26. Februar 2017 · Kommentare deaktiviert für „Italia: Nuvolera, migranti chiuse a chiave nel Cas“ · Kategorien: Italien · Tags:

Il Manifesto | 26.02.2017

Malaccoglienza. „Limitate la libertà personale e i diritti delle richiedenti asilo“, nel centro di accoglienza straordinaria, denunciano le associazioni. Sit in di protesta, ma è vietato entrare

«Non ci fanno uscire» è il grido lanciato da alcune donne “ospitate” nel centro di accoglienza straordinaria (Cas). di Nuvolera, in provincia di Brescia. A sentire le grida è stato il progetto Melting Pot, che dal 1996 segue i flussi migratori in Italia e in Europa, e che grazie all’aiuto di interviste con alcuni operatori, ed ex operatori della cooperativa Olinda oltre che donne, ha verificato che le migranti erano chiuse a chiave in stanze affollate senza ricevere informazioni adeguate su diritti e pratiche di richiesta d’asilo. E’ stata riscontrata, anche, l’assenza di corsi di inserimento lavorativo e di lezioni di italiano. Anche il pocket-money giornaliero è stato spesso oggetto di discrezionalità nell’essere consegnato. Radio Onda d’Urto ha approfondito la denuncia di Melting Pot.

Dopo le denunce e il clamore di un servizio su Striscia la Notizia le donne hanno iniziato a godere di qualche libertà in più. L’associazione Diritti per Tutti e il Magazzino 47 di Brescia, assieme al Collettivo Gardesano Autonomo hanno rotto gli indugi e ieri si sono presentati davanti ai cancelli del Cas per portare solidarietà, appoggio e vicinanza alle 34 ospiti. L’iniziativa è stata sostenuta dalla rete cittadina Non Una di Meno e da uomini e donne dell’associazionismo di Nuvolera. I manifestanti si sono dati come obiettivo incontrare le donne “ospitate” all’interno e visitare il Cas. L’associazione Diritti per Tutti aveva registrato la disponibilità della coordinatrice della cooperativa di visitare il Cas durante un confronto radiofonico su Radio Onda d’Urto e nei giorni precedenti aveva mandato richiesta formale d’ingresso. Ma venerdì sera è arrivato il dietrofront, assieme alla notizia che le donne del Cas avevano ricevuto pressioni per andare a Brescia in mattinata così da non incontrare i/le solidali.

Secondo Diritti per Tutti “un esempio che descrive cosa sia spesso, nell’ordinaria concretezza, il sistema di governo e di gestione della cosiddetta emergenza profughi. Improntato, in molti casi specifici e nel suo complesso, a logiche securitarie e di business, di cattura e selezione, di inclusione differenziale e respingimento, di compressione delle soggettività e della libertà di movimento. Il caso di Nuvolera rende evidente, inoltre, che se le persone riuscite ad arrivare su questa sponda del Mediterraneo sono donne, una volta inserite nel sistema della malaccoglienza, vengono ancora più esposte alla discriminazione, al paternalismo, all’abuso”.

Nonostante il clima di tensione le donne del centro hanno deciso di partecipare al presidio e di incontrare i/le solidali. Una di loro, di origine nigeriana, si chiama Etta e ha un figlio di quattro mesi. Dice “sono qui da sei mesi e non mi è stata fatto nessun corso d’italiano. Non ho mai incontrato un avvocato e non mi hanno spiegato nulla per come fare richiesta di rifugiata. Posso usare la cucina solo un’ora al giorno per farmi da mangiare”. La cooperativa Olinda invece ha tenuto la posizione e non ha lasciato visitare il CAS. A fine iniziativa è arrivata notizia che le donne rientrate nel Cas si sono viste negare la possibilità di utilizzare la cucina. “Vogliamo sapere subito quello che fate! Vi teniamo d’occhio” – Dice Gabriele di Diritti per Tutti – “Avremo un incontro con la Prefettura di Brescia la prossima settimana. Con il capo di Gabinetto. Per chiedere conto a loro di questa situazione, fatta di provvedimenti abusivi, che a quanto dice Olinda è stata avvallata, anche se non per scritto, dalla Prefettura stessa”

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