30. November 2016 · Kommentare deaktiviert für Rapporto diritti globali 2016: nella Fortezza Europa crescono poveri, muri e populismi · Kategorien: Lesetipps · Tags:

Quelle: Il Manifesto | 30.11.2016

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Il rapporto 2016. Il 14° Rapporto sui diritti globali, il rapporto sugli effetti della globalizzazione: “Fortezza Europa, polveriera mondo”. Dal Jobs Act alla Loi Travail, dal Ttip al Ceta e alle politiche securitarie e xenofobe: l’inchiesta collettiva più aggiornata sulla crisi della globalizzazione e la ferocia del neoliberismo

L’Europa è un «labirinto di barriere» tra «muri fisici» e «muri invisibili» . «Un continente allo sbando sul piano economico, sociale e anche etico». Il XIV rapporto «Diritti globali», curato da Sergio Segio, per l‘Associazione Società InFormazione e promosso dalla Cgil e – tra gli altri – Gruppo Abele, Legambiente, Arci o Antigone, conduce un’analisi che non fa sconti alla «Fortezza Europa» collocata in una «polveriera mondo»: politiche securitarie sull’immigrazione, i vergognosi accordi con la Turchia, la «pericolosa la costante associazione profughi-aumento della minaccia terrorista, fatta da politici e governi incauti», il muro ungherese e il filo spinato all’entrata del tunnel sulla Manica verso il Regno Unito.

La crescita dei muri e dei confini ha come corrispettivo politico l’avanzata dell’estrema destra. Prossima tappa nel 2017: le elezioni in Francia dove il Front National di Marine Le Pen svetta nei sondaggi. «Le politiche europee – sottolinea il rapporto – dovrebbero aggredire le regioni reali della radicalizzazione e proporre nuovi modi di essere “Europa” anziché continuare a cercare un fanomatico “enemy within” stigmatizzando e segregando una parte della società e della popolazione». Nel rapporto si ricorda che dal 1 gennaio al 31 luglio in Europa sono arrivate via mare 256mila persone, tra queste 160mila in Grecia e 93mila in Italia. E mette a confronto le cifre con le richieste d’asilo presentate in 174 Paesi del mondo nel 2015, che sono state 2,45 milioni. I numeri smentiscono l’allarme securitario: «Deve ripartire il lento e difficile cammino» verso la »centralità dei diritti, della solidarietà, senza la quale non solo non si fermerà l’esodo ma si condannerà il pianeta a una guerra globale e permanente».

Il rapporto contiene un’approfondita analisi del Jobs Act e un’illuminante disamina dei suoi rapporti con la «Loi Travail» francese e l’analoga riforma del lavoro in Belgio. Va segnalata anche l’analisi critica dei rapporti di forza nel commercio internazionale rappresentati dai trattati del Ttip e del Ceta. Senza sconti l’analisi del Welfare e delle politiche sociali a suon di bonus del governo Renzi: «ha puntato tutto sulla crescita e sull’occupazione» legando il superamento dell’esclusione sociale alle sole politiche economiche, ridimensionando l’apporto di «buone politiche di welfare», che sono «un contributo allo sviluppo e non un mero costo passivo». Evidenziata la crescita della «condizione dei lavoratori poveri in Italia, come nel resto del mondo. Il rapporto descrive anche le possibili alternative: il «piano del lavoro» e la Carta dei diritti universali della Cgil, la carta dei diritti dei freelance promossa dalla coalizione dei lavoratori indipendenti «27 febbraio».

«Per effetto delle politiche liberiste nel mondo e anche nel nostro continente, aumentano le disuguaglianze e si estende l’area della povertà», che copre ormai «larghe fasce dello stesso mondo del lavoro». È fondamentale reagire ma, «senza cadere nella risposta reazionaria e populista», con «un progetto credibile» scrive il segretario della Cgil, Susanna Camusso, nella prefazione al rapporto.

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siehe auch: Diritti Globali

Come ogni anno, la 14° edizione del Rapporto sui Diritti Globali riepiloga, documenta e analizza il quadro e gli effetti della globalizzazione e dell’economia mondiale, osservate attraverso la chiave di lettura dei diritti e della loro interdipendenza. Gli scenari che ne emergono, scrive nella sua prefazione il Segretario generale della CGIL, Susanna Camusso, evidenziano «come gli approcci economici siano ancora segnati dal neoliberismo», ma pure le crescenti contraddizioni e le chiusure protezionistiche che segnano gli Stati Uniti e l’Europa, mentre ancora si devono delineare le conseguenze della Brexit, di potenziale e ancora non compresa gravità. Le politiche liberiste, nonostante portino la responsabilità della crisi tuttora in corso, continuano senza ripensamenti né significativi correttivi da parte della governance globale, così che si è ulteriormente approfondita la ferita delle diseguaglianze e si estende tuttora l’area della povertà, che interessa in modo crescente larghe fasce dello stesso mondo del lavoro. L’impoverimento e la vulnerazione anche di aree sociali in precedenza garantire alimenta scossoni pericolosi nel quadro politico, come di nuovo sia negli Stati Uniti che in Europa è emerso con maggiore evidenza nei mesi passati. Per questo, scrive Camusso, «è di fondamentale importanza reagire a queste politiche senza cadere nella risposta reazionaria e populista, ma avendo un progetto e una strategia credibile da contrapporre». Il 14° Rapporto dedica numerose pagine alla disamina delle riforme del lavoro italiana e francese da cui si ricava un giudizio rigorosamente documentato e decisamente critico. Tale giudizio, si ricorda nella Prefazione, non va disgiunto «dall’indicazione di un’alternativa, culturale prima ancora che normativa o semplicemente economica». Necessità che, secondo il Segretario generale della CGIL, rende «preziose» le analisi contenute nel Rapporto, poiché «mettono in chiaro, con lucidità e coerenza, le conseguenze ultime delle misure sul lavoro e la visione di società che traspare da quelle scelte». Camusso rivendica la natura della confederazione da lei guidata quale «sindacato di proposta» e ricorda come la sua critica radicale al Jobs Act e il deciso contrasto alle norme sul lavoro siano stati accompagnati da progetto alternativo di crescita, il “Piano del Lavoro”, e la “Carta dei diritti universali”, tesi a un nuovo modello di regolazione del lavoro, entrambi lanciati dalla CGIL nei mesi scorsi. «Fortezza Europa, polveriera mondo», il titolo scelto quest’anno per il volume, come sempre edito da Ediesse Editore, è indicativo delle tante e intrecciate questioni che stanno riverberando pericolosamente sul vecchio continente e sull’Unione. La destabilizzazione del Medio Oriente ha, infatti, aperto il vaso di Pandora. La guerra cominciata dall’amministrazione Bush nel 2003 ha prodotto, solo in Iraq, oltre un quarto di milione di morti, squilibrando progressivamente a catena tutta l’area, sino alla guerra siriana, divenuta, oltre che un mattatoio e un deserto di rovine, la causa principale delle ondate migratorie che, a loro volta, stanno contribuendo a destabilizzare la già fragile Unione dell’Europa. La posizione geografica del continente – e, in esso, del nostro paese – espongono immediatamente e inevitabilmente agli effetti e ai contraccolpi che l’imponenza dei flussi di profughi e migranti produce. Le risposte comunitarie emerse in quest’anno non solo non hanno risolto o alleggerito il problema, ma lo hanno semmai moltiplicato, specie dal punto di vista della profonda lesione dei diritti umani. L’accordo stipulato da Bruxelles con la Turchia è anzitutto immorale, dato che nel paese di Erdogan sempre più la questione dei diritti umani sta diventando un’emergenza e un’evidenza che le istituzioni europee e il consesso internazionale fingono di non vedere. Ma risulta anche del tutto inefficace, laddove l’“esternalizzazione” – dietro compenso – delle frontiere europee, se ha ridotto gli arrivi di quanti sono costretti a fuggire dalla Siria a causa della guerra, non impedisce i flussi da altre rotte e provenienze. Lo stesso si può dire per la costruzione di muri nel centro Europa, che ha visto in prima fila l’Ungheria di Viktor Orban. Anche perciò, per una gestione fallimentare delle migrazioni, incapace di agire sulle cause (le guerre, il riscaldamento climatico, la crescita imponente delle diseguaglianze, l’accaparramento delle terre fertili e delle risorse da parte delle imprese multinazionali, lo strangolamento delle economie deboli da parte della grande finanza) il mondo e l’Europa sono sempre più scossi e messi a rischio dal ritorno delle piccole patrie e delle frontiere blindate, dai populismi contagiosi e avvelenati. «Mentre in alto il capitalismo neoliberista diventa sempre più globale e imperiale, in basso lo spaesamento diventa arroccamento identitario e perimetrazione egoistica», viene detto nell’Introduzione del Rapporto. È uno degli effetti – che rischiano di modificare in profondità i sistemi politici e di portare a una “post-democrazia” – di una crisi che, insistono gli autori dello studio, è crisi di sistema. Nonostante ciò non appare messo in discussione il mantra sulla crescita, anche se ormai essa si gioca su percentuali risibili, né la contradditoria religione dell’austerità, che ha prodotto e sta producendo i guasti economici e le devastazioni sociali che anche quest’anno il Rapporto sui diritti globali analizza e documenta.

Il volume può essere acquistato nelle maggiori librerie o richiesto all’editore:

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