21. Oktober 2015 · Kommentare deaktiviert für Italien: Abschiebungen – ‚Wirtschaftsflüchtlinge‘ werden wieder verjagt · Kategorien: Italien · Tags: ,

Quelle: La Repubblica

Respingimenti, si ricomincia a cacciare via i migranti „economici“

La denuncia di Medici Senza Frontiere di fronte a centinaia di persone lasciate per strada in un’operazione che potrebbe anticipare l’apertura dei cosiddetti hotspot, prevista per novembre. Si introduce una distinzione netta fra chi può chiedere asilo in Italia e chi, identificato come „migrante economico“, verrà espulso entro sette giorni

di GIACOMO ZANDONINI

ROMA – Centinaia di persone lasciate per strada in un’operazione che potrebbe anticipare l’apertura dei cosiddetti cosiddetti hotspot, prevista per novembre, introducendo una prima distinzione fra chi può chiedere asilo in Italia e chi, identificato come „migrante economico“, viene e verrà espulso dai centri di primo soccorso, con l’intimazione ad allontanarsi dal territorio nazionale entro sette giorni. E‘ quanto denunciato da Medici Senza Frontiere, avvocati e organizzazioni umanitarie attive in Sicilia nell’ambito delle migrazioni, e confermato a Repubblica da fonti interne alle prefetture siciliane, che non nascondono si tratti di un „momento di particolare difficoltà“ per la gestione della fase post-sbarco.

I primi respingimenti. I primi episodi risalirebbero, secondo Stefano Di Carlo, capo-missione di Medici Senza Frontiere, allo scorso 24 settembre, quando „otto cittadini sub-sahariani appena sbarcati sono stati allontanati dal Cpsa (Centro di primo soccorso e accoglienza) di Pozzallo“, con in mano un provvedimento di respingimento disposto dalla Questura. Una pratica di fatto proseguita fino ai giorni scorsi e che se, come indicato da alcuni funzionari di Polizia, dovesse continuare, costituirebbe per l’organizzazione umanitaria un „grave elemento di preoccupazione per la salute di persone che hanno vissuto ripetuti traumi, durante il viaggio e nei loro paesi d’origine, indipendemente dalle motivazioni della fuga“. Dunque, siamo al nodo che prima o poi si dovrà sviogliere. Il nodo è: ha ancora senso distinguere i migranti tra coloro che fuggono per guerre ed altre calamità, da quelli che cercano semplicemente di trovare un luogo per migliorare la propria esistenza?

Centinaia di persona in strada. Difficile per ora raccogliere dati precisi, ma si tratta sicuramente di alcune centinaia di persone, fra cui donne e minori, messe alla porta in fretta e furia da diversi centri di accoglienza siciliani. Solo 105 i casi segnalati negli ultimi giorni da Carla Trommino, avvocata e presidente dell’associazione AccoglieRete di Siracusa, oltre 30 quelli individuati dalla Rete Antirazzista Catanese mentre una cinquantina di persone sono state rintracciate da associazioni e volontari fra Agrigento e Caltanissetta. In quello che potrebbe essere l’episodio fino a oggi di maggior rilievo, 44 migranti su 538 sbarcati lo scorso 7 ottobre a Pozzallo sono stati allontanati dopo l’arrivo, trovandosi a vagare per il paese e costringendo l’amministrazione comunale a offrire temporanea ospitalità in una tensostruttura.

La circolare. Alla base di tutto c’è una circolare interna emanata proprio il 24 settembre, all’indomani del vertice straordinario del Consiglio d’Europa che accelera sull’apertura degli hotspot, punti di identificazione dei migranti gestiti dall’UE a ridosso di cinque porti di sbarco siciliani (Augusta, Pozzallo, Lampedusa, Porto Empedocle e Trapani). Fonti di polizia dell’isola spiegano come il documento contenga „una definizione di migrante economico, che quindi non proviene da zone di guerra, e una procedura standard per individuare gli stessi, tramite interviste in presenza di interpreti e solo dopo la conclusione degli accertamenti medici“. Procedure che „diventeranno sempre più rigorose con la prossima entrata vigore degli hotspot e l’intervento dell’EASO, l’agenzia europea per l’asilo, e di Frontex“.

Colpiti i più vulnerabili. La prassi desta preoccupazione fra chi, come Medici Senza Frontiere, opera all’interno dei centri d’accoglienza. „In alcuni casi“, denuncia infatti Stefano Di Carlo, in contrasto con quanto indicato dalla Polizia, „abbiamo dovuto sospendere trattamenti medici importanti perché le persone sono state allontanate, generando ulteriore vulnerabilità in soggetti già fragili“. Fra i respinti, racconta poi, ci sono cittadini nord Africani e di tutta l’Africa sub-sahariana, dal Sudan al Camerun fino a Nigeria, Costa d’Avorio, Guinea e Mali, comprese diverse donne e due minori di cui si sono perse le tracce. Uno dei casi più eclatanti è quello di „un giovane guineano sotto shock che, dopo l’espulsione è stato ricoverato d’urgenza per un malore e appena dimesso è tornato fuori dal Cpsa, perché non aveva altro posto in cui stare“.

Invisibili prede di trafficanti. „Chi è respinto“, segnala Carla Trommino, „dice spesso di non averne capito il motivo e di non aver incontrato interpreti“. L’avvocata, che ha assistito molti di queste persone nella presentazione di un ricorso contro il respingimento, ha individuato diversi minorenni giudicati maggiorenni dopo lo sbarco, „a riprova del fatto che per avere informazioni corrette sulle persone, che sia l’età o il fatto che siano migranti economici o rifugiati, non sono sufficienti brevi colloqui in centri spesso sovraffollati“. Depositato il ricorso, qualche respinto è riuscito a presentare domanda di asilo, trovando in alcuni casi una nuova possibilità di accoglienza. La maggior parte è però rimasta in strada o si è dileguata, preda ideale di caporali e passeurs, già avvistati da alcuni cittadini mentre caricavano i migranti su un minibus poco lontano dal Cpsa di Pozzallo. Le centinaia di migranti identificati e poi respinti nelle ultime settimane potrebbero essere insomma il primo episodio di un sistema destinato a creare migliaia di invisibili, „provocando“, come sottolinea Di Carlo, „nuovi drammi e precarietà per chi alle spalle ne ha già abbastanza“.

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siehe auch: Reuters

EU to step up deportations of economic migrants

By Francesco Guarascio

European Union states will step up efforts to repatriate thousands of migrants fleeing poverty rather than war by speeding up deportations and exerting pressure on their home countries to take them back, an EU document says.

Faced with the biggest inflow of migrants in decades, EU countries have been discussing for months how to reduce numbers arriving from Africa, the Middle East and Asia, often via dangerous crossings of the Mediterranean Sea.

States are committed to sheltering refugees escaping conflict and violence from countries like Syria and Eritrea, but they want to tackle the flow of migrants who are escaping poverty from countries not at war.

In a new attempt to clamp down on economic migrants, ministers responsible for migration policies will meet on Thursday in Luxembourg to agree measures to discourage illegal migration.

„The EU and its member states must do more in terms of return. Increased return rates should act as a deterrent to irregular migration,“ say the draft conclusions of the meeting.

To date, EU countries deport less than 40 percent of the migrants staying illegally in their territories, EU Commission data shows. Hundreds of thousands whose asylum applications are rejected remain in Europe every year or do not return home when their regular visas expire.

The draft, seen by Reuters, recommends „detention as a legitimate measure of last resort“ and urges states to reinforce their detention capacity to ensure illegal migrants do not disappear before being deported.

CARROT AND STICK

To ensure the cooperation of migrants‘ home countries, ministers want to offer more aid to African or Asian states who take citizens back while threatening retaliation against those that don’t, possibly via a visa crackdown.

„A fine balance of incentives and pressure should be used,“ the draft conclusions say.

„Translated, this means ministers will call to apply a principle of ‚more for more and less for less‘,“ a European diplomat said.

The document reflects EU leaders‘ recommendations issued in June but includes more detailed measures. An EU „laissez-passer“ is suggested to aid procedures in home or transit countries and should become „the standard travel document for the expulsion of third-country nationals“.

Ministers also want to enhance the role of EU border control agency Frontex in deporting migrants.

Last year, Frontex organised only 3,000 deportations. That figure could rise substantially with new powers to help national authorities arrange flights and secure travel documents from deportees‘ home countries, Frontex head Fabrice Leggeri told Reuters in an interview in September.

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