoglienza rimane chiuso. È la regola: dopo mezzanotte non si entra. Nove volte su dieci, i posti sono comunque già esauriti. Così, al confine con la Svizzera c’è ancora chi dorme in strada: erano in 71 alle due di lunedì mattina, senza riparo con il termometro a zero gradi. La notte precedente era andata anche peggio, con 74 persone all’aperto, tra cui due madri con bambini. Dallo scorso 19 settembre, a Como, l’apertura dell’hub da 300 posti letto ha svuotato la stazione San Giovanni dai centinaia di disperati in viaggio verso il Nord Europa.

Ma l’esodo non si è mai fermato. Oggi, a chi bussa senza fortuna, viene suggerito sottovoce di spostarsi duecento metri più in là e attendere. Un furgone verrà a prenderli, un Defender a nove posti, e alla guida ci saranno Mattia, Giorgia o un altro dei volontari delle «ronde solidali». Giovani comaschi che, con le tenebre, si mettono in strada alla ricerca di chi è senza un tetto. «Abbiamo iniziato dopo lo sgombero della stazione, con il recupero di duemila coperte», racconta Mattia, «le distribuivamo a chi dormiva negli angoli bui della città». Poi qualcuno si è lamentato e la polizia ha detto basta agli accampamenti. Da allora, l’unica soluzione in piena notte è bussare alla porta del santo locale. Don Giusto Della Valle nella sua parrocchia ha sempre accolto tutti. A chi arriva offre un tè caldo per scacciare il gelo, uno snack, un materasso e una coperta.

«La situazione del campo è opaca da tempo, e ormai quasi compromessa», denunciano gli attivisti della rete Como Senza Frontiere, che hanno tenuto il conto delle persone rimaste all’addiaccio negli ultimi tre mesi. Decine ogni notte, senza eccezioni, con punte di 80. I gestori del campo vengono accusati di non riempirlo mai del tutto. «Ma non possiamo far entrare sempre, senza regole ci sarebbe il caos», chiarisce Roberto Bernasconi, il direttore della Caritas diocesana di Como, che insieme a Croce rossa si occupa della struttura. «Qui offriamo tutto il supporto necessario, la difficoltà sta nei troppi minori che si fermano per poco. Come impostare l’assistenza se scappano subito?». Quello dei ragazzini soli è il dramma della «frontiera Nord». Oltre metà degli ospiti del centro sono minorenni in viaggio.

Sui 1200 transitati, solo 60 ragazzi hanno accettano di entrare nella rete di accoglienza italiana. Gli altri restano giusto il tempo necessario per organizzare il passaggio del confine. L’assessore comasco alla politiche sociali Bruno Magatti non nasconde che il numero di minori stranieri accolti a Como, oltre 800 in totale, ha portato alla saturazione delle strutture. Una pressione che rende difficile gestire la fragilità di chi arriva e porta a casi estremi come quello di sabato sera, quando un ragazzino eritreo di 15 anni ha tentato di togliersi la vita impiccandosi con la felpa e la corda della tuta. «Queste persone non si possono obbligare a un percorso di cui si sentono prigionieri», sottolinea Magatti, «ma senza un piano nazionale non avremo mai un’accoglienza di qualità». Il clima a Como non è più quello dell’estate, quando i cittadini arrivavano in massa alla stazione con cibo e vestiti: «C’è un po’ di frustrazione, ma la città tiene duro».

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