13. Mai 2014 · Kommentare deaktiviert für Wiederkehr der Schiffskatastrophen im Mittelmeer – the making of a refugee crisis? · Kategorien: Italien, Libyen · Tags: , ,

Angesichts von wohl über 200 Boat-people, die im Operationsgebiet der italienischen Marine („Mare Nostrum“) am gestrigen Montag 50 Seemeilen vor der libyschen Küste und 100 Seemeilen vor Lampedusa ertrunken sind, und von über 160 Ertrunkenen in der letzten Woche, verschärft sich die italienische Regierungspolitik gegenüber der Europäischen Union. Am morgigen Mittwoch wird eine Erklärung erwartet, die der Regierungschef Renzi in Sizilien abgeben wird: Italien wird fordern, dass ein „europäisches Asyl“ eingerichtet wird und die EU mit internationalen Organisationen die militärisch-polizeiliche Überwachung, Abwehr und Seenotrettung im Kanal von Sizilien übernimmt. Andernfalls würden die geretteten Boat-people von Italien vermehrt in andere europäische Länder aufbrechen – gegen die Verbote des Schengen- und Dublin-Systems und mit Unterstützung der italienischen Regierung.

Zwar übernimmt Italien zum 1. Juli 2014 den EU-Vorsitz. Dennoch ist nicht damit zu rechnen, dass sich die italienische Regierung innerhalb weniger Wochen mit ihren Vorschlägen durchsetzt. Zu den Blockaden vor allem aus Deutschland kommt die Tatsache, dass die nordafrikanischen Staaten, vor allem der libysche Reststaat, kaum zu einer umfassenden „Kooperation“ bei der Abschottung bereit sind: In Konsequenz würde eine Kooperation der nordafrikanischen Länder bedeuten, dass die nordafrikanischen Küstenwachen dem Kommando von EU-Institutionen unterstellt und in Nordafrika grosse Flüchtlingslager nach EU-Vorgaben eingerichtet würden. Auch vor dem Hintergrund des europäischen Kolonialismus in Nordafrika sind solche Pläne nicht durchsetzbar.

Da in Italien die innenpolitischen Angriffe auf die Mare Nostrum Operation drastisch zunehmen, ist zu befürchten, dass in den kommenden Wochen eine offene „Flüchtlingskrise“ im Kanal von Sizilien herbeigeführt werden wird: Mit noch mehr Toten.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/13/

Naufragio migranti, recuperati 17 cadaveri. Aperta inchiesta dai pm di Catania

Duecento migranti sono stati salvati dalle navi italiane e i mercantili dirottati in zona. Secondo le testimonianza sul barcone erano in quattrocento. La Procura etnea eseguirà atti urgenti, ipotizzando i reati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo

Duecento migranti li hanno salvati le navi italiane e i mercantili dirottati in zona, 17 li hanno recuperati già cadaveri, molti altri, probabilmente altri 200, sono già in fondo al mare se è vero che sul barcone erano in quattrocento: l’ennesima strage di migranti si compie a 40 miglia dalle coste della Libia, a pochi giorni di distanza da un altro naufragio costato la vita a una quarantina di persone partite dalle coste orientali del paese nordafricano. Segno che, probabilmente, non bastano più gli sforzi che l’Italia sta facendo con Mare Nostrum ed occorre, invece, mettere in piedi una missione internazionale per tentare di bloccare i trafficanti di morte e consentire alle migliaia di richiedenti asilo che si trovano in Libia di poter presentare le domande in quel paese.

La Procura distrettuale di Catania, coordinata da Giovanni Salvi, aprirà un’inchiesta. La competenza è, al momento, radicata nel capoluogo etneo perché è il primo luogo italiano in cui arriveranno i corpi, finora recuperati, e i 206 superstiti, che sono su nave Grecale. La Procura etnea eseguirà atti urgenti, ipotizzando i reati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo.

La notizia del naufragio è arrivata alle 13 di lunedì, quando un Atr della Guardia Costiera raccoglie l’Sos lanciato da un’imbarcazione in difficoltà. I migranti si trovano ad un centinaio di miglia a sud di Lampedusa, più vicini alle coste libiche che a quelle italiane, nei pressi di una piattaforma petrolifera. Cosa sia accaduto lo racconteranno nelle prossime ore i migranti che si sono salvati: quel che è certo è che il barcone è affondato. E non è affatto escluso che si possa esser verificato quel che il direttore dell’ Immigrazione del Viminale Giovanni Pinto aveva riferito poco meno di dieci giorni fa al Parlamento: dalla Libia, disse citando informazioni d’intelligence, partono sempre più spesso imbarcazioni fatiscenti perché i trafficanti di morte sanno che le navi italiane vanno a prendere i migranti fin quasi al limite delle acque territoriali libiche.

Nella zona del naufragio sono stati immediatamente dirottati alcuni mercantili, che hanno soccorso i primi naufraghi e recuperato i cadaveri, oltre a due motovedette della Guardia Costiera, una della Guardia di Finanza e le navi Sirio e Grecale della Marina Militare. Un’ora dopo il naufragio i primi mezzi di soccorso erano già nel punto dove è affondato il barcone, ma per molti migranti era già troppo tardi.

E con i morti ancora da recuperare, riparte, puntuale, il balletto della politica, con l’Italia che rinnova le accuse all’Europa di lasciarla sola e Bruxelles che, almeno stavolta, sembra ammettere le sue responsabilità. Matteo Renzi sarà in Sicilia mercoledì e sarà quella l’occasione, dice il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, per trattare “in maniera più approfondita” l’intera vicenda. Il premier ribadirà con ogni probabilità che l’immigrazione sarà una delle priorità del semestre italiano di presidenza dell’Ue e chiederà un maggior coinvolgimento dell’Europa. Cosa che Angelino Alfano ha già fatto ieri, ‘minacciando’ Bruxelles: “Le nostre navi sono lì a recuperare morti e a soccorrere i vivi, l’Europa non ci sta aiutando. O l’Europa ci aiuta a presidiare la frontiera o faremo valere il principio che il diritto d’asilo riconosciuto dall’Italia si possa esercitare in tutta Europa”.

All’Europa si rivolge anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, parlando di un “deficit di cooperazione”, e quello degli Esteri Federica Mogherini definendo “inaccettabili” le stragi di innocenti. “Sicuramente” ci sono state mancanze dell’Ue, afferma il titolare della Farnesina, “noi sappiamo che dobbiamo continuare a salvare vite, Mare Nostrum serve a questo oltre che a contrastare il traffico di essere umani, ma è come svuotare il mare con un cucchiaino”. Ecco perché la gestione del problema “è una responsabilità che dobbiamo portare avanti insieme a tutti gli altri paesi europei perché non sono frontiere italiane, sono frontiere europee”.

Da Bruxelles risponde il commissario per gli affari interni Cecilia Malmstrom, aprendo alle richieste dell’Italia. “Sono scioccata. Chiedo a tutti gli Stati membri di discutere nel prossimo Consiglio Interni come si può contribuire”. “È chiaro – aggiunge la Malmstrom – che la responsabilità è di tutti gli Stati membri dell’Ue, serve solidarietà concreta per ridurre il rischio che tali tragedie si ripetano. È ora che gli Stati passino dalle parole ai fatti”. Anche il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz invita gli altri paesi a “non lasciare sola l’Italia: l’Europa deve urgentemente prendersi le sue responsabilità per porre fine a questa catastrofe. Non possiamo continuare a girarci dall’altro lato. Dobbiamo condividere in modo più giusto le responsabilità tra i 28 Paesi, accettando una semplice verità: l’Europa è un continente di immigrazione, ma non abbiamo ancora una politica comune di gestione dei flussi”.

Quel che chiede, da tempo, il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, che nella sua isola ha accolto una task force di avvocati per la tutela dei diritti dei migranti. “Il diritto di asilo va chiesto a terra e non rischiando la vita. Non possiamo continuare così. L’unica cosa da fare sono i canali umanitari”.

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