Reportage über die Situation jugendlicher Migrant*innen, die in Ventimiglia gestrandet sind.
Internazionale | 22.12.2017
Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale
bhraim Kone ha 15 anni, felpa bianca con il cappuccio, jeans gialli arrotolati sulla caviglia. Quando un poliziotto francese alla stazione ferroviaria di Mentone lo spinge giù dal treno che arriva da Ventimiglia, il ragazzo originario della Costa d’Avorio lo fissa dritto negli occhi e gli dice in un francese perfetto: “Ci avete colonizzato, ci avete costretto a parlare la vostra lingua e ora come fate a cacciarci a calci?”. Kone non ha paura dell’agente, che indossa dei guanti di gomma neri e lo ha preso per un braccio, lo strattona e gli dice di mettersi a sedere sulla panchina del primo binario in questa piccola stazione ferroviaria di frontiera circondata dal profilo imponente delle Alpi marittime.
Una decina di ragazzi come Ibhraim Kone sono stati costretti a scendere dal treno, c’è anche Amidou, un altro ivoriano di 17 anni. Sono quasi tutti minorenni. Hanno provato ad attraversare la frontiera tra l’Italia e la Francia in treno, ma alla prima stazione ferroviaria dopo il valico hanno dovuto lasciare il treno, individuati dalla polizia francese che ogni volta ispeziona vagone per vagone, chiedendo solo alle persone con la pelle nera di mostrare i documenti.
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