Immigrazione, Alfano chiede aiuto all’Europa: „300-600mila libici pronti a sbarcare in Italia“
Di Davide Iandiorio
E‘ emergenza immigrazione, di nuovo. In realtà sono mesi (anni) che lo stato di allerta è perenne e costante, ma dalla „strage di Lampedusa“, l’attenzione mediatica sul tema era andata diminuendo. Adesso, nelle ultime settimane, i flussi migratori stanno gradualmente crescendo, così come puntualmente avviene ogni anno tra aprile e settembre. E lo spettro per una nuova (ennesima) strage è tornato. Angelino Alfano ha parlato di una situazione di difficile gestione e ha citato numeri tipici di una Apocalisse. Il ministro dell’Interno sembra non sapere da dove iniziare per affrontare il problema migranti. E se la prende con l’Europa, sempre più girata con lo sguardo dall’altra parte.
Presso il Viminale, Alfano ha organizzato un vertice sull’immigrazione, alla presenza delle forze che si occupano dell’operazione „Mare Nostrum“, missione militare ed umanitaria, voluta dal governo di Enrico Letta per rafforzare il pattugliamento del Canale di Sicilia. Dopo l’incontro con i vertici della Marina Militare e della Capitaneria di Porto, e dopo aver parlato con il capo della Polizia di Stato Alessandro Pansa, Alfano ha lasciato una preoccupante dichiarazione: „L’emergenza immigrazione si fa sempre più grave e non c’è uno stop agli sbarchi“. Quindi bisogna agire, e velocemente.
I numeri presentati sono preoccupanti. Da gennaio ad oggi i migranti sono stati circa 15mila, di cui 14.500 messi in salvo con l’operazione „Mare Nostrum“. Ciò che getta nel panico il Viminale è che, soltanto nelle ultime 48 ore, sarebbero sbarcate oltre 4mila persone. Due barconi (da 300 e 361 migranti) sono stati soccorsi da due navi mercantili; a bordo i soccorritori hanno trovato purtroppo anche un cadavere. Altre 1300 persone sono state recuperate dalle navi della Marina, mentre sarebbero state avvistate circa 16 imbarcazioni, con altrettante richieste di aiuto. Alfano ha quindi parlato di una rapida e ingestibile escalation migratoria, dimenticando però di dire che la crescita è del tutto „fisiologica“. E‘ normale, infatti, che con l’avvicinarsi dell’estate e con l’arrivo di condizioni climatiche più serene ci sia un aumento degli sbarchi. Avviene così ogni anno ma, come al solito, il ministro di turno si trova impreparato e quasi sorpreso.
Alfano ha poi parlato di una catastrofica „emergenza Libia“: „Siamo sotto una pressione fortissima proveniente dalla Libia“. Anche qui i numeri sono impressionanti: 300-600mila migranti libici sarebbero pronti a sbarcare in Italia. In pratica il Bel Paese verrebbe „invaso“. Tuttavia la stima è incerta e approssimativa (Alfano parla di aver addirittura arrotondato per „difetto“). Non c’è alcuna certezza nelle previsioni del ministro anche se Cecilia Malmström, commissario europeo per gli Affari Interni, avrebbe confermato tale ipotesi. Lo sbarco di mezzo milioni di libici manderebbe davvero in crisi il già insufficiente sistema di controllo.
Alla luce della recente escalation e della drammatica previsione sulla Libia, Alfano è tornato ad attaccare l’Unione Europea, invitandola ad intervenire più concretamente. Dopo la „strage di Lampedusa“, Bruxelles aveva stanziato 80 milioni di euro, per rafforzare il Frontex, istituzione europea che si occupa di pattugliare le frontiere esterne (aeree, marittime e terrestri) degli Stati dell’UE. Ma i soldi non sarebbero sufficienti. A spiegarlo è lo stesso Alfano: „Si tratta di una situazione molto grave, rispetto alla quale da parte dell’UE non basta uno stanziamento di 80 milioni di euro per Frontex, l’Agenzia delle frontiere. Deve prendere in mano la situazione poiché non può dire che ha risolto il problema „. Poi ha ricordato: „L’Italia spende ogni giorno 300mila euro, 9 milioni al mese“. Cifre enormi, specialmente per un Paese che sta lottando da tempo per uscire dalla morsa della crisi economica.
„Non sappiamo fino a quando l’Italia potrà reggere i costi dell’operazione Mare Nostrum“, è l’amara ammissione del ministro Alfano. Poi la frecciata per l’Europa: „L’Italia è un Paese in grado di accogliere, ma l’UE non può girarsi dall’altra parte perché è difficile pensare che un Paese possa farcela da solo“. Secondo Alfano, Frontex e Europol dovrebbero difendere „una frontiera che non è italiana bensì europea“. A tal proposito, il ministro ha chiesto di rivedere il Trattato di Lisbona, che che carica tutti i problemi dell’immigrazione sui Paesi di primo ingresso. Ciò effettivamente non è giusto, anche perché la maggior parte dei migranti non vuole rimanere in Italia, ma attraversarla per arrivare in Francia, Germania e nord Europa. Il problema è quindi di tutti e non solo della poco efficiente politica italiana.
E‘ la stessa Malmström a dirlo: „Ognuno dei 28 Paesi membri deve essere pronto a farsi carico delle pressioni migratorie che gravano sugli altri Stati“. Per il commissario, i Paesi più esposti a pressioni migratorie (come l’Italia) dovranno necessariamente ricevere assistenza dall’UE. „Il concetto di solidarietà adesso deve essere tradotto in pratica“. Il discorso della Malmström è avvalorato dal fatto che i flussi sarebbero in costante aumento. Questo perché oggi „sono sempre di più le persone che vogliono venire in Europa a studiare, a vivere, a cercare nuove alternative“. Non solo. Tra i migranti spesso ci sono persone che fuggono dalle guerre. A questi l’Europa è obbligata a dare una risposta.
Maggior intervento dell’UE significa maggior dialogo e cooperazione con i governi dei Paesi da dove partono questi flussi migratori. Alfano non ha dubbi: „C’è una connessione diretta tra l’instabilità politica nei Paesi del Nord Africa e i flussi di migranti. Se questi sistemi fossero stabili, ci sarebbe possibilità di collaborazione per arrivare a degli accordi bilaterali“. L’assenza di accordi e comunicazione tra l’Europa ed il Nord Africa, è una delle prime cause di questo dramma umano. L’attenzione si focalizza sempre sul Paese di destinazione, ma bisognerebbe ogni tanto spostare lo sguardo laddove partono questi migranti. E‘ qui che si dovrebbe andare per aprire un dialogo, per rafforzare i controlli ambo le parti, per intavolare trattative che salvaguardino la dignità umana. E‘ vero, spesso non c’è stabilità in quei Paesi. Ma se si aiutasse loro a trovare un equilibrio, sarebbe possibile migliorare la situazione in generale. E‘ questa una delle maggiori sfide nel presente-futuro dell’UE. Speriamo che Bruxelles prima o poi lo capisca.
via International Business Times
siehe auch Il Messaggero.it