Tunesischer Fischer, der schon mehr als 400 im Mittelmeer ertrunkene Migranten geborgen hat, um sie zu begraben, spricht im europäischen Parlament. „In Zarzis habe ich den Friedhof der Unbekannten errichtet. Jetzt ist er voll. Es gibt keinen Platz mehr.“
La Repubblica | 19.04.2018
Al Parlamento Ue la testimonianza di Marzoug, il pescatore tunisino che salva migranti dispersi nel Mediterraneo e recupera i cadaveri di chi non ce l’ha fatta, per poi seppellirli: „Ho raccolto oltre 400 corpi sinora. Capisco le frontiere, ma capisco meglio gli esseri umani“
di SIRIA GUERRIERI
Chamseddine Marzoug è un pescatore. Vive a Zarzis, un villaggio della costa tunisina, tra Djerba e il confine con la Libia. Quando esce in barca per pescare si imbatte sempre più spesso in qualcosa che non vorrebbe. Corpi di migranti di tutte le età che galleggiano, alla deriva. A volte sono ancora vivi, aggrappati a pezzi di legno, e riesce a salvarli. Altre volte no. Sono i senza nome, gli sconosciuti di cui non si ha notizia, che non fanno più notizia. Migliaia di persone che tentano la traversata e non ce la fanno. Lui li raccoglie, li porta a riva, e gli dà una degna sepoltura.
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