12. November 2013 · Kommentare deaktiviert für Libyen: EU-Grenzaufrüstung vor dem Scheitern? Grenzregionen außerhalb der Regierungskontrolle · Kategorien: Libyen · Tags: , , ,

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„Libyen erneuert Einverständnis mit Italien über Grenzaufrüstung. Das Problem ist die Kontrolle des Landes.“

Artikel von Gianandrea Gaiani

zusammenfassende Übersetzung aus dem Italienischen:
Tripolis ist daran interessiert, mit italienischer Hilfe ein elektronisches Überwachungssystem der Landgrenzen zu installieren, das zu einem grossen Überwachungsnetz mit Tunesien und Algerien und auf der anderen Seite bis nach Ägypten und Sudan ausgebaut werden soll.

Das Programm wurde 2008 verabschiedet, in der Zeit des Regimes von Muammar Gheddafi, im Rahmen bilateraler Übereinkommen, die schließlich zur Unterschrift unter dem italo-libyschen Freundschaftsvertrag führten. Das Programm wurde durch den Krieg 2011 unterbrochen. Bereits im vergangenen Juli hat Enrico Letta, italienischer Premierminister, gegenüber der libyschen Regierung betont, dass Italien sehr daran gelegen ist, dass die libyschen Grenzen kontrolliert werden. In dem Sinne wurde der Einsatz Roms bei der Ausbildung der libyschen Grenzwächter und der Küstenwache bekräftigt.

Das System der Überwachung der libyschen Landgrenzen ist ein ambitiöses High-Tech-Projekt, das vollständig auf „made in Italy“ beruht, ausgeführt von Selex ES (Gruppe Finmeccanica) und GEM Elettronica, aufgrund eines Vertrags in Höhe von 300 Millionen Euro, die den Aufbau eines Radarnetzes Land Scout vorsah, das auf die Kontrolle der Grenzen ausgerichtet ist und sogar Fußgängergruppen erkennen kann.

Das Programm, finanziert zur Hälfte von Italien, begann 2010 mit der Installation einiger Anlagen, wurde dann aber in Folge des libyschen Konflikts unterbrochen, da sich die Sicherheitskräfte des Landes auflösten und es unmöglich wurde, die Radar- und Elektronikgeräte zu warten. Sofort nach dem Krieg führte der französische Anspruch, Industrieaufträge zu erhalten, die dem französischen Militäreinsatz beim Sturz des Regimes Gheddafis entsprachen, zu starkem Druck gegenüber Tripolis. Schließlich verzichtete Tripolis auf die vollständige Ausführung des Vertrags mit den italienischen Firmen und erwarb ein elektronisches Überwachungssystem für die Grenzüberwachung bei dem transalpinen Koloss EADS. Aber dann entschied Libyen doch, die Verträge von vor dem Konflikt einzuhalten und das Programm bis zu Ende zu führen. Premierminister Zeidan hat jedenfalls etwas vage von einer „Luftüberwachung der Grenzen“ gesprochen, was auf eine erneuerte Interessensbekundung für die italienischen Überwachungsdrohnen namens Falco hindeuten kann, die von Selex produziert werden und bereits von Pakistan und den Vereinten Nationen erworben wurden (letztere setzen sie in der Kongo-Mission ein), und die bereits auf der Einkaufsliste Gheddafis standen.

Die Wünsche von Zeidan könnten allerdings an der verbreiteten Anarchie im Lande scheitern. Die Regierungskräfte kontrollieren nicht mehr Tripolis und die Häfen Zuara und Misurata, die von Milizen in Zusammenarbeit mit Menschenhändlern regiert werden, und die Regierungskräfte kontrollieren auch nicht mehr die Landgrenzen. Im Osten werden die Grenzen zu Ägypten und Sudan von islamistischen Milizen und Waffenhändlern heimgesucht, die auch von dem institutionellen Chaos seit der Proklamierung der Autonomie der Cirenaica (Ost-Libyens) profitieren. Die Autonomie wird von Stammesanführern proklamiert, die auch die Erdölquellen und -Terminals blockieren und damit die Exporte schädigen.

Die libysche Regierung hat auch die Kontrolle der grossen Südregion des Fezzan verloren, wo sich Al Quaeda Milizen festgesetzt haben, die aus Mali geflohen sind, nach der französischen Intervention. Sie sind am Waffenhandel und an der Unterstützung Al Quaidas in Algerien und in der Sahelzone interessiert. Der Fezzan grenzt im Süden an den Tschad und an Niger, wo kriminelle Organisationen Migranten auf den Weg nach Europa bringen. Das wäre also das wichtigste Gebiet, wo Grenzüberwachungssysteme installiert werden müssten, aber auch im Fezzan haben die Stämme ihre Autonomie erklärt und Nouri Mohammad al-Qouizi zu ihrem Präsidenten erklärt. Sie kündigen an, dass sie die Petro-Ressourcen direkt verwalten wollen und militärische Führungsleute unabhängig von Tripolis selbst ernennen wollen.

La Libia rinnova l’intesa con l’Italia sulle frontiere. Il problema è il controllo del Paese

di

Addestramento forze armate e di sicurezza libiche da parte dei militari italiani (Ansa)

Addestramento forze armate e di sicurezza libiche da parte dei militari italiani (Ansa)

Tripoli rinnova la collaborazione con Roma per istituire un sistema di monitoraggio elettronico delle frontiere terrestri che si svilupperà a partire da quelle con Tunisia e Algeria fino alla frontiera con Egitto e Sudan. Un programma varato nel 2008 all’epoca del regime di Muammar Gheddafi, nell’ambito degli accordi bilaterali che portarono alla firma del Trattato di amicizia italo-libica e poi interrotto dalla guerra del 2011.
“Il controllo dei confini permetterà di ridurre il traffico illegale di essere umani“, ha dichiarato in una conferenza stampa il premier Alì Zeidan che deve fare i conti con la destabilizzazione interna ce con le pressioni italiane per i crescenti flussi migratori illegali dai porti libici verso Lampedusa. Già nell’incontro del luglio scorso Enrico Letta aveva sottolineato a Zeidan come l’Italia considerasse prioritario il controllo dei confini libici confermato dall’impegno di Roma ad addestrare le guardie di frontiera e la guardia costiera libiche.

Il sistema di monitoraggio delle frontiere terrestri libiche è un ambizioso progetto ad alta tecnologia interamente „made in Italy“ messo a punto da Selex ES (gruppo Finmeccanica) e GEM Elettronica grazie a un contratto da 300 milioni di euro che prevedeva l’installazione di una rete di radar Land Scout sviluppati appositamente per il controllo delle frontiere e in grado di individua anche i movimenti di gruppi di persone appiedate.

Il programma, finanziato per metà dall’Italia, prese il via nel 2010 con l’installazione di alcuni impianti e postazioni ma venne interrotto in seguito al conflitto libico per lo sfaldamento delle forze di sicurezza del Paese e l’impossibilità di mantenere in efficienza i radar e gli strumenti elettronici. Subito dopo la guerra la pretesa francese di ottenere commesse industriali proporzionate all’impegno militare profuso da Parigi per rovesciare il regime di Gheddafi determinò forti pressioni su Tripoli affinché rinunciasse a completare il contratto con le aziende italiane per acquistare un sistema elettronico per il monitoraggio dei confini dal colosso transalpino Eads. La Libia decise però di mantenere i contratti stipulati prima del conflitto completando il programma. Zeidan ha parlato pure di un non meglio precisato „monitoraggio aereo delle frontiere“ che potrebbe indicare un rinnovato interesse per i droni italiani da sorveglianza Falco, prodotti sempre da Selex, acquisiti da Pakistan e Nazioni Unite (che li impiegherà nella missione in Congo) e già nella „lista della spesa“ di Gheddafi.

Le volontà di Zeidan rischiano però cozzare con l’anarchia dilagante nel Paese. Le forze governative infatti non solo non riescono a controllare Tripoli e i porti di Zuara e Misurata gestiti da milizie in combutta con i trafficanti di esseri umani, ma neppure i confini terrestri. A est le frontiere con Egitto e Sudan vengono attraversate da miliziani islamisti e trafficanti di armi che approfittano anche del caos istituzionale determinato dalla proclamazione dell’autonomia della Cirenaica da parte dei leader tribali protagonisti anche del blocco di pozzi e terminal petroliferi che sta penalizzando le esportazioni.
Il governo libico ha perso il controllo anche della grande regione meridionale del Fezzan, infestata dalle milizie qaediste fuggite dal Malì dopo l’intervento militare francese e interessata da traffici di armi diretti ad alimentare i qaediste in Algeria e nella regione del Sahel. Il Fezzan confina a sud con il Ciad e il Niger, dove le organizzazioni criminali fanno convergere i migranti diretti in Europa. Sarebbe quindi questa l’area più importante dove installare i sistemi di sorveglianza delle frontiere ma anche nel Fezzan le tribù hanno proclamato l’autonomia nominando presidente Nouri Mohammad al-Qouizi presidente e annunciando la gestione diretta delle risorse petrolifere e la nomina di vertici militari indipendenti da Tripoli.

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