18. März 2012 · Kommentare deaktiviert für Lampedusa: 275 Flüchtlinge auf drei Booten angekommen · Kategorien: Eritrea, Italien, Libyen · Tags: , ,

275 Flüchtlinge auf drei Schiffen wurden 70 Seemeilen vor der süditalienischen Insel von der italienischen Küstenwache (?) gerettet, durften aber 24 Stunden und länger nicht an Land. Die Insel Lampedusa hatte der italienische Innenminister am 27.09.2011 zum „nicht sicheren Hafen“ erklärt, und dieses Anlandeverbot musste erst aufgehoben werden.

Jetzt (18.03.2012) befinden sich die Flüchtlinge auf der Mole im Hafengebiet. Das Aufnahme- und Abschiebegefängnis war beim Aufstand tunesischer Boat-people im September 2011 teilweise abgebrannt worden. Der Bürgermeister fordert nun eine sofortige Wiedereröffnung des Gebäudes. Er fürchtet um die beginnende Touristensaison.

Die Flüchtlinge kommen offensichtlich aus Bürgerkriegsgebieten in Somalia,  Sudan, Äthiopien und Eritrea.

www.corriere.it

Emergenza a Lampedusa, nuovi sbarchi

Riaprite subito il centro di accoglienza

Il sindaco De Rubeis: «Ho chiamato il ministero, non sappiamo dove sistemare queste persone»

MILANO – L’emergenza era prevista da ieri. E si è puntualmente verificata. A Lampedusa sono ripresi gli sbarchi di immigrati e la situazione è diventata subito molto difficile. Perché a differenza del passato recente, non c’è più nemmeno la possibilità di ospitare temporaneamente i migranti nel centro di accoglienza, chiuso dopo l’incendio dello scorso anno.

L’APPELLO IN DIRETTA – «Ho chiesto al ministero dell’Interno di riaprire, immediatamente, nelle prossime 24 ore, il centro di accoglienza» ha detto il sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis durante la diretta di Corriere.it. Intenzione confermata alla agenzie mentre era sul molo per assistere al trasbordo dei 108 profughi rimasti per oltre 24 ore sul rimorchiatore «Asso 30′ dopo essere stati soccorsi nel Canale di Sicilia». «Non possiamo continuare ad assistere all’arrivo di altri profughi che vengono portati all’area marina protetta o in altri luoghi non idonei -ha aggiunto il sindaco- non c’è neanche coordinamento, se non via telefonica con la Prefettura di Agrigento. Serve la presenza della Protezione civile. Ho cercato anche di parlare con il capo del dipartimento, Franco Gabrielli. Tra l’altro -aggiunge ancora il primo cittadino – all’area marina protetta tra pochi giorni iniziano i lavori di ristrutturazione e se continuano ad arrivare altri profughi non sappiamo dove sistemarli. Ecco perché chiediamo la riapertura del centro d’accoglienza. Non vogliamo che accada quello che è successo l’anno scorso perchè non possiamo rischiare di perdere anche questa stagione turistica».

PORTO SICURO – Nel frattempo per effettuare i soccorsi in mare dei 275 immigrati che si trovavano su tre barconi in difficoltà a oltre settanta miglia dall’isola di Lampedusa la Capitaneria di porto ha dovuto derogare alla dichiarazione di porto non sicuro firmata il 27 settembre del 2011 dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni. Lampedusa venne dichiarata porto non sicuro per i soccorsi in mare, dopo l’incendio appiccato a metà settembre al Centro d’accoglienza da un gruppo di tunisini che protestavano contro il rimpatrio. «L’isola resterà porto non sicuro finchè il centro di accoglienza non sarà ricostruito – ha detto il comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, tenente di vascello Giuseppe Cannarile -. Ma quando ci sono immigranti in pericolo di vita, come è accaduto ieri – ha spiegato Cannarile – non c’è il tempo per trasferire direttamente i profughi in strutture sulla terraferma, quindi abbiamo dovuto chiedere la deroga».

I RADICALI – Il partito dei Radicali ha chiesto un intervento del governo: «Se – ha detto il senatore dei radicali Marco Perduca – come c’era da aspettarsi, col migliorare delle condizioni atmosferiche e col permanere di situazione conflittuali in molti paesi africani, come Somalia, Sudan, Etiopia ed Eritrea, ricominceranno le fughe dal nord Africa verso l’Europa, e vista la sentenza della Corte europea dei diritti umani del febbraio scorso, occorre che l’Italia dimostri di aver cambiato radicalmente le proprie politiche relative al rispetto degli obblighi internazionali derivanti dall’aver ratificato tutti i maggiori trattati sui diritti umani».

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