Quelle: La Repubblica
In viaggio con un autista „di frontiera“. „Vivo nel terorre, i profughi saltano in tutti i modi sui nostri mezzi per raggiungere il Regno Unito“
dalla nostra inviata ANAIS GINORI
CALAIS – „Fin qui tutto bene“. Julien guarda il contachilometri, ne mancano meno di due al traguardo. Rallenta, controlla lo specchietto retrovisore. „Spesso i migranti passano da dietro“. Sul rettilineo, il traffico scorre. Potrebbe sembrare un’autostrada come le altre, se non fosse per le recinzioni con filo spinato intorno. All’improvviso, Julien vede davanti a sé una colonna immobile di tir. Un gruppo di profughi ha bruciato due bidoni piazzati in mezzo alla carreggiata. Sono le 11 di mattina. „Prima invadevano l’autostrada solo di notte, ora non temono più nulla“ commenta l’autista, 29 anni, dipendente dell’impresa di trasporto internazionale Deroo. Julien Wysoscki fa il camionista dal 2006, ma sta pensando di smettere. „Ogni volta che mi siedo al volante, ho paura“ confessa mentre si sentono i botti dei lacrimogeni. La polizia disperde i migranti dalla strada, si vedono correre nei campi, verso la Giungla, la gigantesca baraccopoli a poche centinaia di metri. Da qualche settimana tra i profughi si è sparsa la voce dell’imminente evacuazione ordinata dal governo, e molti fanno gesti sempre più disperati.