12. Februar 2015 · Kommentare deaktiviert für Ruf nach sofortigen Flüchtlingstransporten und nach Bestrafung der EU-Verantwortlichen · Kategorien: Italien, Libyen · Tags: , , ,

Aus Italien kommen Aufrufe, für Flüchtlinge in Libyen sofortige Transporthilfe bei der Fahrt über das Mittelmeer zu organisieren und wegen des mörderischen Rückzugs der EU-Rettungen Strafverfahren gegen italienische und EU-Verantwortliche einzuleiten.

Erstmals liegen dokumentierbare Beschluss- und Befehlsketten auf höchster Regierungs-, Frontex- und EU-Ebene vor, was den Rückzug der italienischen Rettungskräfte in den letzten Monaten betrifft. Erstmals ist die Leitungsebene von Frontex direkt für den Massentod in der ersten Februarwoche 2015 im Mittelmeer verantwortlich zu machen, da sie im Auftrag der EU entsprechenden – expliziten und nachweisbaren – Druck auf die italienische Regierung ausgeübt hat, in der maritimen Todeszone zwischen Lampedusa und Libyen (ausserhalb der 30 Seemeilenzone) SOS-Anrufen nicht mehr nachzukommen.

Wir verweisen in diesem Zusammenhang auf die FFM-Texte zu Frontex-Rösler.

Diritti e frontiere

Ci saranno tribunali per chi ha deciso il ritiro delle missioni di salvataggio ? Giustizia per le vittime e salvezza per i vivi intrappolati nei paesi di transito e nei lager libici.

Questa volta i morti non sono soltanto vittime dei cattivi scafisti o dei trafficanti che li hanno costretti ad imbarcarsi a forza, con un mare che prometteva soltanto strage. Il resto lo hanno fatto il freddo, e l’assenza di navi militari di supporto che potessero offrire un riparo contro l’ipotermia ed intervenire più tempestivamente. In quelle condizioni di mare in burrasca è del tutto illusorio pensare di utilizzare mezzi commerciali in funzione di salvataggio, come pure è stato fatto lo scorso anno, quando le condizioni meteo-marine lo permettevano. Ma occorreva andarli a salvare anche in acque libiche.

Lo scorso inverno si erano contati pochissimi casi di decesso per ipotermia. Anche durante Mare Nostrum, fino al 31 dicembre dello scorso anno, ci sono state stragi in mare, ma non di queste dimensioni. Si è tornati alla situazione anteriore all’avvio della missione Mare Nostrum ( 18 ottobre 2013) quando in due distinte occasioni, a otto giorni di distanza, il 3 davanti alla costa di Lampedusa e l’11 ottobre, tra Lampedusa e Malta, annegarono più di 600 persone. Purtroppo possiamo prevedere che, molto presto, queste stragi si ripeteranno, se l’Unione Europea e l’Italia non riposizioneranno navi di soccorso nella zona contigua alle acque territoriali libiche.

Ci sono responsabilità precise, di politici e burocrati che hanno deciso di ritirare le missioni di salvataggio di Mare Nostrum e di circoscrivere la operatività della missione TRITON di Frontex nella assoluta conapevolezza che la morte di centinaia di persone, uomini, donne e banbini, sarebbe stata una conseguenza diretta delle loro scelte di sbarramento.

Ci mancavano solo le lacrime di coccodrillo

Hanno imposto regole operative che comportavano l’abbandono in mare, hanno accusato la Marina italiana di salvare troppe vite, hanno messo sotto inchiesta tutti coloro che rispondevano agli appelli di salvataggi e cercavano di rendere più veloci i soccorsi. Hanno voluto criminalizzare qualunque forma di assistenza prestata nei confronti di persone in fuga ed in evidente stato di necessità, come è emerso chiaramente durante la vergognosa campagna di stampa ( e non solo) condotta contro le volontarie italiane rapite in Siria e poi liberate.

  • http://www.nelpaese.it/index.php/25-lettera-al-direttore/2027-volontari-e-cooperazione-stop-agli-attacchi

Qualcuno dovrebbe rendere conto dei suoi repentini voltafaccia.

Alfano uno

Alfano due

Effetto Salvini, campagna elettorale permanente sulla pelle dei migranti

Qualcuno, come Salvini, è arrivato a sostenere che, per „aiutarli a casa loro“, occorreva armare missioni militari, magari inviare anche la Nato in Siria, Irak o in Libia, ed aggiungere guerra a guerra, pur di fermare le partenze o trovare giustificazioni plausibili per sottrarsi ai doveri di salvataggio e di accoglienza sanciti dalle Convenzioni internazionali e dalla normativa europea e nazionale. Attendiamo di vedere anche qualche camicia verde a Kobane. Oppure a Derna in Libia, non è difficile da raggiungere, magari con un peschereccio migliore di quello sul quale stavno affondando lo scorso hanno durante la traversata-pagliacciata verso la Libia. Come capo missione spero che vada  Borghezio.

Si è cercato di aprire un confronto con i dittatori ed i macellai che massacrano il loro stesso popolo e si sono legittimati polizie e servizi segreti per intimidire le tante diaspore degli esuli di guerra e di coloro che sono costretti a fuggire da regimi che poi sono accettati e riconosciuti dal governo italiano.
Un esempio, il cd. Processo di Khartoum, frutto avvelenato del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea. Negli stessi giorni in cui si discuteva a Roma, una donna eritrea, attivista per i diritti umani, veniva arrestata e deportata da Khartoum in Eritrea, prova che non si trattava solo di accordi sulla carta.

Ha davvero ragione Gino Strada.

Padre Mussie Zerai, già oggetto di  minacce dai servizi segreti del suo paese, ed adesso possibile candidato per il Nobel per la pace lancia l’allarme più atroce. Nei lager libici migliaia di giovani eritrei, cristiani in una terra ormai controllata per buona parte da milizie islamiste, sono rinchiusi, torturati e presto potrebbero essere spinti a morire in mare, una sorta di soluzione finale che si vuole riservare a tutti gli eritrei intrappolati in Libia. Dai lager nel deserto ai cimiteri marini.

Visto quello che succede sulla rotta verso Lampedusa, presto, altre imbarcazioni cariche di migranti potrebbero essere fatte partire dai trafficanti in direzione di Malta.

Occorre fare presto, ed inviare missioni di soccorso umanitario finanziate dall’Unione Europea direttamente in acque libiche, ormai prive di qualsiasi autorità dotata di mezzi di ricerca e salvataggio. Le motovedette regalate da Maroni nel 2009 e nel 2010 sono quasi tutte guaste e, dopo lo sbarco precipitoso dei militari italiani della guardia di finanza, prive di equipaggi capaci di manovrarle. E non si sa neppure a quale autorità dovrebbero rispondere.

Non occorrono interventi militari in territorio libico, produrrebbero ancora altre lacerazione ed altra guerra, come dimostra il fallimetare sostegno offerto dagli Stati Uniti all’operazione Dignità del generale Haftar, che non ha normalizzato il territorio libico ma lo ha reso un pantano assai simile all’inferno somalo. Con l’appoggio ( alquanto millantato) dell’Unione Africana e degli Stati Uniti.

The UN Support Mission in Libya (UNSMIL) facilitated a new round of political dialogue in the Libyan town of Ghadames Wednesday, UN spokesman Stephane Dujarric told reporters here.Bernardino Leon, the secretary-general’s special representative for Libya, held separate meetings with the delegations, focusing on the next steps needed to reach a political solution to prevent a further security and political deterioration in the north African country, Dujarric said at a daily news briefing. UNSMIL reported that for the first time, all invited participants attended the talks, in what it called constructive and positive atmosphere, said Dujarric. „The participants called on all parties to work towards military de-escalation to allow the dialogue to proceed in a positive environment.“

Servirebbe un serio tentativo di pacificazione portato avanti dalle Nazioni Unite con trattative che non sia smentite il giorno dopo da bombardamenti a tappeto. In Libia si stanno ripetendo ancora una volta gli errori commessi in Irak, in Afghanistan ed in Siria. Le potenze occidentali non hanno ancora imparato la lezione e passano da una sconfitta all’altra. Le prime vittime sono le popolazioni dei paesi dilaniati dalla guerra civile o dalla dittatura, poi i migranti costretti alla fuga da un paese all’altro, braccati dai trafficati, abusati estuprati, privati di ogni bene, spesso anche della vita.

Ma le vittime siamo anche noi, costretti a vivere in un mondo sempre più fatto di sbarre e di controlli, che non garantiscono neppure sicurezza e convivenza civile. Una inversione di tendenza sarebbe ancora possibile, ma per questo non si possono rimpallare responsabilità da uno stato all’altro o ancora verso l’Unione Europea.
Magari evitare anche conflitti di competenza quando si tratta di salvare vite umane.

Al di là del razzismo dilagante in rete esiste una società civile capace di reagire e di rispondere nel segno della solidarietà e della condivisione. Non è detto che sia ancora maggioranza, ma non ci sono date altre possibilità. E neppure molto tempo.

Aprire canali umanitari per i profughi di guerra,a nche attraverso canali di ingresso legale protetto, con visti di ingresso umanitario, praticare percorsi di accoglienza e di inclusione trasparenti ed equi, riconoscere a qualunque persona i valori fondamentali della dignità umana, anche in tempi di crisi economica, è solo il primo passo per garantire una società a misura di uomo per tutti, compresi i cittadini.

Beni fondamentali come la libertà e la democrazia, come la solidarietà e l’accoglienza non sono divisibili. O si riconoscono a tutti oppure prima o poi, come il diritto ad una vita libera e dignitosa, saranno negati a tutti, migranti e cittadini, senza distinzione di sorta.

 

BARBARA SPINELLI: RESTAURARE MARE NOSTRUM

Strasburgo, 11 febbraio 2015

“Le notizie dal Mediterraneo sono tragiche: fra 300 e 400 morti, come nel 2013 a Lampedusa”, ha detto Barbara Spinelli intervenendo nella seduta plenaria di Strasburgo dedicata alla discussione sull’agenzia europea Frontex e sull’EASO. “Ormai i fatti parlano da sé: la fine di Mare Nostrum produce ancora una volta disastri umanitari, e la missione Frontex che era stata descritta come risolutiva – mi riferisco a Triton – si rivela quella che è: una falsa sostituzione, e un fallimento radicale. È il motivo per cui non ritengo, nelle presenti circostanze, che Frontex debba ricevere ulteriori risorse: a dispetto di regolamenti troppo vaghi e non applicati, il suo compito è esclusivamente il pattugliamento delle frontiere, non la ricerca e il salvataggio di fuggitivi da guerre e caos che s’estendono anche per nostra responsabilità”.
“Frontex mette addirittura in guardia il governo italiano, ricordando che i soccorsi da lei coordinati sono vietati oltre le 30 miglia dalla costa”, ha continuato l’eurodeputata del GUE-NGL “I naufragi di questi giorni sono tutti avvenuti in alto mare, presso le coste libiche. Dove appunto operava Mare Nostrum.
La verità è che Mare Nostrum, nonostante le dichiarazioni delle autorità europee e italiane, non è mai stato sostituito”.
“Due cose dovremmo a questo punto chiedere, come Parlamento”, ha concluso l’onorevole Spinelli. “Primo: che Frontex non opponga ostacoli, quando è chiamata a soccorrere oltre le 30 miglia. Secondo: che l’Europa si decida a sostenere finanziariamente la restaurazione di missioni come Mare Nostrum. Sia l’Alto Commissariato dell’Onu, sia il Consiglio d’Europa, hanno dichiarato che Triton ‘non è all’altezza’. Cosa aspettiamo per far sentire la nostra opinione?
Ha detto il presidente del Senato italiano, Pietro Grasso: ‘Agire ora è già troppo tardi’”.

Francesco Martone ha dichiarato:

Al di là delle accuse o dell’indignazione di rito, qua ci troviamo di fronte ad un vero crimine di lesa umanità. Come altro si può definire la strage continua di migranti „desaparecidos“ nel Mediterraneo? Un crimine di lesa umanità che non cade dall’alto, anzi ha dei responsabili che devono essere portati dinnanzi ad un tribunale, E se questo tribunale non esiste, dobbiamo farne uno, uno dei popoli, per chiedere verità e giustizia. Per le loro vite scomparse in fondo al mare,… per le famiglie che restano e piangono. Per restituire loro un pò di dignità. E‘ vero se fosse continuato Mare Nostrum molte vite avrebbero potuto essere salvate, e questo va detto a gran voce. Salvate si ma poi magari respinte nuovamente verso i paesi di provenienza. Un’altra cosa però mi sento di dire di fronte a questo ennesimo crimine. Proprio per restituire dignità a questi esseri umani, oltre alla verità ed alla giustizia, facciamo uno sforzo. quello di non pensare sempre a loro come cadaveri (quelli di ora, quelli del passato o quelli del futuro) ma come esseri umani, forse attratti da un miraggio o forse spinti dalla disperazione. Pur sempre esseri umani, il cui destino non deve essere quello di finire in fondo al mare.

Associazione A Buon Diritto

11 febbraio 2015: un anno e quattro mesi fa l’Europa si stringeva intorno alle oltre trecento bare dei morti dell’isola dei Conigli e giurava che mai più ci sarebbero state stragi del genere, e un paio di settimane dopo l’Italia lanciava l’operazione di salvataggio Mare Nostrum, che in un anno circa ha tratto in salvo più di centomila profughi.
Nel novembre e nel dicembre dello scorso anno Mare Nostrum è stata affiancata da Triton, l’operazione di pattugliamento dalle frontiere gestita dall’agenzia europea Frontex, dai mezzi e dagli scopi assai più contenuti. Se Mare Nostrum si spingeva fino alle acque libiche per soccorrere i migranti, Triton , il cui budget è ridotto di un terzo rispetto a quello previsto dall’operazione italiana ( da 9,5 a circa 3 milioni al mese), si limita a pattugliare le acque territoriali europee.
Il 31 dicembre l’operazione Mare Nostrum è definitivamente rientrata in porto, perché tacciata di essere eccessivamente dispendiosa , se non di favorire l’arrivo di profughi sulle coste italiane; benché da allora il numero degli sbarchi sia in verità aumentato.
E se già allora la Marina Militare aveva chiesto a che l’operazione potesse proseguire, perché Triton da sola non sarebbe stata sufficiente, innumerevoli voci si sono levate in questi giorni per dire che Mare Nostrum probabilmente avrebbe potuto risparmiare le vite di quei ventinove morti di freddo e di quei trecento annegati in mezzo al mare, perché ci si sarebbe accorti molto prima di quattro barconi in balia delle onde, e ci sarebbero stati i mezzi per salvarli in tempo.
Eh, quanti mari dovranno ancora attraversare, prima che li si possa chiamare uomini?

http://www.abuondiritto.it/it/immigrazione/sistema-di-accoglienza/292-lampedusa-sedici-mesi-dopo.html

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