18. Januar 2015 · Kommentare deaktiviert für Italien: Weitere Hunderte Boat-people vor Libyen gerettet · Kategorien: Alarm Phone, Italien, Libyen · Tags: , ,

Die Seenot-Rettungsaktionen vor der libyschen Küste unter dem Kommando der SOS-Einsatzzentrale in Rom halten in den letzten Tagen an. Hunderte weiterer Bootsflüchtinge wurden an Bord von hinbeorderten Frachtern, italienischen Küstenwachen-Schiffen und dem italienischen Marineschiff Libra aufgenommen. Unabhängig davon schafften Dutzende Flüchtinge die Passage direkt bis Lampedusa.

Damit setzt sich der Rettungsbefehl der SOS-Einsatzzentrale in Rom gegen die Direktiven aus Brüssel und Warschau durch. Die EU hatte Frontex (Warschau) beauftragt, mithilfe der Frontex-Operation „Triton“ Flüchtlinge nur noch in den italienischen Küstengewässern zu retten, um ihre Personendaten zu erfassen. Frontex-Chefs wie der Deutsche Klaus Rösler hatten die italienische Regierung und die italienischen Behörden unmissverständlich und direkt aufgefordert, ihre Rettungsaktionen ebenfalls auf die italienischen Gewässer zu begrenzen – mit der faktischen Bedeutung des Aufrufs zum Ertrinkenlassen: Bootsflüchtlinge zwischen Libyen und Italien sollten bei Schiffbruch nicht mehr geholfen werden.

Auch in den letzten Tagen setzt sich hingegen Rom mit seinen Rettungsbefehlen gegen Frontex durch: Sogar das italienische Marine-Schiff Libra, das am 11.10.2013 über 400 Bootsflüchtlingen nicht zu Hilfe geeilt war, sondern aus 40 Seemeilen Entfernung den Schiffbruch mit elektronischen Aufklärungsmitteln beobachtete – über 200 Menschen ertranken – , wird nun als Frontex-Schiff in die Seenotrettung vor der libyschen Küste eingebunden.

Agrigento Notizie

„250 migrants have been rescued from a wooden boot 50 seamiles north from the libyan coast. There are minors and women, some of them pregnant. They arrived yesterday 11 pm. in Porto Empedocle, Sicily on board of the „Asso Ventiquattro“. à were rescued yesterday in the morning/afternoon – cant be our case.

Quotidiano di Puglia

„11 sirian were rescued about 45 miles in front of Apulia, Southitaly. There were brought to Santa Maria di Leuca on bord of the costguard ship CP310.“ à not enough people

Il Velino

„They talk about two rescue operation. 1) A motorboat from Lampedusa rescued 102 migrants from a rubberboat. A helicopter from the CG was also involved! They arrived in Lampedusa at about 10 pm yesterday. The helicopter then continued: 2) The Seanostrum ship that was advised by the MRCC to rescue 96 migrants from a rubber boat near the libyan coast. Two of the migrants were brought to the hospital in Lampedusa.“ à Wow, thats what the shift from yesterday afternoon saw on the mappingtool! You did a really good job!! But still I dont thinks our case because there were 450 people and not on a rubber boat (He told us he was under deck).


Diritti e frontiere

Centinaia di migranti soccorsi a sessanta miglia dalle coste libiche

Nave Libra nel sistema Frontex ? Interviene anche la Guardia Costiera e l’Italia onora gli obblighi di salvataggio in mare.

da Fulvio Vassallo

Ancora salvataggi in zona SAR maltese, ma ormai nessuno ci fa più caso, se ad intervenire sono le navi italiane, anzi si scrive che sarebbero interventi nell’ambito delle operazioni Frontex denominate TRITON, quando invece il coordinamento continua ad essere quello della Centrale operativa della Marina a Roma.

R.it

I giornalisti scrivono che nave Lybra, che ha operato il salvataggio a sessanta miglia dalla costa libica, sarebbe inserita nel dispositivo dell’operazione TRITON di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne dell’Unione. In realtà la missione operativa decisa a Bruxelles per difendere e controllare le frontiere europee non dovrebbe spingersi 30 miglia più a sud di Lampedusa e Malta. Ma la Marina militare italiana risponde alle chiamate di soccorso e va a salvare vite umane anche in acque che ricadrebbero nella zona SAR libica, una zona di mare che nessuno oggi presidia. Non rispondere a quelle chiamate di soccorso e non andare fino a 50 miglia dalla costa libica a recuperare persone prossime al naufragio equivale ad azionare un grilletto e uccidere.

R.it Palermo

Quando la Marina Militare italiana dichiara un evento SAR ( Search and Rescue) tutte le navi disponibili, siano esse navi commerciali o navi militari impegnate in altro tipo di operazioni, anche di contrasto dell’immigrazione che definiscono „illegale“, SONO OBBLIGATE ad operare interventi di ricerca e salvataggio in acque internazionali, ma anche in acque libiche, a fronte della conclamata assenza di una guardia costiera libica, e sono OBBLIGATE ad obbedire ai comandi della centrale operativa della Marina a Roma, e non ai disposizioni operative impartite dalle strutture gerarchiche di Frontex e di TRITON ai fini del contrasto dell’immigrazione irregolare.

Atlas

Amnesty International

Ieri e questa notte 490 migranti soccorsi a poca distanza dalla costa libica ( 60 miglia) centoventi miglia a sud di Lampedusa, in TRE distinti interventi, due operati da nave Lybra ed uno da una motovedetta della Guardia Costiera. Le partenze dalla Libia sono fortemente dimunite rispetto ai mesi scorsi, anche a seguito della situazione bellica nel paese ed ai suoi confini, ma centinaia di disperati continuano a fuggire verso le coste siciliane.

Sarebbe bene che i rapporti tra gli interventi di salvataggio e le operazioni di contrasto dell’immigrazione irregolare fossero chiari una volta per tutte. Poi se qualcuno si lamenta, che la nostra Marina risponde a troppe chiamate di soccorso e salva troppe vite umane in mare, che venga fuori allo scoperto.

Comunicato Stampa n° 004 del 16/1/2015 MARINA MILITARE: IL PATTUGLIATORE LIBRA INSERITO NEL DISPOSITIVO DI FRONTEX “TRITON” HA SOCCORSO 490 MIGRANTI A 60 MIGLIA DA TRIPOLI DURANTE I SOCCORSI NASCE UN BIMBO Segui gli eventi #SAR live su Twitter: @ItalianNavy Il pattugliatore della Marina Militare Libra inserito nel dispositivo di Frontex “Triton” ha soccorso questa notte a 60 miglia nautiche dalle coste di Tripoli due imbarcazioni con numerosi migranti a bordo. I due eventi SAR, condotti ed ultimati durante la notte, hanno portato al recupero da imbarcazioni in difficoltà di 111 e 175 migranti. Nave Libra ha successivamente imbarcato 204 migranti soccorsi precedentemente dalla motovedetta CP905 delle Capitanerie di Porto. Durante i soccorsi una donna somala, assistita dal personale medico della Marina militare, a bordo di nave Libra ha dato alla luce un bambino che è stato chiamato Hamed Idiris Ibraahim. Il piccolo e la mamma sono in buona salute. Nave Libra, con i 490 migranti, dirige verso le coste italiane.

Aggiornamenti importanti alle ore 23 del 16 gennaio 2015, ricevo ed inoltro

Circa un’ora fa sono approdate a Lampedusa un centinaio di persone salpate dalle coste libiche ed in gran parte provenienti dalla Costa d’Avorio e dall’Africa Centrale. Alcuni di loro, in precarie condizioni sono stati portati in Sicilia mentre gli altri sono stati portati al Centro di Accoglienza di Lampedusa.
Mediterranean Hope

Ed ancora altri due barconi soccorsi nella stessa giornata sulla rotta dalla Libia verso Lampedusa.

TV Sicilia24

Ecco le regole della missione operativa TRITON dell’Agenzia europea Frontex

European Commission

MEMO

Brussels, 31 October 2014

Frontex Joint Operation ‚Triton‘ – Concerted Efforts for managing migrator flows in the Central Mediterranean

What is Triton?
Triton is a Frontex coordinated joint operation, requested by the Italian authorities that will start its activity as from 1 November 2014 in the Central Mediterranean to support Italy.
How have the details of the operation been defined?
The details of Triton, including the operational area and the necessary assets, have been agreed between Frontex and Italy as the host state on the basis of the requests for assistance made by the Italian authorities. The final setting of the operation fully matches the requests made by the Italian authorities. Triton will rely on human and technical resources made available by the participating Member States.
How many Member States have made available technical and human resources and what?
Today 21 Member States have indicated their willingness to participate with human (65 guest officers in total) and technical resources (12 technical assets) at the start of the joint operation Triton; others might follow in the coming months. Technical equipment: 4 Fixed Wing Aircrafts, 1 Helicopter, 4 Open Shore vessels, 1 coastal Patrol Vessel, 2 Coastal patrol boats. Human Resources: 65 men/months in total.
What is Triton’s budget?
Its monthly budget is estimated at €2.9 million per month. In order to finance the launch and the first phase of the operation, funds have been reallocated from the Internal Security Fund and from within the Frontex budget. An increase of the Frontex 2015 budget has to be agreed by the European Parliament and the Council in order to finance the operation with the same intensity in the year 2015 and in the longer run.
Which rules will apply to the Frontex coordinated operation when it comes to migrants‘ rights?
As for all Frontex operation, Triton will be operating in full respect of international and EU law, including respect of fundamental rights and of the principle of non-refoulement.
Will Triton also be participating in search and rescue activities?
The role of Frontex is key to support Member States towards effective border control in the Mediterranean region, and at the same time to provide assistance to persons or vessels in distress during these operations. Frontex is entrusted with assisting Member States in circumstances requiring increased technical assistance at the external borders, taking into account that some situations may involve humanitarian emergencies and rescue at sea. Although Frontex is neither a search and rescue body nor does it take up the functions of a Rescue Coordination Centre, it assists Member States to fulfil their obligation under international maritime law to render assistance to persons in distress.
Will Triton replace Mare Nostrum?
Joint operation Triton is intended to support the Italian efforts at their request, and does not replace or substitute Italian obligations in monitoring and surveying the Schengen external borders and in guaranteeing full respect of EU and international obligations1 in particular when it comes to search and rescue at sea. It implies that Italy will have to continue making continued substantial efforts using national means, fully coordinated with the Frontex operation, in order to manage the situation at the external borders.
Background on Frontex assistance to Italy
Weeks after the tragic drowning of over 300 persons around the Island of Lampedusa in October 2013, Italy launched a major search and rescue operation called ‚Mare Nostrum‘ operated by the Italian Navy.
The Mare Nostrum operation is on-going close to the Libyan coast with Italian naval assets. The EU has supported the operation financially with €1.8 million from the emergency actions under the External Borders Fund.
Frontex has also provided assistance to Italy through the two coordinated joint operations Hermes and Aeneas. Both these operations will be replaced by Triton.
The joint operation Hermes coordinated by Frontex has, in one form or the other and with few interruptions, been going on for several years. Italy has acted as the sole host state.
This joint operation has been on-going close to the Italian coast to control the EU external borders in line with the mandate of the Frontex Agency with a yearly budget for 2014 of around €5 million. In accordance with the host state’s request, sea borne assets in the joint operation come from Italy (Coast Guard and/or Guardia di Finanza); other Member States have contributed with one surveillance aircraft and guest officers on land to help with screening/debriefing.
Frontex also coordinated joint operation Aeneas with Italy as host state. This operation mainly focussed on migratory flows from Egypt and Turkey (via Greece) to Italy.
1 :Among others, the obligations stemming from the Schengen Borders Code and the Charter of Fundamental Rights, as well as the International convention for the safety of life at sea (SOLAS), the International convention on maritime search and rescue (SAR) as well as resolutions from the International maritime organisation (IMO).

Non è la presenza delle navi militari italiane in acque internazionali che attira i migranti, come sostengono le destre europee, ma stanno aumentando ancora i fattori di spinta che costringono un numero crescente di persone a fuggire verso il Mediterraneo pure a costo di rischiare la vita nell’attraversamento della Libia. E per molti, intrappolati nei lager in Libia, partire verso l’Europa rimane solo un miraggio.I comunicati dell’UNHCR parlano solo della situazione degli sfollati interni, libici costretti a lasciare le loro case per effettod ei combattimenti, neppure una parola sulla sorte dei migranti intrappolati in quel paese, o detenuti nei centri di detenzione. Eppure fino al dicembre del 2013 le missioni dell’UNHCR visitavano i migranti rinchiusi nei centri di detenzione libici e nei casi delle persone più vulnerabili riuscivano ad ottenerne persino la liberazione.

1- PREOCCUPAZIONE DELL’UNHCR PER I RIMPATRI DI RIFUGIATI IN NIGERIA E PER IL CONTINUO FLUSSO DI RIFUGIATI IN ARRIVO IN CIAD E NIGER
2- LA RECRUDESCENZA DEI COMBATTIMENTI IN LIBIA INNESCA NUOVI FLUSSI MIGRATORI

1. Preoccupazione dell’UNHCR per i rimpatri di rifugiati in Nigeria e per il continuo flusso di rifugiati in arrivo in Ciad e Niger
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime forte preoccupazione per i rimpatri dal Niger alla Nigeria di centinaia di rifugiati, rimpatri avvenuti il 14 gennaio nel contesto di un’operazione congiunta organizzata dal Governatore dello Stato di Borno in Nigeria e dalle autorità in Niger. Secondo le informazioni ricevute dall’UNHCR, i rifugiati sono stati trasportati in 9 autobus a Maiduguri, la capitale dello Stato di Borno in Nigeria. Altri 11 autobus sono attualmente parcheggiati nella città di Gagamari nella regione di Diffa in Niger, in attesa di trasportare altri rifugiati in Nigeria. Considerate le condizioni di insicurezza presenti nello Stato di Borno e i recenti attacchi dei ribelli, l’UNHCR esprime preoccupazione per la natura di questi ritorni e ha chiesto alle autorità di fermare l’operazione fino a quando non vi saranno garanzie adeguate e un accordo giuridico condiviso tra Nigeria, Niger e UNHCR.
I rifugiati in fuga dal brutale conflitto nel nord-est della Nigeria continuano ad arrivare in Niger e Ciad, raccontando storie strazianti di morte e distruzione. I team dell’UNHCR hanno riferito che i rifugiati hanno raccontato l’estrema violenza che hanno subito o di cui sono stati testimoni durante gli attacchi contro la città di Baga il 3 e il 7 gennaio. Una donna, che è scappata da Baga con i suoi cinque figli e il marito, ha detto di aver visto i ribelli che correvano con le proprie auto sopra donne e bambini, che sparavano alle persone e che usavano i coltelli per tagliare la gola delle persone in strada. Si stima che a Baga ci siano stati centinaia di morti. La famiglia terrorizzata è riuscita a fuggire nottetempo, prima di raggiungere Maiduguri, da dove hanno preso un autobus per il Niger.
Complessivamente, circa 13.000 rifugiati nigeriani sono arrivati in Ciad occidentale dall’inizio di questo mese, quando sono iniziati gli attacchi a Baga. Fino a questo momento l’UNHCR e la Commissione governativa nazionale per l’accoglienza e il reinserimento di rifugiati e rimpatriati (CNARR) hanno registrato oltre 6.000 rifugiati. Ogni giorno continuano ad arrivare decine di rifugiati, molti dei quali in canoa sul Lago Ciad in direzione di aree come Ngouboua e Bagasola, circa 450 chilometri a nord-ovest della capitale ciadiana N’Djamena. Considerato anche l’ultimo afflusso, sono circa 16.000 i rifugiati nigeriani che sono arrivati in Ciad dal maggio 2013. L’UNHCR esprime preoccupazione per la possibilità che i rifugiati provenienti da Baga e dalla zona circostante abbiano scelto di fuggire attraverso il lago in Ciad, in quanto ciò potrebbe indicare che la rotta via terra verso il Niger sarebbe bloccata dai ribelli.
I team dell’UNHCR in Ciad hanno riferito di aver identificato 104 minori non accompagnati, che sono stati separati dalle loro famiglie mentre fuggivano dagli attentati di Baga. Sono stati collocati in famiglie affidatarie in attesa di ricongiungersi con la propria.
Allo stesso tempo, l’UNCHR ha avviato il trasferimento alla volta del sito di recente apertura di Dar Es Salam, nei pressi di Bagasola, di circa 2.000 rifugiati che erano rimasti bloccati sulle isole del Lago Ciad di Koulfoua e Kangalam,. Il sito, che ospita attualmente circa 1.600 rifugiati, si trova a 70 chilometri dal confine con la Nigeria e sarà in grado di ospitare fino a 15.000 persone.
Gli attacchi di Baga hanno spinto circa 572 persone a fuggire verso la regione di Diffa in Niger: alcuni di essi hanno attraversato il Ciad prima di raggiungere il Niger.
Da quando nel maggio 2013 è stato dichiarato lo stato di emergenza negli Stati di Adamawa, Borno e Yobe nel nord-est della Nigeria, si stima che 153.000 persone siano fuggite nei paesi limitrofi. Ad oggi, l’UNHCR ha registrato oltre 37.000 rifugiati nigeriani in Camerun, circa 16.000 persone sono arrivate in Ciad, e le autorità in Niger stimano che più di 100.000 persone – sia rifugiati nigeriani e che cittadini del Niger – siano arrivate dal nord-est della Nigeria devastato dalla guerra. Nel solo 2015, la violenza ha provocato l’esodo di 19.000 persone.
2. La recrudescenza dei combattimenti in Libia innesca nuovi flussi migratori
In Libia, dall’inizio dell’anno è in atto una recrudescenza dei combattimenti in diverse città e paesi nella zona orientale, tra cui Bengasi, e ciò ha provocato un incremento delle migrazioni forzate. Molte persone sono dovute fuggire per la quarta o quinta volta, rendendo i numeri difficili da stimare. Tuttavia, nella sola Bengasi il consiglio locale riferisce che sono circa 90.000 le persone che non sono in grado di tornare a casa.
Le migrazioni forzate si sono concentrate nelle zone di Bengasi, di Derna, e vicino al Golfo di Sirte a Ben Jawad e Ras Lanuf. Questa è solo una delle zone della Libia in cui si verificano fughe di massa. In tutto il paese si stima che vi siano circa 400.000 persone sfollate. Inoltre, la Libia ospita circa 37.000 rifugiati e richiedenti asilo di nazionalità diverse le cui condizioni umanitarie sono sempre più precarie.
Vicino a Tripoli nella zona occidentale, le stime delle ONG e del consiglio locale parlano di circa 83.268 persone che vivono in insediamenti, scuole ed edifici abbandonati. Molti non sono in grado di garantire ai loro figli l’accesso all’istruzione, soffrono della mancanza di assistenza sanitaria e di una limitata capacità di accedere al denaro per procurarsi il cibo.
La maggior parte delle persone sono sfollate da oltre 3/6 mesi e un numero crescente di esse vengono ospitate in strutture pubbliche come le scuole. Con l’assottigliarsi dei loro risparmi, non sono più in grado di pagare gli affitti delle abitazioni. I mesi invernali sono particolarmente difficili in quanto le temperature a Tripoli, Bengasi e le città del Sud sono inferiori ai 10 gradi Celsius.
Nel sud-ovest della Libia, gli sfollati interni provenienti dalla città di Awbari si trovano ad affrontare difficoltà nella loro vita quotidiana, dal momento che i servizi sono stati seriamente danneggiati dai continui scontri tra gruppi tribali rivali. I combattimenti in corso hanno fatto sì che scuole, ospedali e mercati rimanessero completamente inaccessibili. I comitati locali di crisi e le ONG segnalano la scarsità di combustibile, elettricità, acqua e cibo, e inoltre riferiscono la presenza di 18.492 persone sfollate provenienti da Awbari in 6 città: Sabha, Wadi Shati, GiFra, Ghat, Murzuq, e Lewenat.
Negli ultimi sette mesi, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha distribuito articoli per far fronte all’inverno e generi non alimentari a 27.940 persone a Tripoli e in altre città occidentali, compresi i membri della comunità Tawarga sfollati dal 2011. Il 5 gennaio, in collaborazione con la ONG Tomazeen in Libia, l’UNHCR ha consegnato beni non alimentari, come materassini, teli di plastica, e set da cucina a 150 famiglie di sfollati nelle città meridionali di Ghat, Lawenat e Tahala, con una particolare attenzione alle famiglie più vulnerabili.

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