15. Oktober 2015 · Kommentare deaktiviert für „Gli Hotspots? Ecco come funzionano“ · Kategorien: Europa, Italien · Tags:

Quelle: Vita

A Lampedusa il Centro di accoglienza di Contrada Imbriacola è il primo luogo in cui, una volta prese le impronte, viene di fatto effettuata le distinzione tra „rifugiati“ e „migranti economici“. Attualmente, a siriani, eritrei e iracheni è concesso di potere scegliere il paese europeo dove andare sulla base dei 120mila ricollocamenti decisi dalla Ue. A tutti gli altri, afghani compresi? „La prospettiva sembra essere il diniego o il respingimento“

di Daniele Biella

Il battesimo degli hotspots porta il nome, il volto e le storie di 19 persone, eritree: sono loro che la scorsa settimana, dopo prima fuggite dal regime del proprio Paese, poi salvate in mare e condotte verso il centro di prima accoglienza di Lampedusa dalle navi collegate all’agenzia europea Frontex, hanno già visto accolta la loro richiesta di asilo in Svezia. Sì in Svezia: un aereo li ha portati direttamente nella terra prescelta, una primissima quota dei 120mila ricollocamenti decisi di recente dall’Unione europea, ripartiti in quote fra singoli Stati. Per arrivare fin lassù hanno dovuto rilasciare le impronte, con la garanzia di non finire nelle maglie del regolamento di Dublino (che prevede il luogo d’approdo come nazione dove fare la propria richiesta d’asilo, anche se si vorrebbe andare altrove): “li ho convinti personalmente, dato che la Prefettura mi aveva a sua volta assicurato sulle nuove direttive chiedendomi di comunicarle loro direttamente nel Centro di Lampedusa”, spiega don Mussie Zerai, sacerdote eritreo rifugiato negli anni ’90 in Italia, oggi parroco in Svizzera e soprattutto punto di riferimento da almeno un decennio per connazionali e altri migranti che scappano dalle guerre, tanto da essere stato un candidato al premio Nobel per la pace 2015, assegnato la scorsa settimana alle reti sociali tunisine.

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