26. Januar 2015 · Kommentare deaktiviert für Davos: Antiterrorismus gegen Boat-people · Kategorien: Italien, Libyen · Tags: , ,


Corriere della Sera

L’ISIS dietro il traffico dei migranti

«Sbarchi dalla Libia guidati da cellule del terrore islamico»

La conferma dal presidente dell’Assemblea costituente di Tripoli due giorni dopo l’allarme lanciato dalla Farnesina. Permesso di soggiorno per chi dà informazioni
di Giuseppe Sarcina, inviato a Davos

I kalashnikov dello Stato islamico sono arrivati fino ai porti della Libia da cui partono i barconi dei migranti con destinazione Lampedusa, le coste della Sicilia o di Malta. Lo rivela, «con certezza», Ali Tarhouni, 63 anni, già ministro delle Finanze e del petrolio nel Consiglio nazionale di transizione e, dall’aprile 2014, presidente dell’Assemblea costituente della Libia. Il governo italiano è in allarme. Due giorni fa il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, aveva dichiarato che qualche terrorista potrebbe sbarcare con i profughi. Poi il numero uno della Farnesina aveva smentito. In ogni caso il governo si sta attrezzando ed è pronto a concedere il permesso di soggiorno agli stranieri in grado di fornire informazioni utili all’antiterrorismo. La misura, scrive l’Ansa, sarà inserita nel pacchetto predisposto da Marco Minniti, sottosegretario con delega ai Servizi segreti, e dovrebbe essere approvata dal Consiglio dei ministri di mercoledì 28 gennaio.

In questo quadro è fondamentale tenere sotto osservazione la Libia. L’Isis, lo Stato islamico di Iraq e Siria, guadagna posizioni lungo la costa del Paese. Le milizie del Califfo Abu Bakr al Baghdadi avevano già conquistato Derna, cittadina di 80 mila abitanti. Ma ora, dice Ali Tarhouni «i guerriglieri dell’Isis si sono insediati nella regione di Bengasi». Poi, continuando la marcia verso ovest, nella zona di Sirte e quindi di Misurata, quella che fino a poco tempo fa era un vitale centro di commerci e di affari anche per gli stranieri. Infine, scavalcata, almeno per ora, la capitale Tripoli, truppe di jihadisti hanno occupato Sabrata e, infine, il porto di Harat az Zawiyah, ai tempi di Gheddafi scalo di una certa importanza per le rotte petrolifere verso la Turchia e l’Asia. Oggi dallo specchio di mare che va da Sabrata fino a Zawiyah e di lì fino a Zuara, piccolo porticciolo di pescatori, partono quasi tutte le imbarcazioni di migranti diretti a Lampedusa, verso la Sicilia o verso Malta.
Ormai dall’agosto 2011, con la fine del Colonnello, da quelle parti non si vede più una divisa. Non dell’esercito, non della polizia. Terra di nessuno. O meglio terra di pascolo per bande di contrabbandieri, grassatori, trafficanti di uomini, donne e bambini. Situazione ideale per i reparti dei fondamentalisti islamici, sempre meglio equipaggiati, sempre meglio armati.

Ali Tarhouni è venuto a Davos per scuotere gli occidentali: «L’Europa, soprattutto l’Europa, sottovaluta i rischi della situazione libica. I pericoli crescono drammaticamente. Il Paese è polverizzato, con le città, persino i villaggi che non rispondono più a nessuno. L’assemblea costituente è forse l’ultima possibilità per salvare la Libia». Il presidente spiega come procedono i lavori dell’organismo eletto il 21 febbraio 2014, ma poi costretto in aprile a lasciare Tripoli e a riunirsi nella lontana Baida, in Cirenaica. Sotto assedio, tra mille insidie e qualche autobomba, con linee telefoniche e dell’elettricità che saltano ogni due-tre giorni. L’avanzata dell’Isis, conclude Ali Tarhouni, costituisce un’insidia diretta per i Paesi confinanti, Tunisia, Algeria ad Occidente; Egitto a Oriente. La produzione di petrolio è ridotta di un quinto rispetto al 2011. Per ora le nostre forniture non sono in pericolo. Per ora.

L’allarme terrorismo, la minaccia dell’Isis in tutto il Medio Oriente e in Africa sono stati temi centrali di questa edizione del World Economic Forum. Sia nella parte pubblica, sia nella ridda di contatti tra i leader. Ieri, parlando dalla tribunetta principale, il presidente della Repubblica francese François Hollande ha sollecitato un’azione antiterrorismo corale, appellandosi «agli Stati e alle grandi multinazionali».

Il segretario di Stato americano John Kerry è stato più diretto, quasi rude: «La guerra al terrorismo costa, ma se è davvero una priorità tutti i governi democratici possono trovare i soldi. Così è stato per la Seconda guerra mondiale e tutte le volte che ci siamo trovati in pericolo». Giovedì 22, il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah Al Sisi, si è presentato al Forum come il campione «dell’Islam da riformare», chiedendo e offrendo all’Occidente collaborazione «contro il nemico comune».

gsarcina@corriere.it


L’Huffington Post

siehe auch:

Dal Maghreb all’area sub sahariana: l’Occidente assiste impotente alla penetrazione islamista

„L’Huffington Post lo aveva anticipato da alcuni giorni. Ma ora è arrivata una autorevole conferma. Che suona come un campanello d’allarme per l’Italia: la „Jihad dei barconi“ è iniziata. E a condurla sono le milizie che in Libia hanno giurato fedeltà allo Stato islamico di Abu Bakr al-Baghdadi. La conferma viene da Davos, e da una intervista concessa al Corriere della Sera da Ali Tarhouni, 63 anni, già ministro delle Finanze e del petrolio nel Consiglio nazionale di transizione e, dall’aprile 2014, presidente dell’Assemblea costituente della Libia: „i guerriglieri dell’Isis si sono insediati nella regione di Bengasi“. […]“

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