01. Dezember 2014 · Kommentare deaktiviert für Italien: Streit zwischen Marine, Frontex u. SOS-Zentrale hält an · Kategorien: Italien, Libyen · Tags: , , ,

Der Streit zwischen italienischer Marine, Frontex und der Hafenbehörde [SOS-Zentrale] hält an. Immer mehr Frachter schalten ihre Positionssender aus, wenn sie sich in Nähe von Schiffbrüchigen befinden und zu Seenotrettungseinsätzen aufgefordert werden könnten.

Frontex beschwert sich, so ist in untenstehender Publikation abschottungsbesessenen Militärs zu lesen, dass die Frontex-Triton-Schiffe von der italienischen SOS-Zentrale immer wieder zu Rettungseinsätzen vor der libyschen Küste beordert würden, obwohl der Einsatzradius der Frontex-Operation auf die italienische Küstennähe beschränkt ist. Die Frontex-Einsatzzentrale in Warschau weigert sich nach wie vor, das italienische Frontex-Triton-Einsatzzentrum auf militärisches Gebiet des Mare-Nostrum-Einsatzes zu verlegen.

Der Streit betrifft auch inneritalienische Kompetenzaufteilungen zwischen der polizeistaatlichen, antiterroristisch ausgerichteten Guardia di Finanza – auf Seiten von Frontex – und der Küstenwache, die der Hafenbehörde [SOS-Zentrale] untersteht und sich in den letzten Jahren stärker zu einer Rettungseinrichtung umgebildet hat, siehe zweites Dokument unten. Dabei sollte nicht vergessen werden, dass die italienische SOS-Zentrale und die Küstenwache nicht nur Menschenleben gerettet, sondern auch Hunderte Tote durch bewusste unterlassene Hilfeleistung zu verantworten hat.

Analisi Difesa

La demenziale convivenza tra Triton e Mare Nostrum

di Gianandrea Gaiani

Come previsto l’avvio dell’Operazione Triton, dell’agenzia europea Frontex, non ha cambiato nulla nella demenziale gestione dei flussi migratori dalla Libia che Italia e Ue gestiscono litigando ma accomunati da una passiva accettazione che ingrassa i trafficanti nordafricani quando i mezzi militari in campo consentirebbero di attuare un programma di respingimenti coordinato e con tutte le necessarie garanzie di sicurezza.

I flussi sono di fatto limitati solo dall’eventuale maltempo non certo dalla missione europea e dall’italiana Mare Nostrum.
Le due operazioni che avrebbero dovuto essere complementari continuano invece a soffrire di una difficile convivenza ma soprattutto, al di là di chi li raccolga in mare, le migliaia di immigrati clandestini.

Continuano a venire accolti in Italia. Esclusivamente in Italia: oltre 5mila negli ultimi dieci giorni, 10 mila in novembre (quasi un terzo raccolti dalle navi della missione targata Ue)  18 dei quali morti in mare e circa 170 mila dall’inizio dell’anno.

Una marea umana che, come Analisi Difesa aveva anticipato già l’anno scorso quando prese il via Mare Nostrum, non poteva non provocare problemi sociali, disordini e tumulti tra i tanti cittadini italiani indigenti o disagiati che non godono dei “privilegi” offerti dallo Stato ai clandestini.

 

Frontex, da quanto riferito dall’agenzia ANSA, ha manifestato alle autorità italiane perplessità per il fatto che le navi impegnate nell’operazione vengono costantemente chiamate dalle Capitanerie di Porto per interventi di soccorso a ridosso delle coste libiche, ben al di fuori dunque dello spazio di mare di competenza di Triton, che si estende nell’ambito di 30 miglia da Lampedusa.

Dall’1 novembre sono giunte 15 richieste di soccorso che hanno impegnato un’unità navale di Triton per complessivi 25 giorni.

Nei giorni precedenti la partenza di Triton, i ministri dell’Interno e della Difesa, Angelino Alfano e Roberta Pinotti, avevano concordato di chiedere a Frontex che il centro di coordinamento della missione fosse insediato presso il comando della squadra navale della Marina Militare a Santa Rosa (Roma).

Frontex è stata però ferma nella decisione di mantenere il coordinamento presso il comando aeronavale della Guardia di Finanza di Pratica di Mare (Roma),come era avvenuto per le precedenti operazioni dell’Agenzia europea delle Frontiere.

Se da un lato non si comprende il senso (anche in termini finanziari) di avere due comandi che dovrebbero essere complementari in sedi diverse, dall’altro i litigi di campanile tra Mare Nostrum e Triton sono paradossali e ben evidenziano il tentativo di Ue e Italia di scaricarsi reciprocamente addosso le responsabilità di una crisi che nessuno ha il coraggio di affrontare con la necessaria determinazione.

Le due missioni messe assieme non hanno infatti alcun effetto deterrente sui flussi di immigrati clandestini. Anzi, li incoraggiano. Nell’ultimo mese sono state sequestrate 7 carrette del mare e arrestati 32 scafisti che però verranno come al solito liberati in breve tempo, sempre ammesso che finiscano nelle carceri italiane anche solo per un breve “soggiorno”.

Il mandato di Triton è quello di fare controllo delle frontiere nell’ambito delle 30 miglia dalle coste italiane.

Ma fin dall’inizio dell’operazione, si sono susseguite quotidianamente le richieste di intervento avanzate al centro di coordinamento della missione Frontex da parte delle Capitanerie di Porto per barconi in difficoltà nello spazio di mare a 50 miglia dalla Libia, ben al di fuori, dunque, dell’area di competenza.

E questo rende problematico assolvere il compito dell’operazione Frontex che, per mandato UE,  è esclusivamente quello di controllare le frontiere marittime comunitarie.

A contribuire al “superlavoro” di Triton c’è anche un altro fenomeno segnalato dagli addetti ai lavori. Negli ultimi tempi, infatti, i mercantili che incrociano nelle acque del canale di Sicilia tendono a spegnere il sistema di posizionamento che consente loro di esser contattati via radio.

Questo  per evitare di venire chiamati ad interventi di soccorso verso le acque libiche, ai quali debbono necessariamente rispondere per le leggi del mare, ma che rappresentano anche un costo. E’ così continua a squillare il ‘telefono’ del Centro di Coordinamento di Triton.

A fine anno, con la fine annunciata di Mare Nostrum, presumibilmente la situazione peggiorerà ulteriormente poiché su Triton ricadranno tutte le richieste di soccorso mentre gran parte dei barconi tornerà a puntare su Lampedusa. All’agenzia europea con sede a Varsavia si attendevano un calo dei flussi migratori dalla Libia ma la realtà è ben diversa soprattutto se l’inverno resterà mite e le condizioni meteo favorevoli.

“Considerato che probabilmente gli arrivi via mare per il momento non diminuiranno, il rischio di naufragi resta ancora altissimo” ha sottolineato Federico Soda, capo missione dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) in Italia.


Ficiesse

SU OPERAZIONE TRITON VI È UN TENTATIVO DI INVASIONE DI CAMPO DELLA MARINA MILITARE IN COMPITI DI POLIZIA DELLA GUARDIA DI FINANZA

di Guglielmo Picciuto

COMUNICATO STAMPA

Operazione Triton: le “invasioni di campo” nei compiti di Polizia, propri della Guardia di Finanza.

Da qualche settimana ha preso il via l’operazione “TRITON”, condotta dall’Agenzia Frontex con la partecipazione di personale e mezzi navali e aerei di diversi paesi dell’Unione Europea.

Assistiamo con stupore e non poca preoccupazione alle inopportune pressioni che sta ponendo in essere lo Stato Maggiore della Marina Militare per cercare di assumere il coordinamento della missione che, come avviene da almeno  sette anni per tutte le operazioni Frontex condotte nel nostro Paese, è stato assegnato al Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Pratica di Mare.

Frontex (Agenzia Europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione Europea) è un’Agenzia che ha come finalità il coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri dei Paesi membri dell’Unione Europea.

Le operazioni condotte sul campo hanno finalità di polizia marittima, aerea o terrestre a seconda dei casi, con il coinvolgimento di varie istituzioni e Corpi di Polizia di frontiera europei, tra i quali la Guardia di Finanza, da sempre in prima linea nel controllo delle frontiere, di terra o di mare che siano.

Tra i compiti istituzionali del Corpo spiccano infatti il contrasto ai traffici illeciti via mare, la polizia economico finanziaria in mare, la polizia marittima in generale ed il controllo delle frontiere.

Orbene, non è dato comprendere secondo quale logica il coordinamento di un’operazione europea di polizia debba essere affidato ad una Forza Armata che polizia non è, continuando ad alimentare l’endemica confusione tipicamente italiana tra sicurezza e difesa, tra Forze di Polizia e Forze Armate.

L’argomento non è affatto nuovo, ma viene ora riproposto con disinvolta inopportunità da chi non esita ad esorbitare dalle proprie attribuzioni e compiti, confondendo le mire espansive di funzioni e ruoli, con gli interessi generali nazionali e dell’Unione Europea.

Secca è stata la risposta di Frontex: nessun cambio di guida, la Marina Militare potrà dare eventualmente il suo apporto alle operazioni,  ma il coordinamento rimane della Guardia di Finanza, con la supervisione del Ministero dell’Interno.

L’insistenza – che emergerebbe da alcuni articoli stampa – da parte della Marina Militare ad ottenere il comando dell’operazione “TRITON” richiama alla mente l’analogo “pressing” che la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera da anni fa sull’Autorità di Governo, sul Parlamento e sull’opinione pubblica, per diventare l’unica forza di polizia operante in mare, previa “abolizione” per legge di tutte le forze di polizia vere e proprie operanti in mare, prima fra tutte la Guardia di Finanza.

Anche in questo caso troneggia l’equivoco italiano: perché un’istituzione che non è di polizia (la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera) e che è parte integrante di una forza armata (la Marina Militare) rivendica la necessità di diventare “unica” forza di polizia in mare?

Perché mai un’istituzione che non è di polizia, anche se  svolge alcune funzioni di polizia nei porti, in mare ed in alcuni settori specifici, dovrebbe sostituire un Corpo che da sempre è di “polizia”, come la Guardia di Finanza?

In nome di una generica razionalizzazione ed economicità, diventerebbe “polizia” a  tutto campo chi no lo è e non lo è mai stato, a dispetto di chi lo è da almeno 150 anni.

La Guardia di Finanza, nel corso della sua storia, ha scritto pagine gloriose nella diuturna sorveglianza e difesa dei compiti, di terra e di mare, versando un alto contributo di sangue.

Tutti ricordano l’immagine del finanziere Zara riverso a terra sotto l’aereo sequestrato dai terroristi arabi all’aeroporto di Fiumicino, vittima del dovere nell’estremo tentativo di contrastare i sequestratori.

Così come le decine di Fiamme Gialle che hanno dato la vita nella lotta al terrorismo transfrontaliero alto-atesino negli anni 60, sino ai finanzieri Zoccola, De Rosa, De Falco, Sottile, caduti negli anni del contrabbando via mare nel basso Adriatico.

Se non il dovere di osservanza dei compiti istituzionali di ciascuno, se non la necessità di  separazione tra difesa e sicurezza, tra Polizia e Forze Armate, almeno il riconoscimento per il valore dimostrato sul campo ed il rispetto per i caduti in servizio nell’attività di controllo delle frontiere, da sempre “zoccolo duro” dell’attività operativa della Guardia di Finanza, avrebbe dovuto consigliare ben altro atteggiamento ai dirigenti della Marina Militare.

Chi ritiene di poter dare un contributo ad altri Enti ed Istituzioni lo faccia, con spirito di dedizione e lealtà, senza assumere posizioni che appaiono invasive di compiti e  prerogative altrui.

Recentemente è apparso su un quotidiano una precisazione della Marina Militare, in cui ha dichiarato di non aver avanzato nessuna richiesta a Frontex, ma di aver semplicemente offerto ai Ministeri interessati, la disponibilità all’utilizzo della propria centrale operativa, in uno spirito di collaborazione per il coordinamento e la pianificazione dei mezzi sulla scena d’azione. Seppur tale precisazione giunga tardiva, restano le perplessità sinora espresse.

Se poi dovessimo rendicontare l’enorme differenza di costi per le finanze pubbliche derivanti dall’impiego di navi militari rispetto ad imbarcazioni più propriamente di polizia marittima, quali quelle della Guardia di Finanza, il confronto è impari ed imporrebbe una seria riflessione in un momento di crisi economica come quella che stiamo attraversando, oltre all’evidente contraddizione rispetto agli invocati risparmi di spesa.

L’Europa, tramite Frontex, ha già dato una sua risposta netta al riguardo, confermando il coordinamento dell’operazione di TRITON  in capo alla Guardia di Finanza.

Auspichiamo che analoga ferma posizione sia, nei fatti, assunta anche dal Governo italiano.

Guglielmo Picciuto

Delegato Co.Ce.R. G. di F.

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